LA PAURA DEL VIAGGIO

Similmente alla vita, e alla struttura della fiaba, il viaggio ha ritmi, prove da superare, aiuti da accettare, scorci umani e paesaggistici inaspettati. Non ci pensiamo, mentre cerchiamo offerte presso operatori turistici o su internet. Prenotiamo, aggiustiamo i tempi, confrontiamo orari, durata, e scegliamo quel luogo piuttosto che un altro, talvolta in un attimo all’ultimo momento o cocciutamente per giorni. Non ce ne accorgiamo, ma quel ritmo, quelle prove, sono nel conto, da subito, se pure ci muoviamo fluidi, senza farci ostacolare da piccoli contrattempi, pur di partire, viaggiare…in libertà.

E in quel conto i viaggi possono comprendere un elemento oscuro, la paura: una paura di “testa” o di “pancia”, sana o malata. Non ci sfiora quasi mai che un destino beffardo ci aspetti al varco durante un viaggio! L’idea del viaggio scelto è sempre magica. Una sottile paura, la voce del disagio, tutt’al più chiede: “Che faccio, se mi succede qualcosa lontano da casa?” Sta lì, a sogguardarci, e non tanto collocata precisamente nell’altrove, quanto dentro di noi.

Si comincia con l’ansia della partenza: mal d’auto, mal di mare…; paura di volare, di navigare, di precipitare, di una malattia o più semplicemente di un malessere. Non a caso, al momento della partenza, ormai stressati, proprio allora l’ansia accumulata può trasformarsi in fobia (agorafobia, claustrofobia, vertigini…, la sindrome di Stendhal, che davanti a una grande bellezza di luoghi d’arte e storia dà straniamento, mentre siamo incantati, sopraffatti da una grande emozione!). Qualcosa di grande smuove, sommuove ogni parte di noi, viaggiando!

Paura a volte di lasciare certe situazioni alle spalle e al ritorno trovare qualcosa di diverso: il viaggio è anche un ponte fra ieri e domani, fra passato e futuro.

E poi può esserci il terrore. Devastante trovarsi a Katmandu nel momento del terremoto! O scendere a terra da una nave in crociera per visitare un museo e trovarsi in mezzo a un attacco terroristico (ricordando fatti recenti). Tutti abbiamo visto in tv i visi spaventati, gli occhi bagnati di lacrime, i piedi a terra qui, ma la testa e il cuore…ancora lì, “lontani”, con la gente e i luoghi di “prima”.

La paura, causa di immobilismo nelle questioni quotidiane, sembra tuttavia non toccare chi ha bisogno di nuovi orizzonti e libertà. Molte, serie, e di diverso ordine, le domande che ci si può porre, ma tutto questo non fa morire il sogno di viaggiare, quella nostalgia dell’altrove idealizzato. Io credo che il sogno affascinante dell’altrove non si spenga definitivamente: fa parte di quella essenza divina che forma l’uomo.

 

 

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