È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
SPY STORY KAZAKA DI META’ AGOSTO
16 Ago 2015 13:11
Quando, ormai oltre un ventennio fa, crollò il Muro di Berlino e di conseguenza implose l’Impero Sovietico, in molti pensarono che la lunga, e fortunata, stagione delle spy story fosse giunta al termine. Niente più Muro, niente più guerre segrete fra 007 ed agenti del KGB, talpe e intrecci che, nella realtà, anticipavano la fantasia di autori come Fleming o Le Carré… Il “meraviglioso mondo nuovo” del dopo Guerra Fredda sembrava non avere più bisogno di spie ed agenti segreti. E invece…
E invece questo nostro mondo, oltre ad essersi rivelato molto, ma molto più pericoloso di quello in cui si muovevano James Bond e George Smiley, ci presenta di continuo esempi di storie reali che superano di gran lunga la fantasia di qualsivoglia autore di “genere”. Storie di spie, di bancarottieri ed oligarchi, di delitti e di truffe. Storie che appaiono, in genere, sui media nel pieno dell’Estate, quasi a portare refrigerio, con un brivido alla calura. È stato, due anni fa, il caso del cosiddetto “giallo di Casalpalocco” con la fuga rocambolesca del bancarottiere Ablyazov, poi arrestato in Francia, dove si trova in attesa di giudizio. Ed è, probabilmente, il caso, oggi, del politico ucraino filo russo Markov, arrestato a Sanremo su richiesta di Kiev, con l’accusa, alquanto pretestuosa, di essere un violento hooligan… arresto che sta aprendo un contenzioso fra Roma, Kiev e Mosca, e di cui sentiremo, probabilmente, molto parlare nel prossimo futuro.
Non solo in Italia, però. Anche in altre città dell’Europa occidentale si aggirano ambigui figuri provenienti dall’Oriente ex-sovietico e si intrecciano storie che nulla hanno a che invidiare ad un thriller d’autore.
A Vienna, ad esempio, già una delle capitali dello spionaggio internazionale ai tempi della Cold War. Lì si è dipanata la storia di Rakhat Aliyev, che si spacciava per esule e perseguitato politico. In realtà il nostro era uno di quegli oligarchi – in parte politici, in parte finanzieri d’assalto e in buona parte “mafiosi” – che sono spuntati come funghi dopo la fine dell’URSS e si sono dati, approfittando del caos, al saccheggio delle ricchezze dei loro paesi. Aliyev era Kazako, e nei primi anni di quella giovane Repubblica ex-sovietica era riuscito a rivestire numerosi incarichi nella pubblica amministrazione, accumulando illecitamente una vera e propria fortuna in settori chiave come quello bancario, quello petrolifero ed anche nelle telecomunicazioni. Poi, quando la magistratura ha cominciato ad interessarsi ai suoi traffici, ha pensato bene di fuggire a Malta e di lì di passare a Cipro, in cerca di un sicuro rifugio. Essendogli stato però rifiutato l’ausilio dalla, in genere, molto generosa amministrazione cipriota, l’avventuroso Rakhat è riparato a Vienna, dove poteva contare su buone sponde visto che, in passato, vi era stato come diplomatico. Ma nella capitale austriaca lo ha raggiunto un mandato di cattura dell’Interpol. Mandato pesante, visto che contemplava i reati di rapimento ed omicidio. Vistosi perduto a fronte della condanna della magistratura austriaca, Aliyev si è suicidato in carcere nel Febbraio scorso. Ma la storia non è finita con la sua morte. Infatti, egli avrebbe avuto due complici. Figure di tutto rispetto: Almur Musayev, già alto dirigente dei Servizi Segreti del Kazakhstan ed ex agente del KGB sovietico, e Vadim Koslyak, già membro delle guardie presidenziali di Astana. I due, in concorso col defunto Aliyev, avrebbero cooperato al rapimento ed all’omicidio di due importanti banchieri della Nurbank, uno dei principali istituti finanziari dell’Asia Centrale. Morto il principale imputato, però, i due complici – pur schiacciati dal peso di numerosissime testimonianze – sono riusciti ad ottenere il prosoglimento grazie ad una serie di cavilli giuridici e ad un giudice, forse, troppo comprensivo. Il caso naturalmente, è stato portato all’attenzione della Corte Suprema di Vienna, dove è ancora oggetto di giudizio. Ma intanto l’ex spia del KGB e il suo scherano sono stati scarcerati. E, presumibilmente, si sono eclissati. Così la spy story continua. È chissà dove e quando Musayev e Koslyakov ricompariranno. Magari in Italia, la prossima Estate…
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