È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
L’ARROGANZA NON PAGA
17 Feb 2015 14:24
“In riferimento alla copertura massiva degli impianti di cartellonistica pubblicitaria da parte del Comune di Ragusa, siamo a contestare quanto segue” dichiara Livio Tumino vice presidente del Laboratorio Politico Culturale 2.0 “ E’ corretto che un’amministrazione pubblica indichi regole o che le faccia rispettare, ma non è accettabile entrare in tackle su un’intera categoria produttiva, dopo anni di prolungata permissività, dall’oggi al domani, mettendola in difficoltà con i propri clienti e causandole danni economici per i quali il Comune, cioè i cittadini, dovranno poi rispondere. Soprattutto è inaccettabile che vengano usati due pesi e due misure tra le diverse aziende”. Continua Tumino “ Nel territorio comunale il 95% degli impianti è fuori norma o del tutto abusivo, basta leggere il regolamento comunale che recita all’articolo 7, in riferimento alle distanze minime di collocazione:
a) 50 m, lungo le strade urbane di scorrimento e le strade urbane di quartiere, prima dei segnali stradali di pericolo e di prescrizione, degli impianti semaforici e delle intersezioni (le rotatorie sono intersezioni);
b) 30 m, lungo le strade locali, prima dei segnali stradali di pericolo e di prescrizione, degli impianti semaforici e delle intersezioni
c) 25 m, dagli altri cartelli e mezzi pubblicitari, dai segnali di indicazione e dopo i segnali stradali di pericolo e di prescrizione, gli impianti semaforici e le intersezioni.
Tali distanze si applicano nel senso delle singole direttrici di marcia ma “Il comune può concedere deroghe motivatamente sulle distanze MINIME (Ragusa ha fatto sempre la deroga del 50% ), In ogni caso quasi nessuna distanza è rispettata neanche con le deroghe!
Inoltre l’art 9 dispone che l’installazione dei cartelli e di altri mezzi pubblicitari sia vietata se lo spazio riservato alla circolazione dei pedoni e inferiore ad 1,5 mt. Nessun impianto che è posizionato sul suolo pubblico a Ragusa rispetta questa regola neanche le pensiline degli autobus, ad eccezione di cinque o sei fra gli ultimi istallati vicino all’Iper le Dune.
Ancora l’art12 non viene rispettato poiché alcuni impianti ricadono su zona ambito 1 dove la massima misura è 2 x 1,40 e non 6 x 3.
L’art 13 stabilisce inoltre che la misura massima dei cartelloni pubblicitari siti in ambito 2 e 3, quindi zona non storica e dintorni, della città e di 18 metri quadri!
A Ragusa ci sono almeno 40 impianti che superano questa dimensione e se poi consideriamo gli impianti di 18 metri quadri posizionati attaccati tra di loro allora si raggiunge la cifra considerevole di almeno 150 impianti!
Si continua con l’art 15 riguardo le paline delle fermate degli autobus che devono avere per scopo primario quello di informare l’utenza sulle fermate e sugli orari e la misura massima di esposizione pubblicitaria di 0.70 mq. Invece nessuna palina ha gli orari posizionati fronte strada, (al contrario prima la pubblicità e dietro gli orari) ed in alcuni posti, tipo via Ecce Homo, leggere gli orari è impresa assai ardua perché le paline sono a ridosso del muro. Infine, la cosa più grave, tutte le paline espongono pubblicità di dimensioni superiori rispetto a quanto consentito! Sempre sulle paline, è stato fatto un bando pubblico per la concessione alla ditta che li gestisce attualmente? O quali sono stati i criteri di assegnazione?
E’ inoltre scandaloso che esistano impianti privilegiati con una autorizzazione a tempo indeterminato e impianti con autorizzazioni a scadenza triennale. Così come è palesemente ingiusto che le autorizzazioni, per questi ultimi, non vengano rinnovate se non si è in regola con i pagamenti, dato che per le morosità vengono emesse le apposite cartelle comprensive di sanzioni ed interessi. E’ come se venissero chiusi tutti quei negozi che non hanno pagato una tassa fra le mille della fiscalità italiana, in pratica non ci sarebbero più negozi aperti.
“Ribadisco” conclude Livio Tumino “che la legalità debba sempre essere preservata e nel caso di violazioni ripristinata, ma occorre capire che il metodo è parte fondamentale di ogni azione, soprattutto quando l’illegalità dipende pure, direttamente o indirettamente, dalla amministrazione pubblica che si gestisce, vuoi per favoreggiamento diretto o per semplice permissività.”
Il sindaco, anziché trincerarsi dietro email, video messaggi e altri supporti multimediali, avrebbe dovuto incontrare la categoria di persona ed ascoltare dalla loro viva voce ragioni e richieste, come abbiamo fatto noi. Il sindaco avrebbe dovuto concertare con loro le modalità per ripristinare la legalità, dando agli imprenditori un ragionevole tempo limite entro il quale mettersi in regola e soprattutto predisponendo tutta una serie di bandi per l’assegnazione degli spazi pubblicitari cittadini, per garantite a tutte le imprese le medesime condizioni di accesso al mercato e la libera concorrenza.
Questo non è avvenuto e per di più gli operatori lamentano la mancata copertura dei cartelli di specifiche aziende “amiche” dell’attuale amministrazione oltre che ingiustizia nella copertura di cartelloni ritenuti non abusivi.
Il sindaco deve capire che questo modo di fare autoritario ed arrogante, oltre a creare disoccupazione e perdita di reddito, danneggerà la cittadinanza esponendo le casse comunali ad una serie di richieste di indennizzo risarcitorio.
Presenteremo presto un’interrogazione urgente in consiglio comunale tramite il nostro portavoce Sonia Migliore, ma chiediamo intanto al sindaco di interrompere immediatamente questa presa di posizione fino a quando non verrà trovata una soluzione condivisa ed equa, che garantisca il diritto di tutti, dato che la responsabilità principale in questa faccenda è addossabile al comune, per carità non a questa amministrazione, ma sempre al comune.
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