LA POLIZIA GIUDIZIARIA ARRESTA TRE SCAFISTI EGIZIANI RESPONSABILI DELLO SBARCO DI 435 MIGRANTI.

 

La Polizia Giudiziaria esegue il fermo di MOUHAMED ABOU SAADAM Ramadhan nato in Egitto il 01.12.1988, EL SAYED Jalal nato in Egitto il 04.05.1985 e SAYED MOUHAMED ALI Hameda nato in Egitto il 01.01.1995 in quanto responsabili del delitto previsto dagli artt. 416 C.P. e 12  D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286,  ovvero si associava con altri soggetti presenti in Libia al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari di varie nazionalità. Il delitto è aggravato dal fatto di aver  procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante.

Gli arrestati dovranno rispondere anche del reato di sequestro di persona in quanto hanno tenuto a bordo del peschereccio per ben 6 giorni senza possibilità di tornare indietro, così come da loro richiesto, fino  a quando non avrebbero riempito del numero dei migranti sperato il natante.

I tre fermati unitamente agli altri associati presenti in Egitto, sono quindi responsabili di aver condotto dalle coste egiziane a quelle italiane un peschereccio carico di 430 migranti provenienti prevalentemente dalla Siria e dall’Egitto molti dei quali minori.

I FATTI

 

Alle ore 12.03 del 23.05.2014 la Nave Militare “COMANDANTE FOSCARI” della Marina Militare Italiana, a seguito di una telefonata di soccorso da parte di un telefono satellitare Thuraya, avvistava un natante privo di bandiera e di sigla di identificazione che raggiungeva e controllava alle successive ore 15.30.  Nelle ore successive e dopo le operazioni di rito tese soprattutto alla salvaguardia della vita umana, la stessa unità militare provvedeva al trasbordo di tutti i clandestini su di essa, operazioni che si concludevano alle ore 16.00 successive.  I migranti soccorsi risultavano n. 435, di cui 115 uomini, 56 donne e 264 minori, di dichiarata nazionalità siriana ed egiziana. Dopo tutte le operazioni di rito la citata nave dirigeva verso il porto di Pozzallo, giungendovi in rada alle ore 10.30 di giorno 24. Tutti i clandestini, a mezzo di rimorchiatore sbarcavano nel porto di Pozzallo (RG).

ORDINE PUBBLICO ED ASSISTENZA

 

Le operazioni di sbarco al porto di Pozzallo venivano coordinate dal Funzionario della Polizia di Stato della Questura di Ragusa responsabile dell’Ordine Pubblico, operazioni alle quali partecipavano 20 Agenti della Polizia di Stato, altri operatori delle Forze dell’Ordine, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana ed i medici dell’A.S.P. per le prime cure.

Prima delle fasi di sbarco la Polizia Giudiziaria e la Polizia Scientifica unitamente ai medici della Sanità Marittima (che si occupano delle prime visite ed autorizzano da un punto di vista sanitario i soggetti che possono sbarcare) salivano a bordo del rimorchiatore al fine di iniziare a cercare elementi utili per le indagini.

Nelle more delle fasi di sbarco il Funzionario di Polizia responsabile dell’Ordine Pubblico si occupava di trasferire tutti gli ospiti del centro di Pozzallo al fine di poter accogliere quelli appena giunti. La macchina organizzativa della Questura è ormai rodata per certi ritmi, difatti contemporaneamente allo sbarco, altri migranti partivano a bordo di volo charter dall’Aeroporto di Comiso ed altri venivano trasferito nella struttura di Ragusa in contrada Cifali.

Gli extracomunitari appena sbarcati, una volta a terra venivano così suddivisi, i siriani al centro di c.da Cifali a Ragusa e gli egiziani presso i locali del C.P.S.A. sito all’interno della succitata area portuale al fine di sottoporli alle difficoltose e delicate fasi di identificazione da parte di personale del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica della Questura di Ragusa, del Servizio Polizia Scientifica della Direzione Centrale Anticrimine di Roma e dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Ragusa.

Dopo il soccorso e l’assistenza sanitaria dei migranti, la Polizia di Stato iniziava le procedure di identificazione e di intervista insieme agli interpreti, in particolar modo dei numerosi minori presenti.

 

LE INDAGINI

 

Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ragusa ed il Servizio Centrale Operativo Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, collaborati da un’aliquota della Sez. Oper. Nav. della Guardia di Finanza di Pozzallo ed un’aliquota della Compagnia Carabinieri di Modica hanno iniziato le indagini sin dai primi istanti dell’approdo del rimorchiatore che aveva traghettato i migranti dalla nave militare alla banchina portuale.

Conoscendo i numeri dei migranti egiziani a bordo e le prime interviste fatte dal personale della Marina, gli uomini della Polizia Giudiziaria erano già al corrente che l’imbarcazione era partita dalle coste egiziane e che di sicuro l’equipaggio di scafisti era composto da cittadini di quella nazionalità.

Per esigenze di Ordine Pubblico stabilite dal Questore di Ragusa i migranti siriani dovevano essere trasferiti subito in C.da Cifali a Ragusa, motivo per cui per primi venivano fatti scendere i nuclei familiari siriani.

L’occasione è stata ghiotta per gli scafisti che hanno tentato in tutti modi di fingersi siriani ed andare con loro per poi tentare di fuggire ma gli investigatori sono stati molto più abili anche grazie al pianto disperato di un bambino.

Proprio il comandante del peschereccio, ovvero dell’equipaggio di scafisti, ha minacciato un giovane siriano padre di un bambino di poco più di un anno di dargli il figlio per potersi così mischiare tra loro. Il padre intimorito ha dato il figlio allo scafista ma il comandante non aveva fatto i conti con il neonato che iniziava a piangere in modo disperato attirando l’attenzione dei Poliziotti. Uno degli Agenti avvicinandosi al bambino notava che non vi era una somiglianza tra padre e figlio e quindi considerato il pianto, grazie ad un interprete della Polizia Giudiziaria, veniva chiesto se il minore avesse bisogno di cure mediche. È stato in quel momento che lo scafista si è tradito con un semplice “no grazie” dal quale l’interprete ha capito subito che non fosse siriano segnalandolo agli investigatori. Immediata la reazione del padre che riprendeva il figlio in braccio e spiegava l’accaduto consentendo così agli Agenti di catturare subito lo scafista e separarlo dagli altri portandolo a bordo di un’auto di servizio negli uffici di Polizia presso il C.P.S.A.

Grazie alla costanza ed all’esperienza maturata sul campo dalla Polizia, è stato possibile appurare anche le responsabilità degli altri due egiziani componenti dell’equipaggio responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Uno dei due correi ha finto di essere minore ma sottoposto ad esami radiografici presso l’ospedale di Modica è stato smentito dai medici che hanno appurato l’età approssimativa di 20 anni.

Anche in questo caso i testimoni sono stati fondamentali, hanno raccontato di violenze durante la permanenza nei centri di reclutamento in Egitto per poter partire per il viaggio da intraprendere per l’Italia.

Al termine delle indagini durante 20 ore gli investigatori hanno appurato che in questo caso i migranti sono partiti tutti dalle coste egiziane e che l’organizzazione composta da cittadini egiziani e forse siriani ha incassato più di un milione di dollari.

 

 

LE TESTIMONIANZE

 

I racconti dei migranti fondamentali per le indagini:  

  • Uno migrante siriano:

Faccio presente che a causa dei ben noti e perduranti disordini esistenti nel mio paese di origine e non vedendo una pacifica risoluzione agli stessi ho pensato bene di cercare fortuna in altri territori, soprattutto per realizzare le mie ambizioni professionali. Come molti miei connazionali ed unitamente a tutta la mia famiglia, composta oltre a me da mia moglie e da due bambini in tenera età, ho lasciato nel mese di Luglio 2013 la Siria per andare a vivere in Egitto. Colà ho preso in affitto un appartamento ed ho riscontrato difficoltà di natura economica e sebbene avessi trovato lavoro, sul territorio egiziano, come  farmacista, i relativi compensi non mi permettevano di vivervi in modo dignitoso. A causa di tali problematiche ho dovuto rivedere i miei programmi, che erano quelli di trasferirmi definitivamente in Inghilterra attraverso l’Italia a mezzo di uno di quei viaggi clandestini che via mare apposite organizzazioni fanno partire verso tale ultimo territorio e negli ultimi tempi, o meglio nel decorso mese di aprile, ho deciso di far rientrare in Siria mia moglie e i miei figli mentre io ho organizzato il mio trasferimento verso Alessandria d’Egitto, ben sapendo che in tale centro avrei potuto contattare elementi di una delle predette organizzazioni criminali. A conclusione del colloquio telefonico con uno degli organizzatori lo  incontravo per un caffè dove vennero discussi tutti i particolari del viaggio e nei particolari il fatto che avrebbe comportato per me la spesa di 2.500 Dollari USA.

A bordo di un pulmino stracolmo di passeggeri dopo circa 3 ore di strada giungevo a ****** ed io, con gli altri passeggeri del medesimo mezzo, venivo condotto ed allocato all’interno di una struttura abitativa alla periferia della città. Sono rimasto all’interno di tale casa per un totale di cinque giorni  e con il passare del tempo vedevo allocarvi altri soggetti fino a diventare tantissimi.

La partenza da ******* avveniva allorquando, prendevo posto su di un pulmino dove vi erano già due egiziani. Percorrevano una strada fino a raggiungere, dopo due ore di marcia, un non meglio indicato spiazzale dove ad attenderli vi erano due camion i cui enormi cassoni erano già occupati da una sessantina di egiziani, trenta per uno. Anche i siriani prendevano posto sui cassoni dei citati camion. Giunti in spiaggia tutti quanti venivano fatti salire su un’imbarcazione, ove era già presente il suo equipaggio e questo ha preteso da parte dei clandestini ancora inadempienti le somme dovute per il viaggio prima che ancora questi salissero sull’imbarcazione in legno. Parlando con alcuni egiziani e siriani già presenti in barca mi riferivano che si trovavano li da giorni e che volevano tornare indietro per paura ma gli venivano risposto che potevano tornare a nuoto ed avrebbero perso il denaro perchè loro dovevano raggiungere il numero previsto.

·         Un migrante egiziano:

la mia giovane età mi ha fatto sempre desiderare di lasciare il mio paese per trasferirmi in Italia ove trovare situazioni di vita migliori. Anche i miei genitori sono stati da sempre favorevoli a tali mie iniziative e gli stessi mi hanno esternato la loro volontà ad esaudire le mie ambizioni anche a costo di sacrifici. L’occasione si è presentata quando, nella data del 15.05.2014, gli stessi miei congiunti hanno conosciuto un appartenente ad una delle organizzazioni dedite al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina verso l’Italia a mezzo di imbarcazioni che sovente salpano dalla costa egiziana. Con lo stesso hanno pattuito le varia condizioni relative alla mia partenza verso l’Italia ed in particolare la circostanza che ha visto tali miei congiunti sottoscrivere al predetto alcuni titoli cambiari, dell’importo totale 3.000 dollari a garanzia della corresponsione di tale importo una volta che io avrei toccato il territorio italiano. Trovato l’accordo sono stato portato all’interno di un garage dove vi erano altri miei connazionali, molti dei quali più piccoli di età di me, anche questi destinati ad attraversare il Mediterraneo per approdare in Italia. Gli Egiziani che ci hanno vigilato costantemente ci facevano mangiare una sola volta al giorno, la mattina, dandoci solo del pane con dei formaggini. Gli stessi erano in possesso di fucili mitragliatori. Sovente, i predetti vigilanti, ricorrevano a vere e proprie violenze picchiando chiunque si opponeva, anche se minimamente, alle loro disposizioni. Personalmente ho ricevuto percosse da uno dei predetti soggetti. Una notte a mezzo dei camion venivamo fatti salire, e raggiungevamo un arenile distante dal garage due ore circa di viaggio. Una volta saliti a bordo di un peschereccio cominciavamo a navigare per un numero che non so indicare di giorni fino a quando, così come mi avevano detto i miei genitori per gli accordi presi non ho visto un aereo militare che pssava sopra di noi e dopo un paio di ore una nave italiana militare ci ha soccorso.

 

I MINORI

 

L numerosa presenza di minori a bordo del peschereccio ha destato particolare attenzione da parte del gruppo di Ufficiali ed Agenti di Polizia Giudiziaria che al fine di comprendere l’esatta dinamica delle organizzazioni criminali dedite alla tratta di esseri umani, ha intrapreso un’attività d’indagine specifica che continuerà in questi giorni.

Dalle prime sommarie interviste,  i minori hanno dichiarato che le famiglie pagano loro il viaggio per offrire un futuro all’intera famiglia, difatti uno bambino di 11 anni ha riferito: “mio padre mi ha messo su un autobus per Alessandria d’Egitto, dicendomi che li sarei stato preso da alcuni egiziani più grandi e che mi avrebbero portato in Italia dove dovevo andare a scuola per imparare un mestiere ed appena possibile lavorare per mandare i soldi in Egitto a loro, considerando che sono l’unico maschio ed ho 7 sorelle”.

 

 

 

LA CATTURA

 

Le indagini condotte dagli investigatori durate quasi 20 ore continuative, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto i responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, rei anche di essersi associati con altri egiziani e forse siriani al momento ignoti di sequestro di persona avvenuto in territorio egiziano considerato che hanno tenuto i migranti per ben 6 giorni a bordo del peschereccio senza dargli la possibilità di tornare indietro.   

Ogni migrante ha pagato in media circa 2.500 dollari (i siriani hanno pagato molto di più rispetto agli egiziani) per un totale di più 1.000.000 di dollari che sono andati quasi tutti agli organizzatori ed una piccola parte agli scafisti.

Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria coordinata dalla Squadra Mobile di Ragusa gli arrestati sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea anch’essa impegnata sul fronte immigrazione costantemente.

In corso complesse indagini con i gruppi di investigatori presenti in territorio estero sugli altri componenti dell’associazione a delinquere di cui il fermato fa parte.

 

LA GESTIONE DELL’ORDINE PUBBLICO

 

La Polizia di Stato responsabile dell’Ordine Pubblico così come delle indagini in materia di criminalità straniera, sta gestendo la “macchina” organizzativa con grande dedizione permettendo un fluido arrivo e contestuale partenza verso altre mete dei migranti a bordo dei charter messi a disposizione del Ministero dell’Interno così come accadrà nella data di oggi.

Gli uomini e le donne della Polizia di Stato stanno dando grande esempio di professionalità e spirito di abnegazione.  

L’Ufficio Ordine Pubblico per disposizioni del Questore di Ragusa Giuseppe Gammino sta organizzando partenze via charter per far partire tutti i migranti in altri centri del nord Italia.

 

 

BILANCIO ATTIVITA’ POLIZIA GIUDIZIARIA

 

Sino ad oggi, solo nel 2014 sono stati arrestati 44 scafisti dalla Polizia Giudiziaria e sono in corso numerose attività di collaborazione tra le Squadre Mobili siciliane al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste libiche a quelle Italiane.

 

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