SEDUTA DI CONSIGLIO COMUNALE APERTA: PERCHE’ NON SI CONVOCA?

Quale difficoltà incontra la maggioranza consiliare che sostiene la Giunta Abbate per non consentire, come sta avvenendo, la convocazione, in seduta aperta, di un consiglio comunale, richiesta da una o più organizzazioni sindacali, su una problematica che riguarda peraltro una società (la SpM) di esclusiva  proprietà del Comune di Modica?

      Quale motivazione sta alla base della scelta della maggioranza di non essere favorevole, come ha deliberato in  sede di conferenza dei capigruppo tenutasi nei giorni scorsi, ad affrontare il problema della SpM in consiglio comunale, quando la problematica su cui si chiede la seduta consiliare e di cui si dovrebbe discutere riguarda la scelta dell’Amministratore Unico della Società che ha attivato la procedura di licenziamento collettivo per 30 lavoratori?

      Ci piacerebbe conoscere quale valutazione di ordine politico- amministrativo o regolamentare sta a monte della totale chiusura della maggioranza consiliare, se la rappresentanza dei lavoratori  si trova, oggi, di fronte ad un netto diniego sulla proposta di un confronto democratico e produttivo su una vertenza, riguardante la esistenza stessa della società partecipata, che rientra tra le competenze del consiglio?

      Con questo atteggiamento improntato alla chiusura, la maggioranza consiliare non sta   dimostrando, senza esserne forse consapevole, il proprio assoluto disinteresse per una vicenda interessante la Spm, che rischia di essere messa in liquidazione, e trenta lavoratori, che in base alla procedura messa in atto rischiano di essere licenziati?  Tutto è dovuto al fatto che essa non se ne è resa ancora conto? O dipende dalla sua totale disinformazione su ciò che sta verificandosi all’interno di  una società che è controllata totalmente dal Comune?

      E’ lontanamente concepibile e giustificabile frapporre veti al richiesto confronto, in sede  consiliare, su tale problematica, quando la Giunta comunale, con le scelte operate, ha scavalcato sostanzialmente le competenze proprie del Consiglio comunale, al quale sono attribuite le competenze sulle decisioni che riguardano le società partecipate? Quando la Giunta municipale con la delibera n. 86 del 31 marzo 2016 ha di fatto comunicato alla Corte dei Conti di volere dismettere la Spm e affidare i servizi all’esterno, senza riportare in consiglio, come era suo obbligo, la problematica che interessa l’intera città e più di 100 famiglie?

      Pensiamo che questo netto rifiuto ad una legittima richiesta, che intendeva riportare nel suo contesto naturale una vertenza che coinvolge tanti fatti, tante persone, la cittadinanza e le competenze del consiglio, costituisce, a nostro avviso, l’indice di un vulnus inferto alla concezione stessa della democrazia di un territorio, che vuole discutere direttamente colle istituzioni,  le quali vengono richiamate alla massima responsabilità, senza  fredde mediazioni o rimbalzamenti di competenze e posizioni solo di facciata.

      La maggioranza consiliare ha ancora possibilità e occasione per recuperare rispetto ad un fatto di grande rilevanza sociale e politica, addivenendo alla richiesta e vendendo incontro a coloro che, insieme al sindacato, si rivolgono direttamente al consesso cittadino per aver chiare e chiarite le loro prospettive occupazionali.

 

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