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IN CAMMINO, TRA IL CASTELLO DI SEGONZANO E DÜRER TREKKING CULTURALE
16 Set 2015 18:48
Domenica 13 settembre, si è svolto l’evento Dürerweg, all’insegna di un unico tema: la passione per il viaggio e lo status di viaggiatore.
Aspetti vari contribuiscono a rendere particolare la manifestazione: lo spostamento con ritmo lento, naturale, lungo il sentiero del Dürer; la conoscenza di luoghi suggestivi e la degustazione di prodotti locali; la cultura, che qui consiste nel conoscere meglio Dürer e vedere l’odierno ambiente col suo sguardo artistico e storico.
La giornata, coordinata dall’APT di Pinè e Cembra e autorità locali, ha dunque fatto convergere in un’organizzazione fluida ed impeccabile, sia la camminata del gruppo di trekking, sia il recital sul viaggio del Dürer in terra trentina, sia i passaggi in angoli di indubbio fascino.
Tutto ha preso le mosse da Cembra, dalla Chiesa di S. Rocco -balcone su “Paesaggio Alpino” che il pittore ha ritratto. Poi via via verso il torrente Avisio, attraversando il ponte sospeso, e in direzione di Piazzole -lungo la via dei pellegrini per il santuario di Montagnaga di Pinè. E ancora verso Prada di Sevignano, sui luoghi della seconda veduta del Dürer: “Alberi sul dosso montagnoso”, per raggiungere il punto panoramico sulle Piramidi di terra di Segonzano, fino alla sosta per il pranzo rustico a Piazzo di Segonzano, nei giardini della villa dei nobili a Prato.
Era il castello di Segonzano, meta e teatro del recital, ma il tempo incerto ci ha messo lo zampino!
Quindi, anziché salire al castello, il monologo sui documenti epistolari relativi al suo viaggio in Italia, è stato recitato nei giardini del Palazzo degli a Prato. Gli attori hanno saputo tenere l’attenzione del gruppo che, riparato fra alti alberi del parco, non si è preoccupato della pioggia, stando in ascolto attento, mentre la musica dal vivo del Clarinet trio s’accompagnava al testo.
Perché il castello di Segonzano?
Il Dürer qui ha soggiornato nel 1494, dipingendo appunto “Castello in rovina su una rupe” -tecnica acquerello a guazzo. Di quel viaggio ha descritto anche Venezia e il suo capolavoro la “Madonna del Rosario”, così come l’incanto provato alla veduta di Arco, e le sue impressioni sulla città di Trento.
Il castello, meta finale dell’intero percorso odierno, sorge fra le località di Faver e di Segonzano, su una rupe alta un centinaio di metri. Per la posizione elevata e di facile controllo sul fondovalle, fu probabilmente un “casteler”, posto di guardia preistorico e poi torre di guardia romana. I documenti testimoniano che fu dato in feudo dal Principe Vescovo Federico Vanga al Signore Scancio, ai primi del 1200. Il feudo passò poi di mano in mano a diversi Signori, e a Capitani che lo ressero per il Tirolo. Fu in quegli anni che Dürer vi soggiornò per qualche giorno, di passaggio dal Nord, in seguito ad una deviazione imprevista causata da un’alluvione lungo il percorso programmato. Il castello, ceduto nel 1500 ai Lichtenstein, tornò di pertinenza vescovile e infeudato dal Principe Vescovo Bernardo Clesio al Signore Giovanni a Prato. La famiglia nobiliare è tuttora proprietaria del castello che ha retto dal 1535 al 1823. Il castello, gravemente rovinato durante l’occupazione francese alla fine del 1700, fu anche abbandonato. Restaurato parzialmente e messo in sicurezza nel 2007, è adibito parzialmente all’organizzazione di eventi culturali e turistici -rievocazione storica di una battaglia.
L’Azienda Agricola e le cantine degli a Prato annesse alla villa conservano arte e tradizioni degli antenati, grazie al giovane discendente degli a Prato, enologo, che dell’azienda storica ha attualmente cura. E’ interessante riconoscere che i vini prodotti sono frutto della cultura viticola di questa famiglia nobiliare, che ha introdotto -per prima- in Italia il Pinot Nero, alla fine dello scorso secolo, da un avo che studiò in Germania e Austria, e compì esperienze in Francia, Spagna, Tunisia e Sicilia.
Durante l’intera giornata, lungo il percorso, la degustazione dei vini dell’azienda, ma anche di formaggio caprino erborinato, pane, sciroppo di tarassaco, the di erbe officinali, mele, torta…hanno ristorato i camminatori -distribuiti in tre diversi scaglioni, per una migliore riuscita della manifestazione.
Con il ricordo nei sensi, del giardino e della villa di Piazzo di Segonzano, dei profumi di cedri e pini, e le panche in pietra, i roseti nelle aiuole, e l’arte topiaria, qui espressa in forme classiche di porte scavate su pareti di alte siepi di cipressaie, o nella gloriette, fra gli ippocastani, …la giornata è andata chiudendosi.
In tempo, per riprendere il cammino verso casa, a piedi o con un servizio di navetta -per non subire la pioggia ormai battente-, mentre le gocce sui vigneti, preannunciano sentori di vendemmia e di dorato autunno. Tiziana Margoni
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