EUTANASIA: NON BISOGNA OBBLIGARE, MA NEMMENO IMPEDIRE

Come bisogna comportarsi con quanti soffrono e agonizzano in maniera atroce, senza via di salvezza o con coloro i quali si trovano in stato di incoscienza e sono tenuti in vita solo con l’ausilio di macchinari e farmaci? La risposta della Chiesa è inequivocabile: l’eutanasia è un attentato contro l’umanità e niente e nessuno può  mai autorizzare l’uccisione di un essere umano, feto o embrione che sia, bambino o adulto, vecchio, malato incurabile o agonizzante. Secondo la Chiesa, ciò deve valere per i credenti, ma anche per i laici e gli atei, perché è un problema di morale umana. Nessuna autorità, quindi, dovrebbe legittimamente imporre o permettere l’eutanasia.

Allo stesso tempo, la Chiesa non approva il ricorso massiccio e costoso alle macchine utilizzate per prolungare ad ogni costo la sopravvivenza di un malato terminale, in quanto gli impediscono di vivere la propria morte in modo responsabile e umanamente dignitoso.

Né eutanasia, né accanimento terapeutico, dunque, ma accettazione della propria morte come momento da affrontare con responsabilità e dignità, e, se si è credenti, come momento da vivere con fede nell’attesa dell’incontro con Dio in un mondo ultraterreno.

Altri sostengono che è ingiusto e crudele continuare la vita degli ammalati incurabili, perché ognuno deve poter essere giudice assoluto della propria esistenza ed affermano che lo Stato deve tirarsi indietro, perché non si possono stabilire rigide norme e leggi. Tuttavia si tratta di sentimenti umani, perché da una parte c’è la tentazione di accelerare la morte, dall’altra di insistere in trattamenti medici che non servono più né alla guarigione né al miglioramento delle condizioni di  vita.

 Secondo quanto emerso, recentemente, in Francia, sull’urgenza di una legge in merito all’eutanasia, quale la “Sedazione profonda” su un paziente terminale,  sarebbe necessario tener conto soprattutto di tre fattori: la volontà esplicita e chiara del paziente, il ruolo del medico in alleanza con il paziente e i familiari, il diritto-dovere dell’assistenza sanitaria di ogni persona contro ogni forma di abbandono terapeutico.

Molti ritengono che, quando non è più possibile guarire, è doveroso prendersi cura del malato e accompagnarlo fino alla sua ultima ora.

Un simile gesto è un atto di amore, non  solo nei confronti del malato terminale, ma anche dei familiari , i quali molto spesso non sono nelle migliori condizioni per affrontare certe situazioni. Si  pensa, infine, che nessuno debba essere obbligato, ma che, al contempo, nessuno debba essere impedito

 

Articolo redatto da: Silvia Cucchiara  

 Classe II C  Istituto Tecnico Statale “Garibaldi” Marsala

Docente che ha curato la correzione: Caterina Parisi

Docente referente: Maria Rita Bellafiore

 

 

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