Dubbi, incertezze e spiegazioni: a che punto sta la differenziata a Ragusa? Pagheremo di più? E che fine ha fatto la quarta vasca di Cava dei Modicani? Le risposte di Cassì

L’ emergenza rifiuti ha acceso il dibattito, normalmente d’interesse solo di pochi, sulla gestione dei rifiuti in Sicilia e nel nostro territorio.

In particolare, sono i circoli di Legambiente il Carrubo Ragusa, Melograno Modica e Sikelion Ispica a sollevare il tema della qualità del nostro rifiuto differenziato. Un tema importante che occorre precisare. E lo fa stamani il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, che spiega come funziona il ciclo della differenziata a Ragusa.

Secondo il sindaco (e in realtà secondo molti), occorre differenziare meglio per ridurre la cosiddetta frazione estranea di ogni tipologia di rifiuto, così da ridurre i costi di selezione e le penali applicate dai gestori degli impianti per i rifiuti impuri, ed aumentare i ricavi derivanti dal materiale che può avviarsi al riciclo, che ci consentono di continuare a diminuire la Tari.


In questi ultimi anni, la Tari dei ragusani è stata ridotta in modo consistente, pur essendo aumentati e migliorati i servizi: per le utenze domestiche la riduzione è stata del 12,7% della quota fissa (calcolata in base ai mq dell’abitazione), per le utenze non domestiche è stata mediamente del 8,3% sull’ammontare complessivo del tributo.



Le associazioni ambientaliste sollevano anche il tema degli aumenti dei costi dovuti al conferimento dei rifiuti indifferenziati fuori regione, reso inevitabile a causa del collasso degli impianti siciliani. È vero, i costi aumenteranno sensibilmente, ma la Regione ha garantito la copertura della differenza tra il costo ordinario pre-crisi e quello attuale, con capitoli del bilancio regionale già individuati e dedicati. Si tratta, è evidente, comunque di soldi pubblici, ma che non dovranno gravare sui bilanci comunali e quindi sulle tariffe della Tari.

Sulla situazione dell’impianto di Cava dei Modicani, viene specificato che è previsto che l’impianto di TMB di Cava dei Modicani venga integrato con un impianto di produzione di combustibile solido secondario (CSS) che trasformi il rifiuto secco in materiale a valore energetico: il progetto preliminare, già elaborato in ottemperanza di una prescrizione impartita al momento della autorizzazione alla gestione dell’impianto di TMB, sarà presto presentato alla Regione per un auspicato finanziamento. Quanto al rifiuto organico, la SRR ha proposto, per un finanziamento a valere dei fondi del PNRR, un progetto di realizzazione di un digestore anairobico, per trasformare buona parte di questa tipologia di rifiuto in gas da immettere nella rete cittadina: anche in questo caso un impianto capace di ottenere energia dai rifiuti.


Rimane da risolvere il problema della mancanza di una discarica. Il dibattito di questi giorni ha inevitabilmente fatto riemergere anche la questione della quarta vasca non realizzata a Cava dei Modicani. Tralasciando le più che valide argomentazioni ambientali ostative, l’inquinamento in atto delle falde, la assoluta inidoneità del terreno, la presenza di vincoli della sovrintendenza, parliamo delle cosiddette “vasche”. La terza ed ultima vasca utilizzata a Cava dei Modicani ha esaurito la sua operatività 5 anni fa il 20 luglio 2017, giorno in cui è stata chiusa per esaurimento della capienza.

Se anche si fosse intanto realizzata una quarta vasca, che tenuto conto delle ridotte dimensioni residue nell’area di Cava dei Modicani avrebbe potuto avere una capienza di non più di 180.000 metri cubi, la stessa si sarebbe riempita in circa 2 anni, tenuto conto del quantitativo di rifiuti all’epoca conferiti dai 12 Comuni d’ambito, pari ad oltre 100.000 mc./anno (di cui oltre 36.000 mc./anno prodotti dai 4 comuni montani, Ragusa, Chiaramonte Gulfi, Monterosso e Giarratana). Anche a voler considerare l’aumento della percentuale della differenziata registrata negli ultimi anni, la vasca in questione sarebbe oggi certamente già satura e il problema ancora irrisolto. Il sito all’epoca indicato per la quarta vasca sarà invece destinato, in quanto l’unico disponibile, per realizzare l’impianto di Css di cui si è parlato prima.

È certo che la provincia di Ragusa deve dotarsi di una discarica per completare il ciclo dei rifiuti nel suo ambito territoriale, come prevede la legge, ma considerato che il quantitativo di secco si è attestato oggi a circa 45.000 tonnellate anno, deve avere una capienza di almeno 500.000 mc. per essere sostenibile e garantire una durata di almeno 10 anni. Proprio in questi giorni si è aperto uno spiraglio, con la confermata disponibilità del Comune di Ispica che avrebbe già individuato il sito più adatto all’interno del proprio territorio.

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