REFERENDUM SULLE TRIVELLE: PERCHE’ VOTARE “SI”

Chi in questi giorni si è impegnato a sensibilizzare i cittadini ad andare a votare sì al prossimo Referendum, come il Movimento Azzurro, viene spesso additato come soggetto che non ha compreso il quesito referendario e fa passare messaggi non coerenti con l’oggetto del Referendum stesso. Riteniamo sia importante, come Movimento Azzurro di Modica, esprimere il nostro pensiero in maniera più chiara. Il 17 Aprile siamo chiamati a decidere su qualcosa che è molto di più ampia portata di ciò che è letteralmente contenuto nella domanda del Referendum. Il 17 Aprile siamo chiamati ad esprimerci non solo sulle motivazioni del quesito, ma soprattutto sulla direzione energetica da dare al nostro Paese. Che non può certamente essere quella fossile. Vediamo perché.

Il 12 Dicembre scorso ben 195 paesi del mondo hanno firmato, a Parigi, un patto per limitare l’aumento delle emissioni di anidride carbonica in modo che la temperatura media globale non salga ancora e hanno sottolineato come questo sia un chiaro messaggio della rinuncia all’energia fossile. Questo perché sono ormai dimostrati gli effetti del riscaldamento globale sul nostro pianeta. 1) Fusione ghiacciai. 2) Modifiche della circolazione atmosferica ed oceanica. 3) Precipitazioni e siccità. 4) Aumento del rischio di desertificazione. 5) Eventi meteorologici sempre più estremi come alluvioni, tempeste, periodi di caldo o freddo eccessivo, cicloni extratropicali.

I mutamenti nelle precipitazione procureranno un decadimento delle sostanze nutritive del suolo, portandoci verso una minore produzione di cibo. Avremo inoltre l’erosione delle coste, gravi problemi di adattamento nei vari ecosistemi e gravi problemi anche per la salute umana, causando ad esempio la diffusione di malattie infettive oltre all’aumento dei decessi a causa di calore o freddo estremo.

Questa premessa rende incomprensibile il comportamento dell’Italia (che pure ha sottoscritto l’accordo di Parigi). Secondo il Fondo Monetario Internazionale nel 2014 l’Italia si è piazzata al nono posto in Europa per finanziamenti a combustibili fossili e nel contempo ha tagliato gli incentivi alle rinnovabili, persino per la sostituzione dei tetti in amianto! Mentre nel mondo nel 2015 si è raggiunto il record di investimenti nelle rinnovabili, la metà dei quali arrivano da Stati Uniti, Cina e Giappone, mentre in Cina diminuisce l’emissione di CO2 di una percentuale che equivale al consumo di carbone annuo totale del Giappone, in Italia si lavora nella direzione opposta, approvando provvedimenti che hanno sfavorito fotovoltaico ed eolico, per lasciare spazio ai combustibili fossili. Inoltre con i tagli retroattivi e l’incertezza normativa sulle rinnovabili, gli investitori sono fuggiti, quando con investimenti adeguati si potrebbero garantire entro il 2030 oltre 100mila posti di lavoro! Dunque come dicevamo, votare sì, recandosi in massa alle urne, significa chiedere a gran voce una sterzata sulle politiche energetiche del nostro paese. Non dimentichiamoci comunque che anche il tema del quesito è importante: abrogare le deroghe volute dal decreto sblocca Italia, per l’ambiente e l’ecosistema significa limitare un pericolo non inferiore a quello costituito da ulteriori concessioni. Infatti, se la ricerca, prospezione e coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi in mare, sono nocive per ambiente ed ecosistema, lo sono in ogni caso. Il 17 Aprile, andando a votare e votando sì, abbiamo l’occasione di riaffermare il nostro diritto alla democrazia e ad un mondo vivibile.

 

 

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