OSSESSIONI E COMPULSIONI ED UN CUORE CHE SEMBRA UN MARTELLO PNEUMATICO.

“La prima volta che l’ho vista tutto nella mia testa è diventato calmo. Tutti i tic, tutte le immagini che affollavano continuamente la mia testa sono scomparse. Quando si dispone di disturbo ossessivo-compulsivo, non si hanno realmente momenti di tranquillità…

Ma quando ho visto lei, l’unica cosa che riuscivo a pensare erano le sue labbra .. o le sue ciglia, le sue guance- le sue guance- le sue guance… Le ho chiesto di uscire sei volte in 30 secondi. Ha detto di sì, dopo il terzo, ma nessuno di loro sembrava giusto, così ho dovuto continuare.

Al nostro primo appuntamento, ho passato più tempo a organizzare il mio pasto per colore che a mangiare o a parlare con lei ..  Ma lei mi ha amato lo stesso”.

Queste righe sono state tratte dalla poesia OCD (Ossessive Compulsive Disorder – Disturbo Ossessivo Compulsivo) scritta da Neil Hilborn, un giovane uomo con un grave disturbo ossessivo compulsivo; in questo testo descrive perfettamente l’invadenza della malattia all’interno della sua vita, delle sue relazioni ma descrive anche come sia riuscito a non arrendersi curandosi e “trasformando” il disturbo addirittura in una risorsa poetica, utile per descrivere il suo amore per una donna. Ho voluto riportare un pezzo di questa poesia perché credo che nessuno rispetto a chi soffre può descrivere realmente il tormento di un’ossessione, di una mania, di una compulsione.

Cos’è il DOC? Il DOC (disturbo ossessivo-compulsivo) è uno dei disturbi d’ansia più frequenti (ne soffre circa il 3% della popolazione) ed è generalmente caratterizzato dalla presenza di ossessioni, ovvero pensieri o impulsi che si presentano ripetutamente nella mente, spiacevoli e intrusivi per chi li vive,  e/o compulsioni, una serie di azioni mentali o di comportamenti ripetitivi (es. lavarsi le mani, controllare se la porta è chiusa, il gas spento…, riordinare…, un tot numero di volte) che vengono agiti per ridurre, anche se per poco tempo, la sofferenza.

Sicuramente la parola “ossessione” è per molti ricorrente e usata per descrivere pensieri preoccupanti e a volte tormentanti ma di reale preoccupazione, come una malattia, un esame importante, una condizione difficile o stressante. Sono casi quindi in cui il pensiero non è intrusivo o irrazionale ma fondato e motivato. Si parla invece realmente di ossessione, in termini patologici, quando la preoccupazione prende il sopravvento e diventa per chi la vive indesiderata e sgradevole, proprio a causa della sua continua e martellante presenza nella mente. Le differenze tra i “normali pensieri di preoccupazione” e le ossessioni patologiche sono, dunque, di ordine quantitativo e ricorsivo, infatti si presentano con una maggior frequenza, creando reazioni emozionali più intense e maggiore sofferenza, sono più difficilmente gestibili e durano a lungo. In presenza di un disturbo ossessivo-compulsivo infatti i sintomi interferiscono pesantemente con la vita di tutti i giorni proprio perché persistono nel tempo, influendo negativamente sulla qualità della vita (relazionale, lavorativa, sociale).

Fra i trattamenti che sono risultati più efficaci per la cura del disturbo ossessivo-compulsivo vi sono il trattamento farmacologico integrato alla psicoterapia, soprattutto cognitivo-comportamentale.

 

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