È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
IL PASSAGGIO DEL RISORTO
21 Mar 2016 16:09
Pasqua è passaggio. E’ il passaggio di Gesù dalla morte alla vita. Non è un mito, ma un fatto. Resta un racconto. E questo è il problema: che il racconto corrisponda a un evento e non sia una narrazione inventata, la descrizione di una allucinazione collettiva (quella dei discepoli che videro il risorto come alcuni visionari ritengono di vedere l’acqua nel deserto, solo perché stanno morendo di sete). La questione – che il racconto sul passaggio di un uomo, dalla morte alla vita, corrisponda a un fatto, è seria e riguarda il nostro cristianesimo e non semplicemente la sua teologia. Certo la scienza della fede (=la teologia) non lascerà soli tutti i cattolici e s’impegnerà a studiare i testi dei Vangeli, specialmente quelli delle apparizioni di Gesù “dopo” la sua risurrezione, per respingere tutte le critiche mosse, soprattutto dai tempi moderni da parte dei razionalisti (scientisti). L’aspetto intrigante è presto detto: nessuno ha visto Gesù risorgere. Quelli che erano predisposti alla guardia, dormivano. Alcuni invece hanno visto il Risorto e sono gli stessi che poi ce lo hanno raccontato. E’ una bella avventura (scientifica, cioè fatta dagli studiosi) la dimostrazione che gli apostoli non “si”/”ci” ingannarono. Ne’ basta l’episodio del Tommaso miscredente. Alla fine anche questo è un racconto.
Tra le mani abbiamo solo racconti che qualcuno ha scritto. E noi dobbiamo fidarci, aver fede? Certo, è importante. Tuttavia, la faccenda del Risorto è troppo decisiva e coinvolgente per la nostra vita e per la nostra fede, come dice lo stesso San Paolo: “se Gesù non è risorto è vana la nostra fede e la nostra predicazione e noi saremmo dei disperati”. Insomma: o è risorto o siamo degli …stupidi, perché avremmo creduto in vanità, alle favole. E allora, come si dice, “fidarsi è bene e non fidarsi è meglio”, tutti. Molti si possono accontentare della fatica degli studiosi (grazie davvero dal profondo del cuore) che dimostra come la nostra fede nel risorto è “ben fondata”, non solo su dei ragionamenti (=apologia), ma sull’esperienza del vissuto della prima comunità cristiana che, sin dalle origini, ha ben controllato e “dato ordine” ai racconti di questi fatti.
Tuttavia, la stragrande maggioranza del popolo cattolico non ha accesso a queste informazioni scientifiche. E’ bello sapere che comunque ci sono, e sono tante. Così come, anche, è consolante sapere che ci troviamo nel grembo della santa madre Chiesa, la quale – per tutti- conosce quanto il suo credo è fondato sulla roccia dell’amore di Dio fatto carne, morto e risorto e non sulle fantasticherie di invasati in preda ad allucinazioni.
E però, ognuno vorrebbe/dovrebbe avere una dimostrazione della verità del risorto, che valga per sé e non per sentito dire o perché altri (persona fidata cui mi posso affidare) me lo comunica, “sulla sua parola”. Quale sarà la via per i tanti che non possono studiare i libri e che sono come Tommaso l’incredulo: atteggiamento da rispettare, con tutto il rimprovero di Gesù, specialmente oggi, nella cultura dell’età dei consumi che è “per tutti i gusti” (cfr. Z.Bauman), nell’ipermercato della “religione fai-da-te”, della rinascita proteiforme e camaleontica del religioso visionario.
Qual è dunque la via?
E’ sempre la stessa e, per altro, molto semplice. E’ quella indicata da Gesù nella sua persona: “io sono la via, la verità e la vita”. Egli ci “mostra” Dio/Abbà, rende visibile l’invisibile, dona corpo/corporeità a quanto non si vede, perché venga toccato: “tocca Tommaso… tocca.. metti le mani qui”. Ecco la via: per sapere con certezza che Gesù è risorto bisogna “toccare con mano” il suo corpo risorto, registrare “fisicamente” il suo passaggio nella esistenza degli uomini e delle donne del nostro tempo.
Come si fa?
Il passaggio del Risorto risuscita la vita di tutti rigenerandola nell’amore.
Quando in una comunità terapeutica arriva un giovane “morto” per la dipendenza della droga e alla fine di un percorso anche lacerante e lancinante viene recuperato alla dignità di un essere umano libero dalla dipendenza, non profuma di risurrezione? Quando vedi esseri umani, così impegnati nella loro umanità, da vivere un amore “impossibile” (eccentrico) tra gli umani, quell’amore eucaristico che spinge il dono della vita fino a morire, non si sperimenta fisicamente la risurrezione? Quando comunità cristiane – in quanto comunità – trasformano il loro stare insieme religioso (= la preghiera, la partecipazione ai riti etc.) in un vissuto credente, cioè in una esperienza che segue le orme del Signore Gesù risorto, capace di mostrare l’amore corporeo di nemici divenuti fratelli, di egoisti aperti ora al dono, di narcisisti incuranti di sé e desiderosi di avere occhi solo per altri, di manipolatori delle coscienze altrui per i propri interessi ora buoni samaritani della storia, non si vede forse il passaggio del Risorto?
La quaresima è servita per convertirsi, “dalla testa ai piedi”, per giungere a toccare nella propria carne che Gesù il Nazareno è il Risorto, è veramente risorto.
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