DIETRO UN PRESUNTO SCANDALO SI CELA IL GUSTO ODIERNO

 

Qualche giorno fa’ un mio amico mi ha segnalato una notizia su una presunta truffa, che riguarderebbe alcuni produttori friulani… a patto che lo scandalo, se veramente c’è, non si estenda in futuro ad altre regioni o paesi. Lo scandalo, a quanto pare, riguarderebbe una manomissione chimica del vino al fine di ottenere una determinata ricchezza aromatica. Lo notizia colpisce non solo perché parte delle cantine, che sarebbero coinvolte nella faccenda, sono abbastanza rinomate, ma soprattutto perché uno dei vini sul banco degli imputati è risultato vincitore di un concorso internazionale, dove si premiava il miglior esempio sauvignon dell’anno. Quindi il miglior sauvignon dell’anno sarebbe un vino manomesso.

Ora ci si aspetta la reazione indignata dei consumatori, dei produttori onesti e dei critici. Io il vino in questione non l’ho assaggiato, ma con tutta sicurezza se lo avessi fatto, non penso proprio che mi sarei accorto di una manomissione. Basta leggere la descrizione di questo vino per capire che si tratta del classico sauvignon dagli spiccati aromi varietali. Quindi al massimo mi sarei limitato a dire che il vino presenta limiti di maturazione, difetto abbastanza comune nei vini friulani, e che di conseguenza la giuria ha votato seguendo il gusto dei consumatori. Riesce proprio difficile credere che degli esperti di vino possano preferire un sauvignon tipicamente varietale a un sauvignon prodotto a nord di Pouilly, che degli aromi cosiddetti varietali del sauvignon ne ha pochi, concentrandosi invece su sentori di pietra focaia accresciuti con l’invecchiamento. Ecco è proprio questo il problema del vino odierno: gli aromi varietali. Cercherò di spiegarmi meglio, ma teniamo presente che se lo scandalo fosse fondato, la colpa sarebbe anche delle richieste del mercato.

Tempo fa’ scrissi un articolo su questa stessa testata, dove, parlando del vitigno picolit (http://www.ragusaoggi.it/53976/il-grande-picolit), accennavo ai problemi di maturazione che hanno i vini friulani, in particolare quelli prodotti da sauvignon, cabernet e merlot. Facevo notare però che sono anche vini molto richiesti dal mercato. Effettivamente vendere un sauvignon dai sentori varietali, in primis foglia di pomodoro, è molto facile. Oggi i vini cileni sono molto acclamati, eppure una caratteristica molto diffusa tra i bianchi cileni è proprio il difetto di maturazione. Chiariamo subito che ciò non vuol dire che tutti i vini cileni abbiano questo difetto, ma soprattutto va chiarito che questo difetto è volutamente cercato e non è dettato dall’ignoranza dell’enologo, proprio perché il mercato lo chiede.

Spesso non si fa caso a un fattore chiave per comprendere dove si dirige il vino. Una cantina è un’azienda e, come ogni azienda produce, per accrescere gli introiti. Per fare ciò bisogna vendere e per vendere un prodotto bisogna dare al mercato ciò che il mercato richiede. Una volta, trovare un vino siciliano di 12 gradi era impossibile, ma  non oggi. Vi sono tantissime pratiche che si compiono in cantina o direttamente nel vigneto che permettono ai produttori di ottenere qualsiasi tipologia di vino che si desideri, in qualsiasi zona dove la vite riesce a fruttificare. Molte di queste pratiche, accettate dalla legge e diventate consuete, si possono moralmente considerare delle manomissioni. Il binomio vino e territorio riguarda soltanto una piccolissima parte del vino. Il resto è una favola per incantare il consumatore. Che il vino continui a cambiare in base al gusto dei consumatori è un dato di fatto di cui nessuno è esente, compresi i consumatori siciliani. Un caso eclatante riguarda il vitigno grillo. Questo vitigno a bacca bianca è in grado di dare vini dallo spiccato aroma salino, ma di corpo e poco acidi. Non è sicuramente un vino elegante e neanche pregiato, ma è un vino con personalità, fattore sempre più raro oggigiorno. Ebbene anche questo vino si è dovuto piegare alle richieste del mercato. E poiché oggi si pretende dai vini bianchi leggerezza e acidità, caratteristiche che proprio non rientrano nel carattere del vitigno grillo, molti produttori, che coltivano questo vitigno, hanno optato per la vendemmia anticipata, in modo da ottenere maggiore acidità e minore corpo a scapito del carattere minerale che il vitigno in questione può donare. Ecco! per quanto non vi sia una manomissione chimica, questo resta un vino pensato in cantina. Gli esempi sono infiniti. Il sangiovese non è mai stata un’uva tintoria. Oggi, imbattersi in vini da sangiovese dal colore impenetrabile è abbastanza comune. Anche in questo caso, se non si ripiega su un taglio con un’altra uva (pratica che fu alla base del famoso scandalo del Brunello di qualche anno fa’), vi sono pratiche in cantina e nel vigneto che servono a concentrare i colori. Ancora, la scelta dei lieviti da aggiungere è dettata proprio con il fine di esaltare od ottenere certe sensazioni olfattive, che non sarebbero così marcate o proprio non sarebbero presenti nel vino. Eppure anche questa è una pratica legalizzata.

Insomma il consumatore si lamenta che il vino non è più un prodotto naturale, ma allo stesso tempo se gli si propone un prodotto diverso, lo si punisce proprio perché diverso.

Ma se vogliamo essere sinceri del tutto non possiamo negare che queste manomissioni nella maggior parte dei casi hanno giovato al vino. Da una parte è sicuramente vero che queste pratiche hanno minato l’autorevolezza di alcuni vini storici, come lo scandalo del Brunello di Montalcino o quello dei vini di Bordeaux; dall’altra hanno migliorato notevolmente altre zone vitivinicole. Basti confrontare un vino siciliano, prodotto come si faceva 30 anni fa’, con uno odierno, per rendersi conto che il progresso enologico non ha portato solo disastri.

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