QUANDO LA SICILIANITÀ ESPLODE IN UN CANTO COME IN UN “CUNTU”

Il linguaggio del popolo siciliano quello vissuto in una “Terra ca nun senti”, ha caratterizzato  il concerto-evento omonimo di Rita Botto . E’ stato unsuccesso di pubblico al teatro Donnafugata , il piccolo gioiello incastonato in una  Ragusa Ibla da scoprire. Il pubblico ha ritrovato quel sapore antico ed allegro  tipico delle feste di paese.  Le struggenti canzoni di Rosa Balistreri riviste e cantate da Rita Botto e accompagnate dalla Banda di Avola inserite in un progetto che ha unito al repertorio classico della musica popolare anche alcuni inediti. Una serata all’insegna della sicilianità  in cui la banda ha dato alla serata la dimensione popolare tipica del sud  e la voce struggente di Rita Botto ha ricreato melodie uniche e indimenticabili. Tra queste quella della canzone  “Cantu e Cuntu” “…cuntu e cantu pi nun perdiri.. lu cuntu”, in cui il canto esplode come un racconto di vita, di storie della tradizione orale , quello che non ha bisogno di scrittura per essere tramandato ,“il cuntu”.   E poi “Mi votu e mi rivotu”, un tormento amoroso in cui la malinconia fa da dolce conforto al ricordo e alla constatazione che un giorno solo la morte potrà separare due amanti . Di grande sicilianità anche “Cu ti lu dissi”:  

“Cu ti lu dissi”  “ca t’haju a lassari
megliu la morti e no chistu duluri
ahj ahj ahj ahj moru moru moru moru
ciatu di lu me cori l’amuri miu si tu. “

 Un cuore lacerato da un bisticcio amoroso e che non trova pace. E tante  ancora  note canzoni della tradizione tra cui  canti d’amore e di passione , canti religiosi, ninne nanne.  Si è detto che  “ a imitare Rosa Balistreri si rischia di stravolgere l’essenza del canto popolare” e Rita Botto, infatti, non ha voluto imitare nessuno, anzi il suo registro vocale , che spazia dall’afroamericano, al blues e al jazz,  riesce ad ammorbidire  anche le sonorità più acute  ed  “aspre” della musica folk . Le sue esperienze musicali a fianco di grandi artisti , tra cui Roy Paci e Carmen Consoli , l’hanno portata ad abbracciare varie sonorità legate alla propria lingua. La sua potente  e calda voce  è stata accostata a quella della grande Amalia Rodriguez, come volle definirla la stessa Carmen Consoli.  La teatralità sulla scena le appartiene a pieno titolo e al Donnafugata ne ha dato grande dimostrazione quando alle canzoni ha affiancato innumerevoli scioglilingua siciliani tutti scanditi in un interminabile ritmo decrescente.   Il pubblico  non si è fatto pregare molto all’invito di scandire  con le mani il tempo di alcuni brani e si è mostrato compiaciuto a fine spettacolo per aver passato una serata all’insegna della spensieratezza , quella tipica dei contesti popolari legati alla tradizione isolana.  Un plauso al maestro Sebastiano Bell’Arte  che magistralmente ha diretto i suoi orchestrali in un connubio di canto popolare e musica bandistica.

 Lo spettacolo è stato inserito nella stagione teatrale “Teatro Donnafugata” di Ragusa Ibla diretta dalle sorelle Vicky e Costanza Diquattro, con la consulenza dell’attore e regista Carlo Ferreri e il coordinamento di Clorinda Arezzo.

                                  

 

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