IL TEMA FERROVIE NELLA PERIFERIA SICILIANA

Sul  tema della assenza delle ferrovie nel territorio ibleo, hanno ragione sia Gigi Bellassai che Pippo Gurrieri, perché al di la della legittima polemica politica nei confronti del partito oggi al governo nazionale e regionale, entrambi hanno il merito di riportare la “cenerentola ferrovia” al centro del dibattito politico.

Ha ragione Bellassai nel focalizzare l’attenzione sulla arcaicità della rete e dei vettori ferroviari, ed ha ragione Gurrieri nel ricordare l’imperdonabile sottovalutazione e la colpevole disattenzione di tutta la classe politica degli ultimi 30 anni, mostrate nei confronti del progressivo, costante e continuo abbandono di interventi ed investimenti sulla rete, considerata ramo secco improduttivo da tagliare.

Pochissime le voci a difesa del sistema, tacciate di poca capacità di valutazione economica, quasi fuori dalla storia, e pochissimi gli interventi di pressione politica, ritenuti elettoralmente poco produttivi.

Unica voce fuori da questo coro, il colpo d’ala della Giunta Chessari che nel 1997 presenta il primo piano di mobilità urbana che prevede il riutilizzo della linea ferroviaria quale metropolitana di superficie, progetto giustamente ripreso a distanza di quasi venti anni dalla attuale amministrazione, perché ancora oggi attualissimo.

Salva questa eccezione, gli errori però commessi dalla classe politica dimostrano pochezza di valutazione strategica e scarsa conoscenza dell’importanza e della centralità del sistema ferroviario per la crescita della società.

L’aver aderito passivamente ad un disegno politico di valutazione esclusivamente economica della rete ferroviaria, di tal che ogni scelta veniva fondata e legittimata solo dalla produttività in termini economici di ogni singolo tratto di rete, dimostra l’ignoranza del ruolo e della finalità della rete e la doverosità del suo mantenimento e del suo potenziamento, ruolo per altro non sostituibile dalla rete stradale.

Infatti a prescindere dall’ulteriore tema della contestuale assenza di rete stradale, in ogni caso è mancato alla classe politica provinciale, e primi tra tutti i vertici della oramai ex Provincia regionale, la capacità di comprendere che, a differenza del trasporto su gomma, in cui il vettore è a 99% mezzo di proprietà privata (automobile), non accessibile a tutti per condizioni economiche (costi di acquisto e manutenzione) e sociali (età e disabilità), il treno è invece accessibile a tutte le categorie sociali ed economiche, essendo i nuovi vettori attrezzati per i disabili fisici.

Infatti solo grazie ad un compiuto, efficiente e capillarmente diffuso sistema ferroviario si garantiscono a tutti libertà di movimento, parità sostanziale sociale ed economica, e rispetto dell’ambiente, valori e principi costituzionali che dovrebbero essere conosciuti innanzitutto da chi oggi si propone come novello costituente.

L’impegno quindi, innanzitutto del mio partito, oggi gravato della funzione di governo, non può che essere quello di riportare al centro dell’agenda politica il tema ferrovie siciliane di periferia, operando fattivamente sia sul piano legislativo che amministrativo, memore degli errori commessi nel passato.

 

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