LA GRAVE SITUAZIONE DEL COMPARTO AGRICOLO

L’on. Orazio Ragusa ha presentato ieri in aula all’Ars una mozione sulla gravissima situazione economica che colpisce le imprese agricole e i lavoratori, una situazione che impone sforzi straordinari da parte del Governo regionale per attenuarne i devastanti effetti. Con la mozione, si impegna il Governo regionale a istituire una unità di crisi con il compito di: proporre la dichiarazione dello stato di crisi del comparto agricolo per l’intera fascia trasformata; sollecitare il governo nazionale a procedere all’attivazione delle clausole di salvaguardia previste dagli accordi con Tunisia e Marocco; predisporre una moratoria per le posizioni di indebitamento delle aziende e dei singoli produttori; e ancora per attuare il controllo dei prezzi pagati agli agricoltori confrontandoli con quelli pagati dai consumatori ponendo sotto attenzione le anomalie nonché il controllo dei prezzi pagati agli agricoltori confrontandoli con quelli pagati dai consumatori ponendo anche in questo caso sotto attenzione le anomalie. L’unità di crisi dovrà anche occuparsi di attivare rigidissimi controlli sui prodotti agricoli provenienti da altri paesi spacciandole come produzioni siciliane; promuovere la promozione e la intensificazione delle nostre produzioni agricole; rivedere alcuni criteri di accesso alle varie misure di finanziamento in agricoltura (Psr) per consentire la partecipazione, con l’attribuzione di adeguati punteggi, a quelle aziende che operano in territori particolarmente “vocati” per le produzioni agricole; intervenire attraverso la previsione di specifiche misure verso la distribuzione organizzata per controllare le distorsioni e stimolare ad intensificare la commercializzazione dei prodotti agricoli siciliani.

“Sappiamo – dice l’on. Ragusa – che sono ingenti i danni che l’eccezionale crollo dei prezzi riconosciuti ai produttori agricoli sta causando all’intero comparto: una prima stima, approssimativa, segnala perdite per svariati milioni di euro. La sola provincia di Ragusa ha perso negli ultimi dieci anni più del 40 per cento delle produzioni agricole per effetto di gravi distorsioni della filiera che hanno tolto ai “poveri” produttori e trasferito risorse agli speculatori che lucrano sul differenziale tra i prezzi riconosciuti agli agricoltori e quelli pagati dai consumatori finali. Ogni giorno viene sottratta la speranza a troppi produttori agricoli che smettono di potere contare su un futuro sostenibile e sono costretti a svendere la proprie produzioni a prezzi sotto costo. Il prezzo di un ortaggio aumenta anche più di cinque volte dal campo alla tavola a causa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera. Una situazione insostenibile che rischia di degenerare: per fare un esempio nella giornata di oggi un chilogrammo di pomodoro a Scicli, pagato al produttore 20 centesimi, si può trovare negli scaffali di un supermercato ad un prezzo anche superiore a 1,50 euro. Una differenza inaccettabile, che rappresenta un “pugno nello stomaco” per i tanti produttori che ogni giorno lavorano e investono per realizzare le produzioni. L’agricoltura iblea è ormai al collasso e la crisi economica che ci attanaglia da tempo lascia immaginare il fallimento di tantissime imprese. Il mondo dell’imprenditoria agricola è in crisi, e non per mancanza di lavoro, voglia e opportunità, ma per distorsioni di filiera e, in alcuni casi, per gravi speculazioni. Se si aggiunge a questo disagio anche l’ingresso di prodotti, non sicuri, provenienti da altri paesi, spacciati per prodotti locali, ci si può facilmente rendere conto che il sistema produttivo sta per saltare”.

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