È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
ALLARME BULLISMO
04 Feb 2016 19:46
Nella società attuale, il bullismo è un fenomeno molto diffuso tra i ragazzi. Esso non si manifesta soltanto con atti di violenza fisica, verbale o minacce ma spesso attraverso delle pressioni psicologiche che risultano più dannose, tanto da spingere la vittima a gesti estremi. Gli psicologi, osservando il fenomeno, pensano che la causa sia da ricercare in famiglia, sia nella famiglia del bullo che in quella della vittima. Nella famiglia del bullo perché non c’è, spesso, un punto di riferimento, c’è assenza, e quindi il bullo fa quello che vuole, non segue le regole e riversa la mancanza di affetti, facendo soffrire un altro. Anche la famiglia della vittima, spesso, non capisce il figlio, non lo ascolta, non perché non voglia, ma perché è troppo presa da impegni lavorativi e da difficoltà di vario genere, così il ragazzo si chiude in se stesso, non esterna le proprie difficoltà ai genitori e vive nella paura, nella vergogna, stando male sia fisicamente che psicologicamente. Questo malessere però, talvolta, è causa di gesti estremi per sfuggire al problema, alla paura del giudizio degli altri. Frequenti, infatti, sono i casi di ragazzi ripresi mentre subiscono violenze e diventati, successivamente, oggetto di derisione da parte dei bulli. Spesso ragazzini, in preda all’alcool, diventano, inconsapevolmente, vittima dei sorprusi dei compagni più prepotenti, senza possibilità di riscatto.
Recentemente una ragazza di 12 anni, vittima di atti di bullismo, presa dalla paura, forse dalla vergogna, si è gettata dal balcone della sua abitazione.
E’ triste quando accadono queste vicende, perché è evidente che questo terribile fenomeno è sempre più diffuso. Noi giovani dovremmo fermarci a riflettere, per comprendere che il più “debole” va difeso, non deve essere emarginato, ma capito, aiutato e coinvolto nelle dinamiche del gruppo dei coetanei.
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Adele Tamburello
Valentina Di Alcantari
2BS
Docente responsabile :Lo Grasso Giovanna
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