È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
OFFERTE SACRE HINDU
21 Ago 2015 14:42
Le offerte cerimoniali indù sono esaltazione pura di colori e profumi! Sono contenute in piccoli cesti ottenuti intrecciando strisce di foglie delle palme di banano e borasso. Consistono più frequentemente in riso, piccoli biscotti, sigarette, fiori di vario colore, frutta… Distribuite sugli altari, con ritualità precise, in numero esatto e diverso per ogni festa religiosa e per le preghiere in casa, riempiono gli spazi e gli occhi, prima e durante ogni cerimonia sacra. Sono la soddisfazione intima del fedele: l’intenzione concepita nella mente e partorita dalle mani abili delle donne che intorno al balè il mattino presto e nei giorni precedenti hanno materializzato così le loro preghiere. E’festa di colori anche nei cortei femminili in baju adat. Le ibu, erette e aggraziate nel portamento, portano in bilico sulla testa complicate offerte di frutta e riso coloratissime. Sono vibrazioni di colori gialli, bianchi, rossi, anche le tinte negli stendardi che garriscono al vento proveniente dal mare. Colori anche nei piccoli ketupat e kewangen, nei dulang, e negli spettacolari gebogan. Verde pallido è la striscia di paglia ricoperta di piccole sagome umane stilizzate, in pasta di riso, del lamak. E tinte naturali, tono su tono, risultano raffinate nei sate gede, ottenuti usando in modo creativo la pelle dei maialini sacrificati. Gradazioni lievi nei penjor, issati su alte canne di bambù, penzolanti e ondeggianti, che fuoriescono dai muri delle case o si defilano in successione, quasi a fare una galleria contro il cielo, nei piccoli paesi lungo la strada centrale. Sono leggeri come pensieri festosi: il segno dei doni regalati all’aria, all’acqua, alla luna, agli spiriti della casa, agli avi. Colori naturali sono nella paglia scolorita dal sole per le stuoie stese a terra, su cui sedere a gambe incrociate durante il rito e la preghiera. Non-colore invece negli scacchi bianchi e neri nei sarong e nei teli kain poleng, con cui si rivestono gli altari rinnovati a festa, anche con gli ombrelli rituali dagli inserti di latta lavorata a sbalzo. E poi specchietti: lucenti tasselli augurali che rifrangono l’azzurro della volta celeste, il verde della vegetazione, le macchie rosse e gialle di heliconie e strelitzie, fiori nei giardini. Anche le colonne sono fasciate da tessuti preziosi e simbolici; le stoffe intessute di fili d’oro, per gli antichi prada, che si addicono agli dei! Colore nei batik, in geometrie nate da insuperati processi di lavorazione, di cromatismi e disegni specifici per le diverse aree territoriali. Bianco nasi distribuito in grani sulla fronte, le tempie e l’incavo alla base del collo. E ancora, l’immagine del rosa intenso dell’ibisco galleggiante nel vaso di vetro dell’agama tirta. Trasparenza dell’acqua profumata, raccolta nella mano destra, sovrapposta alla sinistra, bevuta a sorsi, per tre volte consecutive. Gocce incolori o d’arcobaleno dell’acqua aspersa sulla testa e tutta intorno. Echi della fragranza del frangipani, fiore-base per ogni cerimonia. Colore persino nel fumo e nell’odore dolce dell’incenso dei dupa accesi, e del rosso talvolta rilasciato sulle dita sudate sotto il sole durante l’invocazione. Colore nel movimento del mehari, nel dondolio delle sete dei sarong. Colore nella musica tradizionale dei gamelan, dei suoni dei legni e dei metalli. Colore delle voci scure o acute che cantano nenie, in scale musicale inconsuete per l’Occidente. Varietà di colori per pregare, per piacere agli dei, perché continuino a sorridere su Bali. Profumi e dovunque colori, per lasciare trapelare sensazioni, vivere emozioni riconosciute socialmente, e farne offerta con l’implorazione del papende che chiede lo sguardo benevolo di Brahma sui capi chinati, sulle vite terrene che invidiano i luoghi delle nuvole.
Balè = padiglione con tettoia di paglia, nei cortili delle case; nei cortili comunali hanno tetto a pagoda, a più piani, con tegole;
baju adat = vestito tradizionale da cerimonia, composto da:
sarong -il telo che viene legato in vita e serve a vestire uomini e donne-;
nella parte superiore le donne indossano camicie attillate in pizzo e mettono la cintura in stoffa che “separa” la parte inferiore, ritenuta più terrena/materiale, da quella superiore più elevata; gli uomini indossano casacche con un colletto alla coreana, un copricapo –udeng-, e un batik, sopra il sarong;
ibu = donna, signora;
kewangen, gebogan, lamak,penjor,sate gade = composizioni di varia forma per le offerte cerimoniali;
dulang = alzatina in legno decorato, dove appoggiare frutta o pile di stoffe piegate, in offerta;
kain poleng = tessuto a scacchi neri e bianchi: schema di opposti in equilibrio;
batik = tessuto colorato secondo un lungo processo tradizionale;
prada = tessuto caratterizzato da fili di oro, usato nelle cerimonie;
agama tirta = acqua benedetta;
dupa = bastoncino d’incenso;
gamelan = orchestra tradizionale;
papende= officiante. di Tiziana Margoni
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