IL GRANDE GATSBY

Dopo “Romeo+Giulietta” e “Moulin Rouge”, Baz Luhrmann ci regala un altro viaggio nel passato portando sugli schermi la trasposizione cinematografica del più famoso romanzo di Francis Scott Fitzgerald “Il Grande Gatsby”, film del 2013.

Stavolta l’estro del registro ci trasporta nei “ruggenti” anni ’20, epoca emblema del sogno americano, sottolineandone gli sforzi, gli eccessi, la corruzione e la perdita di valori di una società che cerca di divincolarsi da un passato al quale è ancora inconsciamente legata. A narrare la vicenda è Nick Carraway, interpretato da Tobey Maguire, un giovane che esprime una visione del mondo puritano e conformista  e che verrà risucchiato, anche se per breve tempo, da questo mondo fatto di lustrini e paillettes e noncuranza.

Protagonista indiscusso e vera colonna portante del film è il misterioso e megalomane vicino di casa di Nick, Joy Gatsby, interpretato da un eccellente Leonardo di Caprio che coglie la vera essenza del personaggio donandoci un’ottima interpretazione, forse la migliore della sua carriera, ed eclissando gli altri attori che a confronto appaiono piatti e omonimi. Gatsby è senza dubbio un personaggio controverso che si presenta inizialmente come un altro di quei ricchi egocentrici che prova piacere nel mostrare i suoi averi, anche se nel proseguire della narrazione si rivelerà essere un animo sensibile, ingenuo e passionale che si appiglia alla speranza con ogni mezzo, un uomo malinconico, capace di sentirsi solo anche in mezzo ad una folla di persone. Al centro del suo universo c’è lei, Daisy, la donna che ama e che vuole riconquistare ad ogni costo. Piccolo particolare: Daisy è sposata con un ricco magnate infedele ed è madre di una bambina.

Luhrmann decide di utilizzare una struttura narrativa già consolidata con “Moulin Rouge”.

Proprio come Cristian anche Nick, che nel libro è una semplice voce narrante, racconta la storia mentre la trascrive, con l’unica differenza che mentre il primo scrive un romanzo, Nick invece scrive gli eventi in seguito ad un consiglio-cura dato dal suo psicologo.

Il film è uno spettacolo per gli occhi, mettendo in scena l’atto di guardare e domandando di essere ammirato. Nick è un osservatore della vita, un voyeur, Gatsby ha la fama di essere una spia e vive per raggiungere quella luce verde al di là dell’acqua che guarda senza posa, i due si tengono sotto controllo dalle rispettive finestre, mentre un paio di giganteschi occhi maschili (che Fitzgerald volle come copertina) scruta come un dio pagano il distretto operaio dove i ricchi sostano per il tempo dei loro sporchi comodi.

Le scenografie, i costumi, gli ambienti, la scelta cromatica, gli effetti in 3D e la cura di ogni particolare ammaliano lo spettatore rendendo la distanza temporale nulla. A mescolare ulteriormente presente e passato ci pensa la tanto audace quanto riuscita scelta musicale che fonde le sonorità jazz tipiche degli anni ’20 alla contemporanea musica hip-pop.

La pellicola rende giustizia ad un romanzo intramontabile che parla di ieri ma anche di oggi perché probabilmente l’indifferenza, l’egoismo, la mancanza di affetti autentici e la solitudine che denuncia Fitzgerald sono temi ancora attuali ai quali non badiamo perché ormai sono parte della “normalità”.

“Il Grande Gatsby” ha diviso la critica come pochi altri film ricevendo lodi entusiastiche e stroncature senza appello che lo definiscono uno “spettacolo senz’anima”. In ogni caso la complessità dei personaggi e della trama è stata resa nel migliore dei modi trovando il giusto equilibrio tra il romanticismo e gli eccessi che hanno reso Gatsby un personaggio discusso ma immortale.

…..-

 

Liceo Scientifico “G. La Pira” di Pozzallo

Recensione cinematografica di Solarino Alessia classe IIIB

Insegnante referente: Prof, Statello Elena

 

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it