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THE PIANIST (AND OTHER STORIES)
09 Nov 2016 14:59
Chi sono io? Io che annego di foto in foto, immagini che scavano nel mio vuoto di una vita in cui cerco uno scopo, da moto immoto a moto in modo da bruciare nel suo fuoco, per poi diventare cenere in un’urna quasi come fosse un gioco.
Il tuo amore sembra un giogo che mi opprime, come un martello schiaccia un chiodo e una parte di me ne scrive, quasi dimenticando che sono soltanto un uomo in un roseto con le rose tutte spine, tutte schive come te, che tra loro sei la più sublime.
Tra i tasti del mio piano un pianista lottava; da un’ottava all’altra optava per un’altra nota d’altra portata che portava nel suo cuore da una vita più attempata e che tornava e ritornava: non importava alla memoria quanto lei fosse lontana. Sei tu quella nota in quest’armonia cupa, sei sola come una lupa disegnata da una sinestesia in sintonia con il dono di vedere con gli occhi della musica chi tu realmente sia: sei una musa della poesia o solo oggetto di una stupida fantasia?
Ti penso, no, scherzo, con questo direi poco! Sei parte del mio cogito, ma non sia mai detto che, con me, per una donna come te sia lo stesso. Nel mio completamento tu sei il complemento di cui sento il bisogno impellente qui e ora ad ogni ora e in questo momento. Memento, ma mento, né sento alcun senso di colpa o di pentimento nell’averti detto parole calde come il Sole e che da tempo mi portavo dentro.
Nel cervello si origina un terremoto che abbatte muri di cemento, il pensiero di te tra le sue braccia, ogni notte mi sfianca, mi stanca e mi induce all’esaurimento. Ora sono sul mio scrittoio, scende la sera e si incendia il cielo come se fosse un’enorme candela, è calda la cera. Nell’animo del poeta finisce la primavera e immagini di vita e di morte prendono forma sulla sua tela.
Adesso sembra Werther, lascia che la lama gli trapassi il petto, il ferro lo infiamma e lo dilania. Il mondo gli sembra caldo, subito dopo freddo, mentre si accascia al suolo sente dentro sé il lamento del pianista sul pavimento, che macchia di sangue i pentagrammi del suo ultimo componimento.
Testo di Ruben Distefano classe £ C liceo scientifico
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