I VIAGGIATORI DEL ‘700

L’Italia era la terra “ideale” per il viaggiatore. Già chiamata il Bel paese da Dante e Petrarca, era meta privilegiata per gli uomini di cultura e politica, per studiosi di scienze e arte, per commercianti e clero, artisti liberi e per chi cercava luoghi di cura in paesaggi ameni.

Le Università e le Accademie europee preparavano -educavano- alla conoscenza della cultura dei luoghi. I viaggiatori dell’epoca, quindi, oltre a redigere un personale diario di viaggio su cui annotavano informazioni di ogni tipo, portavano con sé guide e atlanti.

Fra questi le guide più usate: Delitia Italiae, edita a Colonia nel 1600; le edizioni di “Universale storia dei viaggi per mare e per terra attraverso la Germania, Boemia, Ungheria, Svizzera, Italia e Lorena” edite in Amsterdam.

Nei tre volumi di “Notizie storico-critiche dall’Italia…” J. J. Volkmann, l’autore, descrive l’Italia correggendo anche precedenti informazioni errate. Parla molto bene del paesaggio armonioso, della conservazione curata di certi siti archeologici, dell’arte, del popolo italiano che “in tutti i ceti sociali ha gusto per la musica e il teatro… persino i contadini durante le feste paesane fanno musica gradevole accompagnandosi con i loro strumenti…hanno una propensione naturale al canto…”. Aggiunge però in seguito anche lo stato miserevole e inadeguato degli ospedali nei periodi di carestia e difficoltà, dando la causa al “carattere degli abitanti che ha molta somiglianza con la mollezza delle zone”.

E’interessante sapere che “Dei viaggi”di J. B. von Rohr dà invece regole di comportamento al viaggiatore, ponendolo davanti ad una meticolosa introspezione per quel che riguarda scopi, possibilità economiche, fede religiosa, costituzione fisica del viaggiatore stesso…in modo da affrontare bene o rinunciare al viaggio che non fa per lui.

Anche il Gran Tour, così definito dai Francesi, il giro in Italia -ma anche Grecia- traeva ispirazione dall’opera “Voyage en Italie” di J. Lalende. Anche la lingua universale -ufficiale- del viaggiatore era il francese.

“Of Travel” di F. Bacon, era per gli Inglesi, che amavano soprattutto Venezia.

Roma restava comunque e sempre il centro del viaggio in Italia, perché “città-museo a cielo aperto”, per tutti.

Il percorso privilegiato dei viaggiatori del Nord in Italia, in particolare, superava il passo del Brennero, in direzione di Bolzano, Verona e Venezia; con una barca postale arrivava a Padova navigando il corso del fiume Brenta, da cui ammirare il succedersi delle Ville Venete sulle rive. Dalla Francia il viaggiatore giungeva a Milano, Mantova, Padova e Venezia, oppure Milano, Piacenza, Parma, Bologna. Era sui valichi il punto di maggiore difficoltà, dove poteva succedere di dover smontare dalle carrozze, andare a dorso di muli o a piedi…

Il viaggio ideale proseguiva poi, da Bologna, verso Loreto, Roma e Napoli. Il Vesuvio e Capua e i campi Flegrei erano le mete più ambite, insieme agli scavi di Ercolano e Pompei; oppure si scendeva da Bologna via Firenze, Roma, Napoli. I viaggiatori tedeschi, che cercavano anche sole e caldo, proseguivano fino alla Sicilia …

Il rientro poteva svolgersi lungo due itinerari differenti: lungo la costa adriatica e di nuovo per Verona, Trento, Bolzano verso l’Austria e la Germania, o per quella tirrenica, con sosta a Lucca e Pisa per riprendere poi la valle del Taro o dello Scriva.

Il viaggio così programmato prevedeva evidentemente l’attraversamento di Stati differenti, vista la composizione politica dell’Italia suddivisa in tanti Stati governati da monarchie varie o dal Papa.

 

 

 

 

 

 

Questa situazione comportava disagi e rischi per il viaggiatore che non conosceva misure, pesi, monete locali, poiché ogni zona aveva leggi e usi diversi. Inoltre le carrozze potevano incorrere in assalti di banditi o di pirati dal mare lungo le coste.

La durata e il periodo del viaggio erano strutturati in modo da impiegare più di quattro mesi e si regolavano con il calendario religioso, per cui Roma si santificava durante la Settimana Santa, mentre il Carnevale si passava a Venezia, così come si cercava di essere alle feste patronali – S. Rosalia a Palermo, San Gennaro a Napoli, o Palio a Siena…-.

I mezzi di trasporto erano le carrozze di posta. Questo significava fare un viaggio a tappe per fermarsi alle locande lungo il percorso dove mangiare, dormire, far riposare o cambiare i cavalli. La posta poteva essere semplice -un cavallo trainante per la sedia di un singolo viaggiatore- o doppia, in base al numero dei cavalli. Nel secondo caso il viaggio evidentemente era più veloce. Resta comunque il fatto che il viaggio era scomodo e faticoso, e perlopiù le locande sporche e puzzolenti, il cibo scarso e di cattiva qualità.

Norme precise rispettava anche il bagaglio che doveva essere contenuto nel peso. Non si portava con sé ciò che era più caro ma vestiario invernale ed estivo, piatti, posate, necessario per toilette personale; atlanti e guide, strumenti di misurazione per le distanze, inchiostro e utensili connessi alla scrittura; persino la cassetta del pronto soccorso …

Anche Mozart, genio musicale nato e morto nella seconda metà del 1700, nel suo primo viaggio in Italia, seguirà questo calendario, i percorsi e i modi del viaggiatore dell’epoca. Sua è la frase, che di certo rappresenta l’età dei Lumi cui appartiene: “…Una persona mediocre senza viaggiare resta mediocre, ma una persona dotata di talento s’intristisce se rimane sempre nello stesso luogo…” Questa frase gli calzerà a pennello, considerato che il suo primo viaggio in Italia, lo farà all’età di tredici anni e che viaggerà per un terzo della sua vita.

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