PER NON DIMENTICARE. EDITH STEIN

Edith Stein incarna tutto ciò che il Nazismo combatte e vuole distruggere con tutti i mezzi.

E’ una donna che pensa, si dedica alla filosofia che, secondo alcuni,  non è fatta per le donne o megllio sono le donne che non sono fatte per la filosofia.

Pensare è l’errore più grave che si possa commettere  dal punto di vista dei dittatori e dei loro, purtroppo numerosi, sudditi (nel senso letterale cioè sottomessi)

E’ un’ebrea che non rinnega il suo essere tedesca, amzi ne è fiera per quello che significa la Storia e la Cultura del popolo tedesco.

Per il Nazismo non ci può essere contraddizione più grave. L’essere Tedeschi  significa appartenere alla razza ariana (che scientificamente non esiste) ed incarnare il meglio dell’Umanità. Essere Ebrei significa appartenere alla razza semita ed incarnare a livello fisico e morale i peggiori difetti dell’Umanità.

E’ una convertita al Cristanesimo  che viene attratta dalla spiritualità carmelitana e da carmelitana muore ad  Auschwitz il 9 Agosto 1942.

Viene deportata ad Auschwitz perché cattolica ebrea, e non semplicemente come ebrea, per rappresaglia contro la Chioesa Cattolica d’Olanda i cui vescovi l’ 11 luglio 1942 avevavano scritto un telegramma di protesta contro la persecuzione degli Ebrei.

 

Edith Stein nacque a Breslavia (allora in territorio germanico) il 12 Ottobre del 1891, ultima di sette figli di una famiglia ebrea profondamente religiosa.

Intrapresi gli studi filosofici all’Università di Breslavia, si allontanò dalla fede e giunse a proclamarsi atea.

Le lezioni di Max Scheler la portarono a guardare con attenzione alla dimensione religiosa.

Nel corso della prima guerra mondiale fu crocerossina in un ospedale per malattie infettive. Tornò agli studi filosofici convinta che “Non la scienza, ma la dedizione alla vita ha l’ultima parola!”

Si laureò nel 1916 e fu assistente di Husserl all’Università di Friburgo. Nel 1917 conseguì il dottorato “summa cum laude”.

Ospite in casa di amici, nell’estate 1921, lesse, in una sola notte, l’autobiografia di S. Teresa d’Avila, esclamando a conclusione. “Questa è la Verità!”

Venne battezzata il 1 Gennaio 1922. La sua madrina era protestante.

Quando disse alla madre “Sono cattolica!”  la madre pianse  e pianse anche lei perché le loro vite si separavano per sempre.

Quel Cristo che per Edith era Dio per sua madre era ”…certamente un uomo molto buono, ma perché si era voluto fare Dio ?”

Abbandonò l’università per l’Istituto delle Suore Domenicane di Spira, qui approfondì lo studio della filosofia di S. Tommaso d’Aquino.

Nel 1929 tenne una serie di conferenze per la promozione della donna.

Si rivela una pioniera dell’emancipazone femminile, senza aderire agli eccessi di un certo femminismo. Esalta quelle che ritiene le caratteristiche della donna “custodire, proteggere, conservare, nutrire,  far crescere”. L’esempio femminile più alto per lei è la Vergine Maria.

Nel 1932 fu chiamata ad insegnare all’Accademia Pedagogica di Munster, ma, l’anno dopo, le leggi razziali la costrinsero a rinunciare all’insegnamento.

Per Edith questo fu un ulteriore segno della sua vocazione alla clausura.

Il 15 Ottobre del 1933 entrò nel Carmelo di Colonia. Sei mesi dopo,con la vestizione, prese il nome di Suor Teresa Benedetta della Croce.

Nel 1938, pochi mesi dopo la professione religiosa, fu costretta a lasciare il Carmelo di Colonia a causa delle leggi razziali. I superiori la fecero trasferire al Carmelo di Echt in Olanda, ma lei era certa di andare incontro ad un destino di martire e si offrì a Dio come vittima di espiazione, accettando la morte per le grandi intenzioni che la tragedia della guerra proponeva.

Anche da religiosa continuò, per espressa volontà dei superiori, i suoi studi filosofici e teologici e a pubblicare alcuni scritti. L’ultimo, su S. Giovanni della Croce, rimase incompleto.

Le SS la raggiunsero ad Echt il 2 Agosto 1942  ed insieme alla sorella la deportarono ad Auschwitz.

Uscendo dal Monastero disse: “Andiamo a morire per il nostro popolo!”

Il giorno 9 venne avviata con la sorella alla camera a gas.

Venne beatificata a Colonia il 1 Maggio del 1887.

Nello stesso anno la piccola Teresa Benedetta McCarthy fu ricoverata in ospedale, colpita da una grave intossicazione causata da medicinali da lei ingeriti di nascosto in dosi massicce. I medici diagnosticarono una grave insufficienza epatica e prospettarono l’effettuazione di un trapianto del fegato.  La bambina era  nata a Boston,  e l’8 Agosto 1984 ( il 9 Agosto ad Auschwitz)  era stata battezzata Teresa Benedetta in onore di Edith Stein.

Grazie alle preghiere con le quali la famiglia e numerosi devoti degli Stati Uniti d’America e del Canada si rivolsero insistentemente alla intercessione della Venerabile Teresa Benedetta della Croce, la bambina si riprese rapidamente.

La Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi, nella seduta del 16 gennaio 1996, si dichiarò unanimemente favorevole alla soprannaturalità del caso.

 L’8 aprile 1997, alla presenza del Santo Padre, venne proclamato il Decreto sul miracolo per la canonizzazione, che è avvenuta  l’11 Ottobre 1998.

Giovanni Paolo II ha proclamato   Edith Stein  patrona d’Europa il 1 Ottobre 1999.

 

 

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