È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
MOZIONE SUL PERSONALE ATA NELLE SCUOLE
18 Mar 2014 14:35
Ecco il testo integrale
premesso che:
a partire dal 1999, le competenze svolte dagli Enti Locali nelle scuole elementari, materne e negli istituti secondari superiori – tra le quali i servizi di pulizia ed altre attività ausiliarie – furono trasferite allo Stato dall’articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124;
con il decreto interministeriale 23 luglio 1999, n. 184, e in particolare con l’articolo 9, si dispose il subentro dello Stato nei contratti stipulati dagli Enti Locali (c.d. appalti storici), per la parte concernente l’attuazione di compiti propri del personale ATA, in luogo dell’assunzione di personale dipendente;
con il trasferimento di competenze dagli enti locali allo Stato, nella specie al Ministero dell’Istruzione, venne anche prevista una nuova stabilizzazione. Infatti, l’art.45, comma 8, della legge n. 144 del 1999 stabiliva che: “Ai lavoratori impegnati in lavori socialmente utili assoggettati alla disciplina di cui all’articolo 12 del decreto legislativo 1 dicembre 1997, n. 468, è riservata una quota del 30 per cento dei posti da ricoprire mediante avviamenti a selezione di cui all’articolo 16 della legge 28 febbraio 1987, n. 56, e successive modificazioni”;
la predetta disposizione rimase inapplicata nella scuola, mentre l’articolo 78, comma 313 della legge n. 388 del 2000 interveniva nuovamente disponendo che ai fini della stabilizzazione dell’occupazione dei soggetti impegnati in progetti di lavoro socialmente utili presso gli istituti scolastici si dovesse ricorrere alla “terziarizzazione”, ovvero ancora una volta all’appalto a consorzi di ditte e cooperative di servizi di pulizia nelle scuole;
con quest’ultima disposizione, motivata come un piano di ottimizzazione per la scuola e di stabilizzazione per i lavoratori, non solo non si sono raggiunti gli obbiettivi perseguiti, ma si è determinata una ulteriore precarizzazione di questa categoria di lavoratori e uno sperpero di risorse pubbliche;
l’affidamento ai consorzi avveniva tramite procedura diretta, senza il rispetto della normativa europea e nazionale vigente in materia di appalti, circostanza che ha portato nel 2005 l’Unione europea a intervenire per chiedere il rispetto delle leggi e ha costretto il Ministero dell’istruzione ad adottare il decreto ministeriale n. 92 del 2005, con il quale si è disposto lo svolgimento delle gara di appalto pubbliche con evidenza europea;
inoltre, ai consorzi erano riconosciuti sgravi fiscali e contributivi per tre anni e contributi economici per ogni lavoratore assunto, nonostante i lavoratori continuassero e continuino a percepire retribuzioni basse, sino al limite di sfruttamento del lavoro;
nel 2005, per i circa 14.000 ex LSU della scuola, lo Stato spendeva 390 milioni di euro l’anno. Per 35 ore lavorative settimanali, i lavoratori percepivano (e continuano a percepire nel 2013) al massimo 800 euro mensili, mentre le ditte che li impiegano ricevevano un contributo di stabilizzazione superiore a 2000 euro per lavoratore (dati ricavati dalla nota del MIUR – Direzione Generale per il personale della scuola – Prot. 26 Esternalizzazione ex UFF. VIII – del 26 gennaio 2005);
è stato calcolato che eliminando la costosa intermediazione di manodopera rappresentata dalle aziende aderenti ai Consorzi nazionali aggiudicatari degli appalti, lo Stato avrebbe risparmiato circa 74 milioni di euro l’anno fino al 2010, circa 27 milioni nel 2012, e circa 61 milioni di euro all’anno nel 2012;
per i tagli del governo Monti e la scelta dell’ex ministro Profumo di affidare i bandi delle pulizie alla centrale Consip, che hanno ridotto progressivamente i finanziamenti, si è passato dai 390 milioni fino ai 290 milioni per il 2014;
attualmente lo scenario relativo alle istituzioni scolastiche vede un’incertezza totale sui servizi di pulizia di 4.000 edifici scolastici in tutta Italia, una riduzione del personale di circa 11.000 unità ;
alla riduzione delle risorse va aggiunta una loro ripartizione, territoriale e per scuola, basata su criteri determinati dal Miur (i cosiddetti “posti accantonati”), che molto spesso non corrispondono alle reali esigenze del singolo complesso;
da ultimo, la stessa Legge di Stabilità, con ulteriori 34 milioni, ha determinato una proroga “tampone” di due mesi (fino al 28 febbraio), nel corso dei quali un tavolo tecnico guidato dai ministeri dell’Istruzione, del Lavoro e dello Sviluppo Economico con Enti Locali, imprese e sindacati avrebbe dovuto “individuare soluzioni normative o amministrative ai problemi occupazionali connessi alla gestione dei servizi di pulizia; gli incontri “non hanno dato esito positivo, anche a causa delle palesi divergenze tra i rappresentanti dei diversi livelli istituzionali su ruoli e compiti del tavolo stesso, e i problemi sono rimasti insoluti;
ad oggi risulta che 10 dei 13 lotti con cui è diviso il territorio sono stati assegnati, ma i fondi per 24000 addetti non ci sono; la proroga al 28 febbraio, con 34 milioni è scaduta ed è stata attuata un’ulteriore proroga fino al 31 marzo con una spesa di 20 milioni di euro, ma per arrivare alla fine dell’anno scolastico e scongiurare il rischio che molte scuole chiudano per sporcizia servirebbero altri 124 milioni.
La politica continua a essere assente e si continua a tagliare su servizi essenziali, mettendo a rischio la salubrità degli ambienti e il diritto allo studio di milioni di studenti;
ad oggi le persone che svolgono il servizio di igiene ambientale e ausiliariato in circa 4.000 scuole italiane sono oltre 24.000. Di queste, circa 11.500 sono ex lavoratori socialmente utili (soprattutto al Sud), mentre i restanti, presenti su tutto il territorio nazionale, fanno parte dei cosiddetti “appalti storici”.
Il maggior numero di esuberi si concentra nelle Regioni centro – meridionali come Campania (3.500, soprattutto nel napoletano e casertano), Puglia (1.300), Calabria (800), Sicilia (oltre 650) e Lazio (600). Anche al Nord i tagli governativi porteranno alla perdita di numerosi posti di lavoro in Lombardia (500) e Piemonte (500). In alcune di queste Regioni la riduzione della spesa ha superato anche il 50%: in Campania, ad esempio, si passa da 167 mln a 64 mln di euro, in Calabria da 50 mln a 20 mln di euro.
Situazioni particolarmente difficili si profilano, inoltre, per i lavoratori delle Regioni (Sicilia, Calabria, Basilicata e Campania) in cui gli appalti per i servizi di pulizia delle scuole non sono stati ancora assegnati o sono oggetto di contenzioso, in quanto ai lavoratori gli è stato notificato il licenziamento alla data 31 marzo 2014.
Dall’avvio della nuova gara di pulizia a gestione Consip in Regioni quali il Veneto Puglia (avviata a Gennaio) Lazio, Sardegna, Abruzzo, Molise (avviata il 1 marzo) riscontriamo contratti ai lavoratori di 1,30 ore al giorno rispetto alle 7 ore al giorno del precedente appalto. Parliamo di decurtazioni salariali che vanno ben oltre il 70% con stipendi di circa 200/300 euro al mese a fronte degli 800 euro che percepivano con il precedente appalto e solo per 10 mesi all’anno con una sospensione retributiva per i mesi di luglio ed agosto. Tutto questo non solo creerà un gravissimo disagio sociale ed economico ai lavoratori ma renderà anche un servizio pessimo alle scuole, come è già successo nel Veneto dove ha comportato la chiusura delle scuole per problemi igienici-sanitari con proteste dei lavoratori addetti, dei Sindaci, Dirigenti scolastici e dei genitori degli alunni.
L’esternalizzazione dei servizi di pulizie delle scuole, ha portato come conseguenza solo appalti al ribasso alle solite cooperative, allo scopo di ridurre gli organici dei lavoratori ex lsu appaltando al massimo ribasso le pulizie a cooperative che retribuiscono a ore e con salari irrisori i propri dipendenti non tenendo minimamente in considerazione delle esigenze igieniche degli ambienti scolastici. Inoltre le esternalizzazioni, non hanno prodotto nessun risparmio: costa più l’appalto, per gli utili d’impresa delle solite cooperative legate al sistema dei partiti, che se si assumesse a tempo indeterminato il personale ex lsu come collaboratori scolastici.
I fondi infatti, integrati dal Governo solo per i mesi di gennaio e febbraio e marzo, non bastano e dal 1 aprile la situazione sarà ancora peggiore in tutto il territorio nazionale, visto che l’apposito Tavolo governativo che doveva risolvere il problema entro il 31 gennaio, finora non ha trovato un esito favorevole;
il problema delle esternalizzazioni nella scuola, in questa legislatura, è stato affrontato inizialmente con l’esame del decreto c.d. “del fare” (DL 69/2013);
in particolare il comma 5 dell’articolo 58 fissa, per le istituzioni scolastiche ed educative statali, a decorrere dall’anno scolastico 2013/2014, un tetto alla spesa per l’acquisto di servizi esternalizzati, che devono avvenire nel rispetto dell’obbligo di avvalersi delle convenzioni quadro CONSIP: la spesa, infatti, non può essere superiore a quella che si sosterrebbe per coprire i posti di collaboratore scolastico accantonati ai sensi dell’art. 4 del DPR 119/2009. In relazione a questi ultimi, dispone anche che, a decorrere dal medesimo a.s. 2013/2014, il numero di posti accantonati non deve essere inferiore a quello dell’a.s. 2012/2013.
Si ricorda che l’articolo 1, comma 449, della legge n. 296/2006, dispone che tutte le amministrazioni statali centrali e periferiche, compresi gli istituti e le scuole di ogni ordine e grado, le istituzioni educative e le istituzioni universitarie, sono tenute ad approvvigionarsi di beni e servizi utilizzando le convenzioni quadro CONSIP;
in particolare, la relazione illustrativa e la relazione tecnica del Decreto n 69/2013 chiariscono che l’importo a base di gara previsto per “la stipulanda convenzione Consip” per i servizi esternalizzati deve essere pari alla spesa che si sarebbe sostenuta per assumere un numero di collaboratori scolastici pari a quanti sono i posti accantonati in organico;
il limite di spesa annuale è stimato in circa 280 milioni di euro – derivanti dal prodotto fra il numero dei posti di collaboratore scolastico accantonati nell’a.s. 2012-2013, pari a 11.851 posti, e lo stipendio annuale lordo di un collaboratore scolastico supplente, pari a 23.581,37 euro – a fronte di una spesa attuale di 390 milioni di euro.
pertanto, il risparmio complessivo derivante dalle disposizioni recate dal comma 5 ammonta, in base alla relazione tecnica, a 110 milioni di euro annui a decorrere dal 2014 e di 36,6 milioni di euro già nel 2013;
è d’obbligo chiedersi come mai non sia eliminata l’esternalizzazione dei servizi a vantaggio delle assunzioni dirette dei lavoratori impiegati nelle ditte in appalto in quanto la spesa sarebbe la stessa e, soprattutto, le condizioni economiche e contrattuali per il lavoratore sarebbero più vantaggiose rispetto a quelle che avrebbe con una ditta esterna;
infine, come già detto, la legge di stabilità 2014, al comma 748, dispone, in materia di esternalizzazione dei servizi di pulizia nelle istituzioni scolastiche, derogando alla disposizione succitata del decreto del fare e stanziano ulteriori 34 milioni con un provvedimento tampone per i mesi di gennaio e febbraio;
risulta evidente che dalla esternalizzazione dei servizi non deriva alcun vantaggio economico per le casse dello Stato (o degli Enti), pertanto vengono meno gli stessi presupposti che giustificherebbero le esternalizzazioni stesse;
il Governo, e la maggioranza parlamentare che lo sostiene, ha deciso di procedere con un provvedimento devastante per i lavoratori che da anni, precari, operano nelle scuole: ha ridotto le risorse disponibili mantenendo il sistema degli appalti esterni, da realizzarsi con gara Consip, e mettendo in grave difficoltà tutti i lavoratori coinvolti, portando come conseguenza prevedibile l’immancabile riduzione delle ore di lavoro e il conseguente crollo della retribuzione, con molte scuole di fatto sporche e inagibili:
impegna
il Sindaco e la Giunta, a fronte dello sconcerto, della preoccupazione e l’unanime protesta delle famiglie che chiedono che venga garantito il diritto all’istruzione per i propri figli, a farsi portavoce nelle sedi opportune della problematica esposta in premessa e a sollecitare parlamento e Governo ad intervenire a chiedere, dato il palese fallimento e lo spreco di denaro del servizio di pulizia esternalizzato, che sia predisposta l’assunzione diretta dei lavoratori ex LSU impiegati nelle ditte in appalto in qualità di collaboratori scolastici ordinariamente spettanti sulla base dei posti accantonati ATA di diritto e che i lavoratori attualmente utilizzati, anche con contratto di collaborazione (co.co.co.) e già impegnati nei servizi esternalizzati nelle istituzioni scolastiche attraverso convenzioni stipulate ai sensi dell’articolo 10, comma 3, del decreto legislativo 1° dicembre 1997, n.468, e successive modificazioni, siano inseriti in un percorso di assunzione diretta, sulla base del servizio prestato in progetti di lavoro socialmente utili e/o in qualità di collaboratore scolastico, presso le istituzioni scolastiche o amministrazioni pubbliche e dei titoli posseduti, eliminando la costosa intermediazione di mano d’opera rappresentata dalle aziende aderenti ai Consorzi nazionali aggiudicatari degli appalti che equivalgono poi al vero spreco.
© Riproduzione riservata