L’ACQUA E’ UN BENE COMUNE!

Il 12 e 13 giugno 2011 l’elettore aveva avuto modo di esprimersi su quattro quesiti fondamentali, tra cui quello che riguarda la gestione dei servizi idrici in ciascuna regione.

I quesiti sui servizi idrici erano stati inseriti grazie a un’iniziativa civica promossa dal Forum Italiano dei movimenti per l’acqua, una rete che raggruppa numerosissime associazioni e che gode del supporto esterno dei principali partiti politici della sinistra radicale e ambientalisti.

Il voto chiedeva di esprimersi circa la proposta di abrogazione parziale della norma che stabilisce la determinazione della tariffa per l’erogazione dell’acqua e, più specificatamente, riguardo la parte in cui prevede che tale importo includa anche la remunerazione del capitale investito dal gestore e di provvedere alla determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito.

Il Referendum abrogativo del 2011 ha raggiunto un quorum di 54,81% dei votanti che ha stabilito una netta vittoria del “Si” e, dunque, l’abrogazione della suddetta norma.

Ma non è tutto, come rileva il Comitato “Acqua bene comune”, si palesava conseguente la necessità di provvedere alla  restituzione delle somme indebitamente pretese dai gestori del servizio idrico.

Il problema, però, è che il periodo preso in considerazione per la restituzione è relativo al solo anno 2011 e ai mesi che vanno da luglio a dicembre.

La soddisfazione, dunque, è solo parziale e il Comitato “non può esimersi dal rilevare che la cifra che verrà restituita è stata decurtata di tre voci che, secondo il metodo tariffario modificato dai referendum, non rientrano nei costi tariffabili: l’accantonamento svalutazione crediti; gli oneri finanziari; gli oneri fiscali.

In tal modo la restituzione sarà circa la metà del dovuto”.

In Liguria sono arrivate a luglio 2014 le prime forfettarie restituzioni, a tre anni di distanza e senza la considerazione degli anni 2012 e 2013.

Con la seconda bolletta dell’acqua di quest’anno i gestori hanno effettuato una parziale restituzione di quanto avevano indebitamente riscosso dal 21 luglio al 31 dicembre 2011. Poi dal 1 gennaio 2012 è entrata in vigore la nuova (truffaldina) tariffa dell’Autorità dell’Energia Elettrica e del Gas (AEEG).

Il 29 aprile la Conferenza dei Sindaci della provincia d Genova ha approvato la tariffa del servizio idrico per gli anni 2012-13, secondo la nuova metodologia dell’AEEG.

La nuova metodologia dell’AEEG è stata impugnata davanti al TAR della Lombardia dal Forum dei Movimenti per l’Acqua, perché in contrasto con la legge vigente, risultante dal 2° quesito del referendum del giugno 2011.

Con essa la remunerazione del capitale investito, abolita dal referendum, viene portata dal 7 al 6,4% circa, ma di fatto la nuova tariffa garantisce condizioni ancora più vantaggiose per i gestori che, infatti, denunciano utili notevoli, mentre le scopo del secondo quesito referendario era proprio di “rendere l’acqua estranea alle logiche del profitto”. Principio ulteriormente sancito dalla sentenza n.26 del 2011 della Corte Costituzionale.

Questo parziale rimborso, questa piccola, parziale restituzione, per certi versi una beffarda presa in giro, conferma che l’esito del referendum era “immediatamente applicabile”, come affermato esplicitamente dalla già citata sentenza della Corte Costituzionale. Non era affatto necessario attendere tre anni. La volontà dei cittadini, sebbene espressa in una forma giuridicamente vincolante, è stata e continua a essere aggirata dai governi e dalle maggioranze che si sono succedute, da Berlusconi a Letta e Monti, ed ora con Renzi.

Il Comitato Genovese del movimento ha deciso pertanto di farsi promotore di una ulteriore azione di iniziativa popolare che, ai sensi dell’art 117 della Costituzione, detta i principi con cui deve essere utilizzato, gestito e governato il patrimonio idrico regionale che, altresì, deve prefiggersi l’obiettivo di favorire la salvaguardia della vita degli esseri viventi attraverso un utilizzo accorto e razionale delle risorse naturali e la definizione di un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale, a fondamento del principio per cui l’acqua è un bene comune, un patrimonio collettivo, essenziale e insostituibile. La disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua costituiscono diritti inviolabili, inalienabili e universali della persona umana.

In tutti i Comuni della Regione è partita in gran forza la raccolta firme mediante l’organizzazione di banchetti e presidi stabili.

Una risposta pronta, chiara e forte a un atteggiamento di irriverente non considerazione del volere popolare e del rispetto di questo.

Il Comitato genovese di “Acqua Bene Comune” non si arrende al fatto che le pubbliche autorità si sono fatte consegnare le chiavi per estrarre profitti dal servizio idrico, e non vogliono certo rinunciarvi perché 27 milioni di “signor nessuno” hanno tracciato, su una scheda elettorale, una crocetta sul SI’. 

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