CAMBI DI COSTUME. L’ITALIA VISTA DALLA SPIAGGIA

Alla Loggia della Mercanzia, o Loggia di San Pietro in Banchi, dal 5 aprile al 14 giugno, si può gratuitamente visitare la mostra dedicata all’evolversi della moda italiana, a partire da una cartolina della vita balneare, degli usi e delle consuetudini che hanno guidato il cambiamento della moda, legandolo a quello sociale e politico.

Un percorso attraverso l’evoluzione del costume da bagno in Italia con selezione di materiali originali: manifesti pubblicitari, fotografie d’autore, cartoline e pieghevoli, riviste, cinegiornali Luce, filmati Rai e frammenti del cinema italiano.

L’esposizione, prodotta da Archivio storico della pubblicità di Genova, a cura di Anna Zunino e Francesco Calaminici, con i testi di Emma Franceschini , Aldo Viganò e Silvio Ferrari riedita un lavoro di ricerca p0resentato per la prima volta a Camogli nel 2007. Questa voltà, però, aumentano opere e documenti sulla storia balneare, non solo di Genova e della Liguria.

La mostra cavalca gli anni che vanno dalla fine dell’ottocento, quando vedono la luce i primi stabilimenti balneari a Livorno, Viareggio, Rimini e Genova, primi stabilimenti creati su palafitte e tolette da spiaggia, completi formati da tuniche e mutandoni al polpaccio, con colli alla marinara, cappelli di paglia e ombrellini di pizzo.

Particolarmente suggestivi i manifesti realizzati nel 1905 dal celebre illustratore Pipein Gamba per il “Grande Stabilimento Bagni di Sanremo”.

Gli anni Venti consacrano la figura di una donna più sportiva che abbandona busto e corsetti per adottare, in spiaggia, il costume di maglia elasticizzata; una tendenza che si afferma, con ancora più vigore, negli anni Trenta. Una selezione di fotografie dell’ Archivio Fotografico del Comune di Genova e alcuni filmati della Fondazione Ansaldo presentano i “cambi di costume” più significativi: il gusto di una vita libera, sportiva e giovane, la nascita delle colonie, le vacanze popolari per tutti mutano l’approccio con il mare e la moda. Si va in spiaggia senza cappello di paglia, il costume non è più amorfo, ma s’incolla alla pelle, è in maglia elasticizzata, si riduce sempre più.

Nei manifesti di promozione turistica è un vero inneggiare al soggetto femminile, grazioso e sorridente, che mostra, senza offendere il pudore, linee sinuose, gambe e braccia. Sul tema della vacanza in località marine, con manifesti, locandine e bozzetti, si esercitano i migliori disegnatori dell’epoca: Dudovich, Riccobaldi, Puppo, Romoli, Patrone, Ortino e Migliorati.

A generare il più esplosivo cambio di costume è, nel 1946, la nascita del bikini.

All’inizio fu una bomba. Anzi, due bombe: quelle all’idrogeno sganciate nel luglio del 1946  dagli americani, che conducevano test nucleari su un atollo delle isole Marshall, Bikini, per l’appunto.

Pochi giorni dopo, ufficialmente il 15 luglio 1946, un geniale quanto sconosciuto sarto francese, Louis Réard, sgancia, a Parigi, una nuova moda per l’estate, invece del solito costume intero, faticosa conquista di decenni di lotte femminili, un costume a due pezzi, destinato ad avere l’effetto di una bomba sulle usanze dell’epoca ed ecco quindi spiegato il nome del più celebre indumento indossato in spiaggia.  Dall’iniziale difficoltà di convincere le donne “per bene” a indossare il Bikini, si passò rapidamente a una sua diffusione, promossa da icone come Marilyn Monroe ancora diciannovenne, negli Usa, a Lucia Bosé, che lo indossò per la prima volta, in Italia, nel 1947 in occasione del concorso di Miss Italia a Stresa.

 

 Una passerella che lancia le maggiorate e le giovani attrici, immortalate nei filmati RAI e nelle foto dei Bagni Lido di Genova, organizzatore della selezione regionale.

Negli anni Cinquanta c’è voglia di dimenticare la guerra, di divertirsi. Scoppia la febbre dell’abbronzatura, cambiano le forme, i tessuti dei costumi sono sempre più leggeri, impalpabili. Il bikini arriva nelle spiagge: come illustrano i manifesti e i bozzetti di Mario Puppo, Filippo Romoli, Leo Pecchioni e gli ironici manifesti realizzati per la Rinascente dalla svizzera Lora Lamm, le foto d’autore dei grandi maestri dell’obiettivo (Mario De Biasi, Gianni Berengo Gardin, Franco Fontana), gli articoli e le immagini di riviste come Epoca, Annabella, Arianna e L’Europeo, provenienti dall’emeroteca dell’Archivio storico della pubblicità di Genova, che conserva anche la maggior parte dei manifesti e bozzetti originali esposti in mostra.

Negli anni Sessanta i costumi sono ormai sgambati e i bikini, sempre più ridotti, diventano aderenti come una seconda pelle, grazie alla scoperta di una nuova fibra, la Lycra, che dà comfort e vestibilità. E il cinema italiano dedica alla spiaggia e alla sua moda un nuovo genere di film: gli “spiaggiarelli”. Che hanno come punto di forza quello di mostrare la attrici italiane, in bikini, in riva al mare. Gli ultimi decenni del Novecento sono visti attraverso l’obiettivo di un unico autore della fotografia contemporanea, Enrico Bossan, con una selezione monotematica raccolta in videoproiezione.

Grazie alla collaborazione di collezionisti privati sono esposti alcuni modelli vintage di costumi, risalenti agli anni ’40-’50-’60.

 

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