L’AVVENTO: VIAGGIO VERSO NATALE

Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi” dice il proverbio popolare, ma non dice tutto quel che si fa nell’Avvento, il tempo in cui ci si prepara al Natale e i parenti lontani programmano il ritorno a casa, si tratti della Vigilia o all’ultimo momento e di sorpresa o per il solo giorno del Natale, da passare tutti insieme sotto le luci calde di casa, intorno a tavole imbandite, ad abeti e doni per i bambini, e alla Messa di Mezzanotte…

Nell’accorciarsi dei giorni dell’autunno che volge all’inverno, nelle sere illuminate e fredde, tra i profumi di mandarini fogliati, frutta secca dai gusci legnosi in bella mostra nei cesti sui tavoli, lucenti carte natalizie nei loro rossi e oro, argenti e blu… -per regali mirati pensati in anticipo- ci si prepara d’Avvento alla nascita del Bambino Gesù, all’idea del Presepe e dell’albero di Natale.

Voglia di decori nuovi sorprendenti o di quelli riposti dai tempi dell’infanzia da riproporre con nostalgia e vanto, e che meritano racconti, aneddoti di famiglia, in stanze raccolte, riscaldate e in un tempo intimo. Eppure è tutto ‘vecchio’: da tradizione, e comunque di una certa forma di memoria emotiva e recupero spirituale ed estetico che vengono da molto molto lontano… Ed hanno, anche per questo, un valore bellissimo!

Con la prima domenica di Avvento comincia il nuovo Anno Liturgico. Nella Bibbia l’Avvento è narrato nel Nuovo Testamento, con i dati storici dell’epoca della dominazione romana in Israele, la richiesta amministrativa di un censimento, lo spostamento obbligato della gente ai luoghi di nascita per registrarsi. 

L’evento intorno al Bambinello, da deporre nella mangiatoia del bue e dell’asino, va guardata, riconosciuta, accettata, amata e capita nella sua grandezza. Manteniamo i valori che quel bambino, povero e sapiente, porta nel mondo con la sua nascita, e il giorno di Natale, poniamolo nella greppia con amore.

L’Avvento si festeggia e si accompagna con piccoli riti: corone di sempreverdi sulle porte delle case del Nord, lanterne e candele accese sui davanzali delle finestre la sera, sugli scalini che portano in casa …E dentro, il centro-tavolo con la corona dell’Avvento: rami intrecciati di sempreverdi, con quattro candele rosse, da accendere una per settimana, ognuna col suo significato: la prima del Profeta, la seconda di Betlemme, la terza dei Pastori e la quarta dell’Angelo per poi accenderle tutte e quattro a ridosso del Natale.

Senza togliere ai bimbi il Calendario dell’Avvento, quando facendo la conta dei giorni che mancano si aprono le finestrelle per trovare un cioccolatino o piccole soprese quotidiane…fino al fatidico 25 dicembre!

Ma la magia di questo tempo ha già inizio a novembre, dalle tradizioni di San Martino e i cortei dei bambini con le lanterne accese la sera a cantare del Natale e raccogliere piccoli doni dalla gente, e si rinforza poi il 7 dicembre con San Nicolò, e la rappresentazione del Vescovo di Mira attorniato dai terribili diavoli –krampus, simili a diavoli- che al rumore di catene scosse spaventano gli astanti. Se pure cattivissimi e frementi, quelle figure malvagie sono tenute a bada dalla mano benedicente del Santo. Poi il 13, Santa Lucia, il piattino con sale o farina per l’asinello che l’accompagna…preparato fuori dalla porta di casa e la canzoncina:

“Santa Lùzia l’èi vicina,

 Sù, da bravi, né a dormìr…

Meté fòra la farina

e no féve pù sentir…”

Che emozione per i bimbi, al mattino seguente trovare i piattini senza sale e farina… e al loro posto un piccolo regalo: quaderni e matite e colori, manopole e berretti di lana, mandarini e un pugno di noci…!

Primi freddi primi malanni, primi maglioni di montagna, prime cioccolate calde e torte fumanti con bimbi e amici; primi sport invernali…e, appunto, feste invernali dei “portatori di doni” che hanno il culmine tra la notte della Vigilia e Natale.

Questo tempo magico è per la tradizione popolare alpina segnato da “veri e propri riti di passaggio” perché avvalorano il cambio dal vecchio al nuovo -da stagione a stagione, da anno ad anno e da età ad una altra più matura…- quando si considerano sia quelli del Natale, che di fine anno, e del Carnevale o delle feste dei coscritti di marzo…: tutte con i propri simboli, preparativi, procedimenti, canti di manifestazioni collettive…

Ma è quello interiore Avvento, quel tempo di attesa che conta di più perché nel suo avanzare smantella durezze, critiche, rancori, e giorno dopo giorno prepara alla festa di speranza e di pace col mondo intero. E a desiderare amore per tutti e tutto, e a soffrirne se non si rende visibile, aumentando purtroppo il senso di solitudine di chi è solo o emarginato…Di più, si soffre in questo periodo; di più si capisce che la vicinanza ed ogni forma di amore è essenziale per affrontare il gelo che non è solo dell’inverno, la mancanza della razionale luce di chi
vive in un mondo difficile aggressivo e crudele, quello intorno, che, speriamo, abbia migliori prospettive.

Pazienza, trepidazione, sorpresa, altruismo sono i passi da fare verso il Natale, dentro al bisogno di un mondo ideale e di fiaba, di piccoli e grandi. Se poi ci si mette il tocco della neve nella notte più antica del mondo, davvero la magia sarà palpabile!
                                                                                                                                     Tiziana Margoni

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it