LA RAI DEVE RIVEDERE I CRITERI DELLA SUA PROGRAMMAZIONE

 

La Rai finalmente non deve più fare i conti con l’evasione massiccia che colpiva il canone. E’stata trovata la soluzione. Un po’ come la scoperta dell’acqua calda.

Ma perché non ci avevano pensato prima?

Questo dimostra che quando si vuole veramente colpire un fenomeno diffuso di evasione le soluzioni ci sono. E certamente non è la migliore soluzione premiare gli evasori con provvedimenti “sanatori” come è stato fatto in passato, facendo fare la figura dei cretini ai cittadini che pagano le tasse, non costruiscono abusivamente non portano i soldi all’Estero .

A questo punto, però, presidente e direttore dell’azienda Rai debbono dare una sterzata a quanto attiene la qualità dei programmi, l’incidenza della raccolta pubblicitaria, l’indice di ascolto e lo share, tutte cose collegate fra loro, da quando il servizio pubblico ha dovuto adeguarsi alle regole della concorrenza con la tv commerciale.

Adesso, potendo contare sul gettito di un canone pagato sicuramente da tutti gli utenti, la Rai deve tornare alla qualità delle origini, senza andare incontro ai gusti del pubblico indicati dall’indice di ascolto e dallo share, funzionali alla raccolta pubblicitaria.

Il pubblico dell’indice di ascolto ha ormai una vastissima offerta su cui contare e da questo tipo di offerta la Rai deve adesso prendere le distanze.

Per esempio non copiando i programmi di Maria De Filippi, con Albano e Romina, ma lasciando che i fans delle lacrime in TV si sintonizzino direttamente su Canale 5.

Non propinandoci remake di fiction straniere  come Il Paradiso delle Signore ,fotocopia dello spagnolo  Velvet  programmato lo scorso autunno.

Non riempiendo i pomeriggi con programmi sui delitti del giorno per sostenere la concorrenza di una tv alla Barbara d’Urso, ma offrendoci programmi di qualità come quelli, per fare un esempio, curati anni fa da Paolo Limiti.

Non offrendoci all’ora di pranzo programmi di cucina in contemporanea su Rai uno e Rai due. Antonella Clerici basta e avanza sulla Rai, con tutti i cuochi o gli chef che imperversano in chiaro o sulle pay. Addirittura ormai c’è un canale riservato solo a questo.

Chiudendo finalmente la serie di Don Matteo, anche se ha un alto indice di ascolto, perché, francamente, Terence Hill recita come uno stoccafisso, sia quando fa il prete che quando fa il forestale. Era meglio quando menava tutti con Bud Spencer.

E poi, è giusto che un prete pratichi la povertà, ma non è dignitoso che un prete modello, come vorrebbe essere Don Matteo, porti una tonaca lisa e sporca. Bisogna aver rispetto di se stessi e del proprio ruolo pubblico.

A questo punto ci sembra lecito aspettarsi una netta diminuzione della pubblicità che interrompe i programmi. Le pay tv l’hanno messo in pratica e la rai è una pay tv.

Dalla tv commerciale in chiaro, che non paghiamo, possiamo tollerare un film continuamente interrotto ma dalla Rai no!

La fiction Rai di qualità c’è ancora ed è, per esempio, quella che ci ha fatto conoscere personalità come Luisa Spagnoli e altri imprenditori che hanno reso famosa in tutto il mondo la creatività italiana, o quella come “Tango per la libertà” che ci serve per non dimenticare le violenze delle dittature affermatesi nel secolo scorso e per essere preparati ad affrontare le violenze di questo  secolo.

Infine ci sembra che un onesto servizio pubblico non debba schierarsi con una parte dell’opinione pubblica, offendendo l’opposto schieramento.

E’, per parlare chiaro, quello che fa regolarmente il “buon” Fazio con “la cattiva” Litinzetto su temi come l’eutanasia, la step child adotion (ormai  per non farci capire  niente si ricorre all’Inglese) ed altri  su cui non si ammette nemmeno più, da una certa fazione, la libertà di coscienza.

 

Laura Barone

 

 

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