UN VINO DA PATRIMONIO DELL’UMANITÀ

 

Pochi giorni fa, l’UNESCO riconosceva la peculiarità del paesaggio pantesco. La coltivazione della vite ad alberello, introdotta nell’isola durante la dominazione araba, rientra di fatto nella lista UNESCO dei beni immateriali dell’umanità. Questa tipologia di coltivazione della vite, va però detto, non è diffusa soltanto sull’isola di Pantelleria né è nata lì, ma è  presente anche in altre zone del Mediterraneo e non solo. Certo è stata concepita in questo luogo, essendo questa l’unica scelta possibile, perchè si potesse coltivare la vite su quest’isola.

Pantelleria è celebre per i suoi venti caldi, che non rendono facile l’esistenza della vite e di altre piante da frutto. L’unico sistema per coltivarla era quindi ripiegare sul sistema dell’alberello leggermente affondato sul terreno. Questa pratica di coltivare praticamente dentro un fosso, costruito o scavato, è sì tipica dell’isola. A tal proposito, abbastanza significativo è il giardino pantesco di Kahmma, dove un albero di arance, oltre a essere infossato sul terreno, è recintato da un muro a secco, il tutto per prevenire che i venti caldi possano danneggiare la pianta. Se alla pratica della coltivazione ad alberello aggiungiamo le dimensioni contenute dell’isola, si percepisce come mai questa pratica agricola ha inciso profondamente sul paesaggio geografico dell’isola, tanto da portare a un riconoscimento tanto ambito come quello dell’UNESCO.

Oltre al prestigio che comporta l’appartenenza alle liste dell’UNESCO, al richiamo turistico e ai consistenti finanziamenti, questa è anche una grande opportunità per i produttori di vino di Pantelleria per contraddistinguersi maggiormente da altri vini passiti siciliani da uva zibibbo, che in alcuni casi sono ben lontani dai livelli raggiunti da questo grande vino siciliano.

In tal senso, uno degli aspetti più curiosi è che il Passito di Pantelleria deve ancora rendersi riconoscibile proprio ai siciliani, che spesso sono inclini a considerare come vino di Pantelleria qualsiasi vino dolce prodotto da uva zibibbo.

Sono in molti ad augurarsi che questa sia l’occasione per rendere i vini di Pantelleria qualcosa di concreto e non semplicemente un nome celebre sulla bocca di tutti, ma sugli scaffali delle enoteche. Si spera inoltre che gli incentivi dell’UNESCO siano anche un incoraggiamento per tanti produttori a non abbandonare le proprie coltivazioni sull’isola. Coltivare moscato d’Alessandria, altrimenti detto zibibbo, richiede molte attenzioni e soprattutto molto terreno. La vite coltivata ad alberello, infatti, richiede molto più spazio di quando viene coltivata con altre forme di allevamento. Tutti questi fattori hanno posto a molti piccoli produttori il quesito se si può considerare la coltivazione di zibibbo su quest’isola come una coltivazione economicamente conveniente. Non vi sono dubbi, infatti, che i costi di produzione sono di gran lunga minori in Sicilia rispetto a Pantelleria. Già soltanto il poter coltivare a cordone speronato significa una maggiore razionalizzazione dello spazio coltivabile, con la conseguenza di poter produrre maggior quantitativi di uva in un terreno di eguali dimensioni.

(Giuseppe Manenti)

 

 

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