Ceffoni e insulti sono normali. Il progetto “Greta” e la violenza di genere a Vittoria

C’è ancora tanto da fare sulla violenza di genere. O meglio, su come gestire situazioni di questo genere quando si vengono a creare.
Il progetto “Greta”, presentato al Guzzardi di Vittoria, mira a proprio a questo: cercare di comprendere come viene percepita, nel territorio di Vittoria, questa piaga che riguarda un numero sempre crescente di donne.
Sono state poste agli intervistati alcune domande delicate: se abbiano mai subito violenza, da parte di chi e con quali modalità.

I risultati dell’indagine realizzato dalle professioniste e dalle volontarie dell’associazione “Donne al sud” sono molto indicativi: c’è ancora tanto da fare. Le persone vittime di violenza non vanno nei numerosi centri anti-violenza preposti a questo lavoro. Piuttosto, preferiscono parlare con familiari e amici, facendo proprio il motto secondo cui “i panni sporchi si lavano in casa”, e denunciare solo in casi estremi.

In molti casi la violenza, soprattutto quella verbale e psicologica, è considerata quasi un effetto collaterale dello stare insieme. Questi episodi vengono accettati come naturali, soprattutto dopo tanti anni in coppia, sia che si tratti di qualche ceffone o di qualche pesante insulto, o che il marito vieti alla moglie di lavorare.

E il report ci mostra dati ufficiali, che non tengono conto del sommerso e della situazione che vivono gli invisibili, le donne extracomunitarie, tra le quali spesso anche lo stupro è accettato come una conseguenza del vivere da sole lontane da casa.

In tutto, sono stati mille i questionari anonimi somministrati in strutture pubbliche e private, 582 (162 maschi e 420 femmine dai 23 ai 91 anni di età) quelli correttamente compilati e utilizzati ai fini dello studio.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it