PAESAGGI NELL’ARTE

Di fronte al sorriso della Gioconda di Leonardo da Vinci, è difficile, andare con lo sguardo oltre quel viso.

Quel sorriso “è” il paesaggio perfetto!

Eppure osservando con attenzione anche lo sfondo che mostra diversi dettagli ambientali, ne notiamo l’armonia e la singolarità. Perché?

Prima di tutto perché difficilmente lo sfondo -o la linea dell’orizzonte- di un qualsiasi quadro d’autore, è casuale! La composizione del paesaggio di fondo infatti, con le sue forme, i colori, le luci o le ombre, la tecnica, fa emergere il preciso senso dato dall’autore al tutto: realtà ‘fotografica’, fantasia, sogno, simbolo, concetto, mero contesto di tipo storico, irrealtà, surrealismo…?

 

Il paesaggio sullo sfondo della Gioconda di Leonardo da Vinci è visto dall’alto, è ritratto a volo d’uccello, -tecnica non comune- è stato oggetto di studi per rintracciarne l’origine, trovare i luoghi di riferimento precisi.

Pare sia a pochi chilometri da Arezzo. Corrisponda al tratto in cui il Chiana si getta nel fiume Arno, con la grande ansa che lo caratterizza. C’è anche il ponte con le sette arcate, appena dietro, sopra la spalla sinistra della Gioconda: è quello di Buriano, su cui passava la strada da Firenze alla volta di Roma, la Cassia Vetus, sui resti di un primo antico ponte di legno.

Il fiume Chiana invece si snoda, dall’altra parte a lato della spalla destra della Gioconda, mostrando le guglie che si vedevano nella tratta di treno da Firenze a Roma.

Come lo hanno verificato gli studiosi d’arte?

Confrontandolo con un vero e proprio documento cartografico del 1502-3 sempre di Leonardo, che si trova in Inghilterra -al Castello di Windsor- e che illustra, appunto, la val di Chiana. La precisione per il dettaglio di Leonardo gli ha fatto eseguire la mappa con i riferimenti ai rilievi orografici e idrografici che trovano corrispondenza nel paesaggio dipinto sullo sfondo della Gioconda.

 

Fa parte degli stessi ricercatori l’analisi relativa allo sfondo dell’Annunciazione, sempre di Leonardo da Vinci. Appare, nell’angolo a sinistra del quadro, la veduta sulle verdi colline dietro Firenze e dell’Appennino Toscano, e persino una cava termale, che sta dietro Montecatini. Sono note le specie botaniche ritratte da Leonardo: riconoscibili ancora oggi nel paesaggio attuale della campagna toscana.

 

Magico questo filo di Arianna che dai luoghi ci porta a fianco del genio mentre dipinge, e con lui guardiamo lontano, davanti ed oltre il soggetto. Sentiamo persino gli odori delle piante o il lontano scorrere dell’acqua… giorno dopo giorno in un susseguirsi di sedute…e forse il suo tempo e i fatti storici…

Anche l’identità della Gioconda, che col suo sorriso enigmatico ha contribuito ad alimentare mistero, è l’altro capo del filo…

Tesi e ipotesi di critici e storici dell’arte al riguardo sono poi sfumate, oltre la figura, come paesaggi mentali irrisolti, ma lo sguardo della Gioconda, la postura, le mani, e il sorriso, restano nel centro della tela e del nostro osservare, e continuano ad affascinare e stupire, comunque, ancora, sempre.

E non serve un nome, una data per continuare ad apprezzarlo, ma lo sfondo che l’incornicia sì, serve.

 

Studi simili sono stati fatti per altri grandi della pittura, fra cui il Mantegna, nella sua opera Orazione nell’orto.

L’artista del Quattrocento, ha creato un paesaggio di fantasia, dipingendo una città con mura, che appare come la fotografia di un centro ricco e imponente. Questo doveva essere l’intento, poiché nel borgo fortificato ha inserito sia costruzioni monumentali di Roma, come il Colosseo, la Piramide di Cestio -sormontata all’apice da una mezzaluna- sia elementi di Venezia: il campanile di San Marco e la romana Torre delle Milizie. Una sorta di collage di architetture fuori dal comune! Sono altri elementi: piccoli animali sulla strada, soldati con Giuda, e lecci…a rendere l’idea di vitalità e verità al luogo che vedrà la cattura di Gesù, prima della Passione.

Il Mantegna, non a caso, è artista che ama la prospettiva e la geologia, come il mondo antico a cui si ispira nei suoi sfondi che ci portano in luoghi d’incanto, per cui i suoi paesaggi rocciosi e desertici… sorprendono e regalano sogno.

E come non ricordare l’oculo della Camera degli Sposi dei Gonzaga nel castello di Mantova, l’illusoria apertura sul cielo, quale sfondo -anomalo- incredibilmente arioso e mirabile?

Molte altre sono le analisi dedicate ai luoghi esterni, all’interno di affreschi, di grandi opere d’arte. Ogni luogo illustrato è indice delle forme creative del tempo in cui sono state eseguite: nostalgia del passato talora preso in maniera uguale, o rivisitato o stravolto, con prospettive ardite, moderne, all’avanguardia…Il paesaggio di fondo dice molto della quiete o dell’inquietudine che appartengono al soggetto in primo piano, e all’artista stesso.

E ciò vale anche per il paesaggio -in senso lato- che può circondare noi, suggerendo e alimentando carattere e personalità, aperture o chiusure, vicinanze al Cielo o timore…

Tanto che talvolta ci si potrebbe chiedere che paesaggio saremmo noi, secondo i nostri convincimenti, le personali forze e fragilità, socievolezze o meno…

Deserti immobili e silenziosi? Di “chiare e fresche acque” serene? Chiese cupe gotiche? O romanici conventi da cui s’alzano canti religiosi? Case coloratissime? Delicate e sbiadite? Luoghi sgangherati o festaioli; vivaci condomini superaffollati? Spigolose angolature o morbide linee di muri e strade? Sentieri di Parigi lungo la Senna? Romantiche piazzette di Roma? Aspre gole di canyon? Templi con colonne greco-romane? Marine assolate e conchiglie?

Sarebbe interessante “scoprire” quale potrebbe essere il “nostro”: il paesaggio che meglio ci corrisponde.

E conoscere tutti i segreti del suo fondo…

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