È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
LA CITTÀ DI PALMIRA
04 Set 2015 04:55
Si può amare un luogo, una città, tanto da morirne? O odiarla così tanto da volerla distrutta, perduta per sempre? E’ successo, in passato. La storia ci porta l’esempio di Roma e Cartagine: i Romani sparsero sale, perché niente e nulla più crescesse sulle fondamenta dell’odiata Cartagine sconfitta.
E’ successo ancora, in forma di rituale che sa di barbarico, in Siria, nell’antica città di Palmira.
A Palmira, e per amore di Palmira, è morto anche Khalid al-Asaad ex direttore delle antichità del sito della città. Decapitato per mano dei militanti dell’Isis e appeso a una colonna in piazza.
Palmira è sita in un’oasi a centinaia di chilometri di distanza da Damasco e dal fiume Eufrate, luoghi già di per sé evocativi di grandi civiltà. E’ la leggendaria città del deserto, regno della regina Zenobia, che la volle indipendente sia dall’impero romano sia persiano.
Palmira è stata brutalmente attaccata, anche se discordanti sono le notizie sulle condizioni del sito archeologico. Certi dicono che “i carri armati e i missili di questa guerra civile abbiano colpito alcuni edifici monumentali, lasciando cumuli di rovine”. Certi dicono che “il sito sia stato finora risparmiato”, ma non il tempio di Baalshamin. Resta difficile in tempo di guerre pensare al tempio di Bel, ai colonnati del Decumano, al teatro e ai Propilei -sopravvissuti a terremoti-, come luoghi sereni di attività umane millenarie. Nel bailamme delle informazioni raccontare di Palmira può però contrastare l’ombra della violenza che la attanaglia, renderle onore ed essere vicini ai Palmireni.
La città, nei secoli prima e dopo Cristo, è stata a lungo un centro carovaniero molto attivo. Era detta sposa del deserto, dai mercanti e viaggiatori che attraversavano il deserto della Siria per commerciare, a Occidente con Roma e le principali città dell’Impero, e a Oriente con Mesopotamia, Persia, India fino alla Cina. Oggi sono il turismo e l’agricoltura che permettono alla gente di vivere nella vicina città di Tadmor, che ha raccolto l’eredità di Palmira e dell’oasi con le sue palme.
Palmira ha origini lontane che fan capo a Salomone, il saggio re, che l’ha fortificata. Alti e bassi caratterizzano la storia di Palmira. Interessò in vari periodi i Romani che contribuirono ad abbellirla e rifare le mura, riconoscendole l’importanza di oasi nel deserto. Palmira fece parte della provincia romana di Siria, nel dopo Cristo, sotto i regni di Tiberio e Nerone, e gli storici dell’epoca, misero in luce il suo ruolo e la ricchezza del sottosuolo che aveva una sorgente di acque sulfuree. In quegli anni sorse il Santuario di Baal, dedicato a un dio fenicio e alle divinità del Sole e della Luna.
Palmira, e per la collaborazione degli sceicchi nomadi e per la saggezza di imperatori romani come Adriano e Caracalla, ebbe lo statuto di città libera. Ci furono tempi in cui senza essere coinvolta in alcuna guerra, Palmira, continuò a prosperare ed anche altri in cui dovette difendersi da incursioni nemiche. Da queste minacce emerse la figura di Odenato, discendente e alleato dei Romani che fu decisivo contro i nemici e di aiuto a Roma. Nominato governatore, diede stabilità e sicurezza negli anni successivi anche contro i Persiani.
Poi venne i Regno dell’ambiziosa regina Zenobia, moglie di Odenato, che assassinò il marito e il figlio maggiore di lui, e salì al potere per staccarsi da Roma e costruire un impero indipendente. Zenobia si proclamò Augusta, e Imperatrix Romanorum e Discendente di Cleopatra. Con il suo esercito conquistò Arabia, Palestina ed Egitto, che erano province romane. In questo modo mise la città di Palmira al centro della via commerciale verso le Indie. Allargò il suo regno conquistando la Bitinia e la Cappadocia. Quando l’imperatore Aureliano salì al potere, le riconquistò, sconfisse la cavalleria palmirena e mise sotto assedio Palmira. Zenobia, col figlioletto, a dorso di veloci dromedari, si diresse verso la Persia cercando aiuto. Fu raggiunta e catturata dall’imperatore romano prima di arrivare al fiume Eufrate. Zenobia, per non essere giustiziata incolpò i cattivi consiglieri; si rifugiò dietro ad un’improbabile fragilità di donna, ma ebbe salva la vita. La città riconobbe l’autorità di Aureliano e non subì conseguenze per la resa. In seguito ad una ribellione, più tardi, fu saccheggiata e le sua mura abbattute. Tornò a essere un piccolo villaggio, sede militare romana. Nel 300 circa, Diocleziano la fortificò e protesse dai popoli vicini e lasciò stabilmente un accampamento con un pretorio. Altre guarnigioni e fortificazioni e costruzioni di chiese caratterizzarono il periodo della dominazione bizantina. La città fu infine conquistata dagli Arabi nel 600 circa e cadde in rovina.
Scavi, ricerche, studi scientifici su iscrizioni e reperti, avviati negli ultimi anni, sono stati interrotti dalla guerra e probabilmente vanificati per sempre, visto la situazione precaria del sito.
Palmira: da sposa del deserto…all’offensivo sfregio e spregio di un ripudio!
Tiziana Margoni
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