INFANZIA NEGATA TRA POVERTA’ E SVILUPPO

Il tema dell’infanzia negata costituisce argomento fondamentale per sollecitare la società a non ignorare questa piaga che coinvolge i bambini di tutto il mondo, violandone i diritti fondamentali.

Generalmente, finora, quando si è parlato di infanzia negata ci si è riferiti allo sfruttamento minorile, per il lavoro, per la pedopornografia, per la lotta armata che è arrivata a mettere le armi in mano a bambini, che forse, non li avrebbero usate nemmeno come giocattoli.

Lo sfruttamento minorile è direttamente legato alla povertà e alla quasi totale assenza di educazione scolastica, non solo nei paesi in via di sviluppo.

Ma oggi, con un fenomeno dell’immigrazione che ha raggiunto livelli impensabili, il tema ‘infanzia negata’

assume aspetti particolari.

Guardando al problema in maniera superficiale, si potrebbe dire che i giovani migranti, una volta sfuggiti alla povertà, alle guerre, alle dittature repressive e al grande pericolo di un futuro incerto, si possono considerare salvi, una volta raggiunto il suolo europeo e italiano.

In parte questo è vero, considerando le realtà da cui escono, ma occorre considerare le politiche del nostro paese per poter dire che i bambini e i giovani figli di immigrati hanno avuta restituita l’infanzia.

E’ troppo presto per dirlo perché tanti sono i fattori che autorizzano a non entusiasmarsi troppo.

Innanzitutto non si ha il controllo totale ed effettivo di dove vanno a finire questi bambini: tante volte si è sentito parlare di bambini scomparsi di cui non si sa più nulla: commercio clandestino di organi, prostituzione minorile, sfruttamento, altro ? Non si è arrivati mai a fare luce su queste misteriose scomparse.

Il futuro dei giovani migranti è legato, prima di tutto al destino dei genitori, molti dei quali vengono in Italia, in Europa senza una destinazione precisa, molti hanno intenzione di lavorare, molti cadono nella rete di traffici illeciti e malaffare.

Così come le leggi per la tutela e l’assistenza degli immigrati sono carenti, maggiormente si avverte il bisogno di tutele specifiche per l’infanzia. E’ un problema che non può essere solo italiano ma che la ricca Europa deve far suo come simbolo di civiltà.

Non è possibile che una confederazione di Stati come quella Europea distribuisca milioni di euro a pioggia per i progetti più disparati e non si occupi realmente di queste emergenze.

I programmi destinati all’infanzia e ai giovani dovrebbero essere prioritari, l’accoglienza da sola non basta se famiglie, bambini e giovani sono poi lasciati al loro destino.

Recentemente il Vescovo di Noto ha annunciato che saranno messe a disposizione degli immigrati le strutture della Chiesa che risultano vuote: questo sarebbe una iniziativa encomiabile se attuata con particolare attenzione all’infanzia. Per secoli la Chiesa ha costituito faro di educazione, formazione e istruzione per tanti giovani in difficoltà, orfani, figli di separati, figli di carcerati, tutti soggetti che hanno trovato, nella maggior parte dei casi, una via per una perfetta integrazione nella società.

Oggi questa potrebbe essere una funzione essenziale della Chiesa che dovrebbe pensare al futuro di questa infanzia e di questi giovani.

Perché la situazione politica italiana che già non fa sperare nulla di buono per noi giovani italiani, perfettamente integrati nella società, benestanti e istruiti, può fare ben poco per un esercito di migranti destinato, per ora, ad aumentare di giorno in giorno.

L’integrazione di questi giovani va considerata essenziale per assegnare un livello di civiltà accettabile al nostro paese, solo l’iniziativa di movimenti popolari e di associazioni private può contribuire al problema ma si deve intervenire presto perché, intanto, un esercito di giovani penetra nel nostro continente e non di tutti si sa dove vanno a finire.

Va principalmente salvaguardato l’aspetto della integrazione socio culturale del giovane e, maggiormente del bambino, spesso sospesi fra due mondi diversi, quello del paese di origine e il nuovo, spesso il conferimento dei diritti di cittadinanza e le tutele di legge non bastano per una soddisfacente integrazione.

Occorre guardare al vero significato di immigrato che non è persona che si muove, in cerca di lavoro, da un paese a un altro”, ma di persona costretta dalle situazioni o dalla famiglia a scappare verso un altro mondo.

 

In paesi come la Francia dove l’integrazione degli immigrati è più avanti che da noi la problematica personale dei minori è inquadrata all’interno di un quadro di riferimento più ampio, nel quale siano inclusi anche le vicissitudini del ciclo migratorio e il rapporto con il paese di origine.

In Francia si parla di ‘generazione involontaria’ , arrivata senza averlo voluto, senza aver nulla deciso e dovendosi adattare alla situazione in cui i genitori sono logorati dal lavoro e dall’esilio,

La scuola, i servizi sociali, la giustizia sono solo alcune tra le istituzioni statali che quotidianamente si cimentano con i nuovi problemi che la crescita di una società sempre più multiculturale comporta. Una generazione involontaria che cresce congiuntamente alla problematicità di cui si fa espressione e che spesso si rende più concretamente percepibile e rilevabile attraverso manifestazioni quali: il ritardo scolastico, il disagio individuale e familiare, il maggior rischio di devianza sociale.Una generazione involontaria che è cresciuta notevolmente negli ultimi anni, nei paesi europei, rendendo il fenomeno di difficile gestione.

Per la definizione del benessere del bambino occorre prendere in considerazione l’insieme dei fattori che ne favoriscono lo sviluppo fisico, psicologico, sociale, culturale mentre importante è la stabilità e la sicurezza del contesto nel quale il bambino vive.

Giovanni Pluchino

II A ITG “GAGLIARDI” RAGUSA

Prof. Rosanna Bocchieri

 

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