LA POLITICA, L’UTILE, IL BUONO, IL GIUSTO E LA RAGION DI STATO DEL MACHIAVELLI

Il Gruppo ispicese del Caffè Quasimodo di Modica ha celebrato, nella sede della Sciabica e nel quadro degli appuntamenti della stagione culturale 2013-2014, il  5 centenario dell’opera di Niccolò Machiavelli, “Il Principe”, allineandosi così a tutte le manifestazioni che si stanno svolgendo in Italia, specie nella Toscana.

Dopo il saluto del sindaco di Ispica Piero Rustico e l’introduzione di Daniela Fava,  l’opera è stata  oggetto della serata con un intervento dell’avv. Antonio Borrometi, il quale ha inquadrato il trattato di Machiavelli nel quadro storico- politico del ‘500 , affermando che “la verità effettuale , cioè verificabile nei fatti, è la formula che nella tradizione critica condensa il realismo pessimistico del Machiavelli”, il quale  adoperò il concetto di utile  come sostanza del benessere della vita individuale e della collettività distinto dal concetto di buono e giusto che riguarda le analisi dei moralisti e dei teologi. Una scienza politica come quella proposta nel trattato, – ha affermato Borrometi –  con tutta una serie di precetti rivolti al Principe, presuppone ovviamente che gli uomini, pur nel trascorrere del tempo e in diverse situazioni e contesti storici, siano sempre uguali a se stessi, incapaci di evoluzione e miglioramento, così da reagire nel medesimo a contingenze diverse. Sta proprio  qui,infatti, l’interesse e l’attualità di questa opera.  

Domenico Pisana, Presidente del Caffè Letterario Quasimodo, ha evidenziato come  il Principe resista, tra tanta letteratura politica, alla sua antichità , di quasi cinque secoli, e come sia un testo non per politici di parte, ma un libro per lettori liberi, disposti a confrontarsi da soli con le sue verità. Secondo il pensiero politico di Machiavelli  – ha sostenuto Pisana – l’azione del ‘principe’, vale a dire dell’uomo di governo, non deve conformarsi ad astratti precetti morali, bensì perseguire la “salute dello Stato” e il mantenimento dell’ordine pubblico. Per questo, l’ambito dell’utilità politica, secondo Machiavelli, va distinto dall’ambito del bene morale: l’agire politico è a-morale, o pre-morale; un buon politico non è necessariamente un politico buono (in senso morale), ma piuttosto è colui che sa utilizzare efficacemente i mezzi più idonei alla costituzione e al mantenimento dello Stato. Insomma, ha concluso Pisana,  in Machiavelli l’utile individuale si sublima e si giustifica nell’utile della patria e in quella dello Stato al quale deve subordinarsi, e la tanto ripetuta espressione “il fine giustifica i mezzi”, che Machiavelli , come evidenziato dallo stesso Borrometi, non ha mai detto,  deve intendersi nel senso che i mezzi per ottenere un qualsiasi fine intanto sono giustificati dalla grandezza stessa del fine che coincide con la grandezza e la sicurezza dello Stato e  della collettività, aprendo così la strada alla discutibile dottrina della “ragion di Stato”.

Nel corso della serata Cristina Scucces e Giovanni Peligra della Compagnia “Nuovo Teatro Popolare” di Ispica,  hanno interpretato alcuni brani de “Il Principe”, intervallati dalla brillanti musiche del Duo “Gatto- Loibiso” alla chitarra e al clarinetto.

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