LE SPERANZE DELUSE DEI CLANDESTINI

 

Negli ultimi anni, l’immigrazione si è manifestata come  un grave e drammatico fenomeno sociale, perché, di giorno in giorno, il numero di disperati che sono approdati nelle nostre coste è aumentato sempre più in modo incontrollabile.
I clandestini arrivano con barconi o gommoni fatiscenti e, quando arrivano nella nostra Europa, pensano di potere trovare: la salvezza, la dignità, la libertà, il lavoro, una vita migliore.

Ma passa poco tempo e si accorgono che, in realtà, non è così.

 Sappiamo che, prima di affrontare il “viaggio della speranza” in queste imbarcazioni decrepite, dove patiscono il freddo e la fame, guidati da trafficanti umani privi di scrupoli, questi poveri ragazzi hanno subìto delle sofferenze atroci nei loro paesi.
Molti dei clandestini fuggono dai loro paesi africani (Mali, Algeria, Somalia, Gambia, Tunisia…), perché nei loro paesi c’è la guerra, ci sono il dolore, la sofferenza e rischiano di morire e di essere torturati, se non si arruolano negli eserciti.
Altri clandestini vanno volontariamente via dai loro paesi in cerca di una vita migliore in Europa. Arrivano da noi i figli dell’Africa, perché i padri hanno venduto case e hanno racimolato tanti soldi per pagare il viaggio (certe volte quello della morte) ai loro figli.
Molti hanno attraversato il deserto, soffrendo la fame, la sete e il caldo e hanno visto morire i loro amici o compagni di disavventura.

 Tutti i profughi, prima di imbarcarsi,  arrivano in Libia, dove vengono fatti prigionieri e maltrattati, perché sono senza documenti. Certi immigrati raccontano di aver visto morire il loro compagno di cella e di essersi finti morti per non essere uccisi, come il loro vicino. Altri hanno dovuto lavorare tanto, per poi pagare il biglietto e poter salire sul barcone.

 La drammaticità di queste storie non finisce nelle nostre coste, perché i clandestini, dopo essere stati introdotti nei paesi europei, vengono spesso inseriti nel mondo criminale e sfruttati per profitti illeciti (spaccio di droga, prostituzione, furti, lavoro nero…).
Ci sono dei grandi centri di accoglienza, dove non fanno mancare niente agli ospiti rifugiati, ma oggi sono stracolmi. Essi, inoltre, si sentono sfruttati e delusi, perché vorrebbero i documenti, un lavoro, la loro libertà e dignità, insomma vorrebbero inserirsi a pieno titolo nella nostra società. Ma questo non è più possibile in un paese come il nostro, dove la disoccupazione è alta e sembra che stiano sparendo tutti quei diritti che la costituzione ci dovrebbe garantire.

Speriamo che l’Europa, per il bene di tutti, riesca a controllare e gestire questo fenomeno, magari pianificando degli aiuti concreti nei paesi di questi disperati, evitando così il loro abbandono delle terre natali.

………

Mario Pulizzi classe III C SIA

Francesco Barraco- Roberto Cudia Classe IV C SIA

 Istituto Tecnico Statale “ Garibaldi” Marsala

Docente referente: Maria Rita Bellafiore

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it