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ARMI CHIMICHE IN ACQUE INTERNAZIONALI TRA SICILIA ORIENTALE CRETA E MALTA
01 Lug 2014 10:01
“Domani 2 luglio, come ha reso noto il Ministro degli Affari esteri italiano Mogherini, le armi chimiche siriane consegnate da Assad (570 tonnellate, contenute in 60 container) saranno trasbordate dalla nave danese Akr Futura, nel porto di Gioia Tauro, sulla nave americana Cape Ray, a bordo della quale gli agenti chimici pericolosi verranno sottoposti nei giorni successivi ad un processo idrolitico e successivamente inabissati al largo delle coste fra la Sicilia orientale, Creta e Malta (in acque definite “internazionali”, cioè senza controllo da parte di alcuna autorità terza, ne’ nazionale ne’ internazionale).
La notizia era già trapelata alla fine di gennaio ed aveva suscitato la reazione allarmata non solo delle comunità locali della Calabria, ma soprattutto della Regione di Creta, il cui Presidente Stavros Arnautakis aveva chiesto la solidarietà e l’intervento congiunto delle altre isole interessate. L’Organismo rappresentativo delle isole mediterranee (il Gect ArchiMed) aveva suscitato fra l’altro un’interpellanza presentata al Parlamento Europeo dai deputati insulari (Danellys ed altri), la cui risposta non è intervenuta per la decadenza del Parlamento Europeo.
Secondo gli scienziati consultati dalla direzione del Gect Archimed, che ha sede a Taormina, potrebbero esserci gravi conseguenze per tutto il Mediterraneo, mare “chiuso”, sia sulla fauna che sulla flora marina, ma anche sulla salute delle persone e non solo nell’immediato.
Le recenti dichiarazioni del Ministro Mogherini fanno riferimento solo al “successo diplomatico dell’unica operazione internazionale riuscita sulla scena siriana” e ad un non precisato “ruolo dell’Italia”, ma sullo smaltimento si limitano a rassicurare genericamente che “la neutralizzazione sarà condotta in modo sicuro e nel rispetto dell’ambiente” e soprattutto che “nessun residuo verrà rilasciato in mare”.
Ma dove andranno a finire allora le scorie? E perché vengono portate in alto mare, “in acque internazionali”, cioè fuori dai controlli e dalla responsabilità di qualsiasi autorità?
Per questo il Direttore del GECT ArchiMed, l’Ente europeo di diritto pubblico che raggruppa e rappresenta le Isole, Francesco Attaguile, richiede alle autorità italiane ed internazionali di consentire che a bordo della Cape Ray durante le operazioni di smaltimento salgano i rappresentanti degli organismi scientifici di Creta, Malta e Sicilia, fra cui il prof. Sprovieri, direttore del Centro ricerche per la tutela dell’ambiente marino del CNR di Mazara del Vallo, indicato dall’Osservatorio mediterraneo della pesca e del mare, e i proff.Euripidis Stefanou ed Evangelos Gidarakos, designati dal Vice Governatore di Creta Nikolaos Kalogeris.
La “certificazione” degli scienziati, indicati dal Gect ArchiMed, tranquillizzerebbe non solo rispetto ai gravissimi pericoli per la salute e l’ambiente marino, ma anche rispetto all’allarme che, quand’anche risultasse ingiustificato, si diffonderebbe su tutti i mercati, provocando gravi danni alla vendita dei prodotti ittici ed agroalimentari mediterranei (effetto “Terra dei Fuochi”) e sul turismo di intere Regioni che ne dipendono economicamente”.
Il Gect ArchiMed fa appello alle autorità europee e nazionali dei Paesi mediterranei, soprattutto al Ministero italiano per l’ambiente e la tutela del mare e l’ISPRA, ed alle organizzazioni ambientaliste, affinché intervengano prima che si producano conseguenze irreparabili.
Nell’occasione il direttore del Gect ArchiMed Attaguile sottolinea l’urgenza di istituire un organismo internazionale per la tutela e la sicurezza del Mediterraneo, nell’ambito di una Macroregione mediterranea.
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