SETTIMA FESTA DI LIBERETÀ A ISPICA

Le ragioni del Si e quelle del No del referendum costituzionale a confronto ieri sera nella tavola rotonda, promossa nell’ambito della settima edizione della festa provinciale di LiberaEtà tenutasi a Ispica in Piazza Mazzini, e nella quale hanno partecipato l’avv. Bartolo Iacono e l’on. Giuseppe Di Giacomo, fautori del Si e l’on. Maria Lucia Lorefice, Maurizio Calà, segretario regionale dello Spi Cgil Sicilia e Peppe Scifo, Segretario generale della Cgil di Ragusa, tutti sostenitori del NO.

Il tema, “Dalle regole alla politica”, ha dato spunti e riflessioni che si sono sviluppati in dibattito molto sereno e articolato per un uditorio, formato dai numerosi pensionati dello Spi Cgil accorsi per l’occasione, che ha potuto alla fine della serata avere la possibilità di consolidare un’idea sui contenuti del referendum confermativo fissato per il 4 dicembre p.v.

E’ stato l’avvocato Bartolo Iacono a spiegare quali sono i cambiamenti intervenuti nella nostra Carta. In particolare nella sua seconda parte e nella revisione del titolo V che si sintetizzano nella fine del bicameralismo perfetto (Camera e Senato con gli stessi compiti e funzioni legislative), la riduzione dei senatori da 315 a 100, il contenimento dei costi per il funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL (consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) tra  i cambiamenti più importanti.

Chi ha perorato la causa del NO ha sostenuto che i risparmi nel bilancio dello Stato non sono quelli che vengono pubblicizzati, solo 57 milioni di euro rispetto al mezzo milione vantato dal Presidente Renzi, la rappresentanza parlamentare, come nel Porcellum, viene scelta dalla stessa classe politica strozzando il principio di sovranità del popolo, altro che bicameralismo perfetto; la riforma approvata il 12 aprile scorso consegna il monocameralismo imperfetto visto che quali tutto il potere legislativo è nelle mani della Camera dei deputati dove il premier con la sua maggioranza schiacciante deciderà sostanzialmente da solo le sorti del Paese, senza alcuna garanzia per le minoranze.

Poi non vi era alcuna priorità oggi di cambiare la Costituzione rispetto ai problemi gravi da risolvere in Italia e pensare poi, in modo più partecipato e senza fretta o urgenza, alla revisione della nostra Costituzione frutto di più culture politiche e intellettuali, figlia della Resistenza e tra le più copiate al mondo.

Chi ha sostenuto del ragioni del SI ha posto in evidenza che si riforma Costituzionale si parla almeno di un trentennio; l’architettura parlamentate necessitava di un radicale cambiamento per adeguarla ai tempi ed evitare le dispendiose navette parlamentari con leggi che rimpallano da un ramo del Parlamento all’altro che arrecano ritardi e danni al Paese.

Il taglio del numero dei senatori, quello dei costi considerato che anche la pletora di componenti del CNEL non esisterà più consentirà di convogliare le risorse risparmiate in altri settori vitali per la vita sociale.

Avere poi una Sanità uniforme in tutto il Paese senza differenziazione in termini di qualità e di quantità delle prestazioni è quello che indica la riforma e proprio in Sicilia che di questo si ha proprio bisogno. Ed è stato poi la discussione sulla Sanità in Sicilia a prendere il sopravvento che nei fatti ha chiuso il dibattito che ha visto anche l’intervento del pubblico.

 

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