INTERVISTA ALL’INGEGNER GIACOMO MANZONI DI CHIOSCA SCRITTORE

 

Continua la miniserie di interviste a scrittori. L’ingegner Manzoni di Chiosca è un simpatico signore che avevo conosciuto in un altro incontro con Furore dei Libri. In una biblioteca a Ora, in Alto Adige, venivano presentati ad una classe elementare, dieci racconti brevi, i primi del concorso Parole per strada.  In quella occasione scoprii che scriveva anche storie per bambini. Distribuì il suo libro a tutta la classe. Insegnanti comprese. Ne  regalò uno anche a me. Delizioso.

 

So che Lei è milanese di origine e ha un cognome importante. Scrive su quali temi?

Io faccio di tutto. Sono un ingegnere e faccio di tutto! Ho anche scritto qualche racconto.

Racconti lunghi? Brevi?

La maggior parte sono favole che avevo inventato per i miei figli quando erano bambini.

Come le inventava? Insomma che cosa La ispirava?

La prima favola che ho scritto era nata viaggiando in macchina coi miei bambini. Il viaggio era lungo e i piccoli si annoiavano. Il minore aveva un coccodrillo di plastica lungo circa 80 centimetri. Abbiamo cominciato a parlare di quanto poteva essere lungo un animale come quello, (cioè un coccodrillo vero), quattro metri e mezzo, cinque… o di più?

Più lungo dell’automobile? E da qui mi è venuta l’idea di raccontare di un coccodrillo che voleva fare l’autostop.

E poi?

Il racconto fu poi messo per iscritto e un anno dopo a Lavìs (Trento) hanno indetto un concorso “Il piacere di raccontare” a cui ho partecipato e con mia grande sorpresa ho vinto il primo premio.

Ma non è finita lì…

No, infatti, ci ho preso gusto e ho cominciato a partecipare a concorsi letterari e in particolare con poesie.

Come succede a tanti…

Sì, infatti. Poi verso i 50 anni ho ripreso a scrivere qualcosa, però devo dire che a 70…. La vena si è esaurita.

Cosa importa? Lei però  ha scritto e pubblicato. No?!

Sono stati pubblicate cinque brevi sillogi (raccolte) di poesia. La prima silloge ha vinto il primo premio che consisteva nella sua pubblicazione e poi il resto è venuto da sé.

Lei è socio dell’Associazione Il Furore dei Libri, questo cosa comporta per lei?

La soddisfazione di far parte di un’associazione culturale particolarmente vivace e stimolante. Va detto che sono socio anche di altre associazioni culturali, come il Gruppo poesie ’83 e Gruppo “Impagina”

Come faccio sempre con le persone che intervisto Le chiedo una frase, o un moto o anche un proverbio, per i lettori di RagusaOggi.

Un mio motto personale è questo: “Se uno va piano, per piano che vada, fa sempre più strada di uno che resta fermo”.   

 

Vorrei mettere qui di seguito una delle sue poesie tratta da “Animali domestici e selvaggi” (silloge inedita).

Il bue

“T’amo, pio bove”… “Ancor non ho afferrato

che cosa tu intenda per amare:

quand’ero un vitellino mi hai castrato,

da allora mi fai sempre faticare,

 

lavorare e sudar come un dannato,

poi chiuso nella stalla, a riposare.

Vorrei proprio sentire un sindacato,

per capire se è tutto regolare!”

 

“Ma il Carducci ti ha scritto un bel sonetto…”

“Cos’è un sonetto? È roba da mangiare?

Non so leggere, io! Dove lo metto?!

 

Ma non importa, non voglio litigare.

Son nato da una vacca io, poveretto,

lo so, è così, non c’è niente da fare!”

 

 

 

 

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