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IL PUNTO SULLA SITUAZIONE DEI “DOPOSCUOLISTI”
09 Set 2016 15:14
Ci siamo sentiti in dovere di intervenire in prima persona alla luce di tutte le voci e le polemiche che abbiamo sentito negli ultimi giorni intorno alla figura dei “doposcuolisti comunali”, presente da circa 20 anni presso l’Ente.
Che ci siano polemiche, molte create ad arte, è normale, perché quando si vanno ad intaccare privilegi consolidati negli anni c’è sempre la reazione rabbiosa di chi si vede, a suo giudizio, defraudato di ciò che ritiene sia un suo diritto acquisito.
E allora è il momento di fare chiarezza sulla vicenda sui doposcuolisti comunali, da ultimo 58 unità, il cui costo stimato si aggira sui due milioni di euro.
Va precisato che si tratta a tutti gli effetti di dipendenti comunali, inquadrati in cat. C, con contratto a tempo pieno – 36 ore settimanali – ai quali tuttavia, in quanto operanti in ambito scolastico, si applicano una serie di disposizioni che ne assimilano il trattamento agli insegnanti statali: un orario di lavoro effettivo di 18 ore settimanali (ossia la metà delle 36 ore per cui sono pagati e che sono costretti a fare i loro colleghi di tutti gli altri uffici comunali per prendere lo stipendio pieno); la fruizione di ferie pagate in ogni periodo di sospensione dell’attività scolastica (Natale, Pasqua, i tre mesi estivi ed ogni altra occasione di sospensione delle lezioni, mentre i loro colleghi possono fruire solo di un massimo di 36 giorni di ferie annuali); la fruizione di un’indennità professionale denominata “assegno ad personam”.
Tutto ciò, intanto, appare sostanzialmente un’ingiustizia nei confronti degli altri dipendenti comunali loro colleghi impegnati in altri servizi essenziali per la comunità, per 36 ore e non per 18 ore ogni settimana, per 47 settimane e non per 35 settimane l’anno, senza l’ulteriore predetta indennità ad personam.
Va inoltre rilevato che il suddetto servizio, così come impostato, tradisce anche la sua stessa definizione di servizio “doposcuola”, giacché è reso essenzialmente di mattina, in sostanza a supporto ed integrazione dell’attività curriculare svolta dal personale insegnante statale e, quindi, in sostanza a supporto di tale personale dello Stato, impostazione espressamente esclusa dalle autorità scolastiche competenti.
A ciò si aggiunga che il servizio in questione non rientra tra i servizi appunto essenziali e quindi assolutamente dovuti dall’Ente, che pertanto, nell’erogare tale servizio ulteriore deve preliminarmente e necessariamente verificare che: sussista nell’organico comunale personale sufficiente a garantire i servizi essenziali, che come tali hanno naturale priorità, e che, per quanto possibile o prescritto dalle norme in materia, l’utenza di tale servizio non essenziale contribuisca al suo costo per l’Ente e quindi per la Comunità tutta, ferme restando le più opportune valutazioni laddove il servizio assuma prettamente valenza sociale e vada a sopperire a situazioni di disagio familiare e personale che quest’Amministrazione intende attenzionare al massimo.
Così, con un organico comunale che nel corso degli ultimi venti anni si è pressochè dimezzato, passando dalle circa 1000 a poco più di 400 unità (in cui quindi i doposcuolisti erano arrivati a rappresentare un dipendente su sette), il Comune di Modica non può non tenere conto delle forti carenze degli organici di tanti servizi essenziali, continuamente segnalate da Responsabili e cittadini-utenti con correlati disservizi scontati da tutti i 55.000 modicani, né può mantenere con l’attuale impostazione organizzativa un servizio di cui sostiene per intero il costo e che in realtà, per come impostato, non assolve neppure alla sua funzione istituzionale.
Per questo l’Amministrazione comunale ha – doverosamente – preso atto di tutto quanto sopra ed ha ritenuto di migliorare l’utilizzo del personale in questione verificandone a tal fine termini/condizioni/modalità/opportunità di un diverso utilizzo (anche sull’assunto che molti di tali dipendenti hanno già prestato valido servizio presso altri uffici, hanno già dimostrato di apprezzare la diversa destinazione o comunque vantano titoli utili per un utilizzo più specialistico).
Ciò senza escludere la possibilità di una riorganizzazione del servizio che ne superi le attuali – inammissibili – incongruenze e ne faccia emergere la piena ed incontestabile valenza sociale che, sola, può assicurarne la piena legittimazione in tempi di necessaria spending review, sia di fronte agli organi di controllo finanziario, sia di fronte all’intera comunità cittadina.
Operate tutte le suddette verifiche e valutazioni, potrà essere pertanto riavviato un vero servizio doposcuola, a vantaggio di tutti quei bambini bisognosi di ripetizioni appartenenti a nuclei familiari in condizioni di disagio economico, con formule certamente più “valide” e più “giuste” di quelle fin qui praticate.
In tutto questo, non vedo nessuno scandalo, nessun attentato ai diritti dei dipendenti interessati (che fra l’altro conservano la loro indennità professionale), ma, soprattutto, non vedo nessun danno all’istruzione dei nostri bambini, come strumentalmente gridato da certi pseudo opinionisti del web, il cui solo scopo è quello di cercare di screditare quest’ Amministrazione, distorcendo una realtà nota a molti e cavalcando l’onda di un malcontento che non è dei cittadini, ma solo di quei dipendenti che si sentono defraudati di alcuni privilegi, e non riescono a riflettere a pieno sul grande privilegio – di questi tempi – di avere un buon lavoro sicuro, da onorare come imposto dalle necessità dell’Ente.
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