ANDIAMOCI PIANO CON GLI ANTIBIOTICI. CONFERME DAL MONDO DELLA RICERCA

 

Ad agosto di quest’anno, sul “Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism” è stato pubblicato un importante studio condotto in Danimarca e durato 12 anni, nei quali sono stati monitorati i Registri dei Pazienti e delle Prescrizioni relativi a 5,6 milioni di persone. L’oggetto dell’indagine è stato l’associazione tra uso di antibiotici e alterazioni a carico del microbiota intestinale, risultata non solo significativa, ma anche accompagnata, in un gran numero di casi, dall’insoddisfacente ripristino delle condizioni iniziali.

 

Inoltre, lo studio ha messo in luce un dato inatteso e interessante, e cioè l’associazione diretta e crescente – fino al 50% in più – tra l’uso frequente di antibiotici (fino a 5 prescrizioni o più) e la presenza di diabete di tipo 2, rispetto all’assenza di prescrizioni o a una sola prescrizione. Nella totalità del campione, l’uso frequente di tutte le classi antibiotiche è risultato associato al rischio di diabete di tipo 2, anche se il rapporto dose-risposta è risultato più consistente per gli antibiotici a spettro più mirato e battericidi, rispetto alle molecole ad ampio spettro e batteriostatiche.

 

Le interpretazioni proposte dai ricercatori sono due: la prima è che i pazienti che svilupperanno il DT2 siano più soggetti alle infezioni sin dagli anni precedenti la diagnosi – e usino quindi più antibiotici-, rispetto a chi invece resta sano; la seconda, invece, ipotizza che sia effettivamente l’uso degli antibiotici a incrementare il rischio di diabete di tipo 2. Di recente, infatti, le alterazioni del microbiota sono state incluse tra i co-fattori di rischio per le malattie metaboliche, in quanto faciliterebbero la comparsa sia di sovrappeso e obesità, sia di alterazioni della sensibilità all’insulina e della tolleranza al glucosio.

 

Questi dati ci offrono un interessante spunto di riflessione sull’uso (spesso improprio) degli antibiotici e le conseguenze per l’apparato gastro-intestinale.

 

L’assunzione di un antibiotico ha lo scopo di distruggere i batteri responsabili di un’infezione, ma il problema è che l’antibiotico stesso non distingue tra i microrganismi realmente nocivi e quelli “buoni”, normalmente presenti a livello intestinale e decisamente utili, o ancor meglio necessari, per il nostro organismo. Se l’assunzione di antibiotici è frequente, quindi, gli effetti sul microbiota intestinale diventano significativi: i ceppi batterici del microbiota, infatti, si modificano profondamente, e di conseguenza vengono meno le innumerevoli funzioni da esso svolte. Se poi l’antibiotico non risulta nemmeno efficace nel contrastare il patogeno, si assiste alla distruzione della sola flora residente, e i patogeni colonizzano indisturbati tutto l’intestino, perché resistono all’antibiotico e non trovano concorrenza da parte dei batteri residenti.

 

Quando accade ciò, la manifestazione di diarrea e, nei casi più gravi, di colite, è assicurata. Pare, inoltre, che la comparsa di diarrea sia più frequente quando si assumono antibiotici a largo spettro, con picchi di incidenza associati agli antibiotici a base di aminopenicilline, amino penicillina-acido clavulanico, cefalosporine e clindamicina.

 

Se, però, durante la terapia antibiotica si assume un integratore di probiotici, l’incidenza di diarrea diminuisce, perché i batteri “buoni” presenti nel probiotico competono con i batteri patogeni, sia sottraendo loro i nutrienti, sia producendo batteriocine e acidi organici che contrastano la sopravvivenza dei patogeni stessi.

Secondo gli studi scientifici a disposizione, le formulazioni a base di Saccharomyces boulardii sarebbero le più efficaci nel contrastare la diarrea associata all’uso di antibiotici nell’adulto, mentre nei bambini le migliori potrebbero essere quelle a base di Lactobacillus rhamnosus GG, ma ci sono comunque molti altri prodotti validi sul mercato. Molti, ma non tutti.

In ogni caso, l’assunzione dei probiotici, per avere effetto, deve avvenire per tutta la durata del trattamento antibiotico, e continuare anche per qualche giorno dopo la fine della terapia (o ancor meglio, per altre 2-3 settimane), per garantire un reintegro efficace della flora batterica residente.

Ancora, dai dati scientifici a disposizione sembrerebbe che l’assunzione contemporanea di antibiotici e probiotici possa prevenire la diarrea e altri strascichi post-trattamento antibiotico, mentre l’assunzione di probiotici quando il problema è già emerso non risulta sempre curativa. Dobbiamo, però, notare che gli studi in questione sono stati condotti in ambiente ospedaliero e pediatrico, mentre sono pochi i dati riguardanti soggetti adulti che trattano il problema a livello ambulatoriale.

Ricordiamo, infine, l’importanza del microbiota per l’organismo. Esso è l’insieme di microrganismi unicellulari (batteri, archei, lieviti e altri) che abitano nel corpo umano in un rapporto mutualistico e simbiontico, facendo dell’organismo l’ecosistema in cui operare e vivere in equilibrio.  Le funzioni cui partecipa il microbiota sono numerosissime e ancora non completamente conosciute. In particolare, il microbiota intestinale lavora in sinergia con l’apparato digerente e svolge un ruolo attivo all’interno del metabolismo, influendo sulla digestione e sull’assorbimento di specifici nutrienti, modulando l’effetto dei farmaci e l’insorgenza e/o l’andamento di malattie autoimmuni, attraverso un’azione diretta sul sistema immunitario.

 

L’alimentazione, dal canto suo, influenza non poco identità e funzioni del microbiota intestinale. Per esempio, pare che una dieta più ricca in carboidrati favorisca lo sviluppo di batteri diversi rispetto a quelli favoriti da un’alimentazione prevalentemente proteica. Questo accade perché l’organismo si “adatta” e favorisce sopravvivenza e proliferazione delle specie più opportune ai processi di digestione di specifici nutrienti. Negli ultimi anni, sta anche prendendo piede la possibilità che i microrganismi della flora intestinale possano influenzare le fluttuazioni di peso corporeo.

In conclusione, questo articolo vuole ribadire l’importanza di un uso oculato, consapevole e soprattutto necessario degli antibiotici, seguendo sempre poche e semplici regole: assumere gli antibiotici solo dietro prescrizione medica; evitare il “fai da te” (esempio tipico: in caso di semplice raffreddore o influenza…prendo subito l’antibiotico!); rispettare le dosi, il modo e il tempo di somministrazione indicato dal medico, e non interrompere il trattamento prima del termine prescritto, azione che può causare lo sviluppo di specie totalmente resistenti al farmaco, che necessiterebbero poi di cure più aggressive, con effetti ancora peggiori sul resto del microbiota.

E, infine, assumere da subito un integratore probiotico tra quelli più completi, facendosi eventualmente consigliare dal farmacista di fiducia.

di Wanda Rizza

Per saperne di più sugli integratori probiotici: http://www.ragusaoggi.it/44105/probiotici-preobiotici-uguale-simbiotici?doc_id=42064&cerca=wanda%20rizza%20probiotici

 

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