“ACCIAIO” DI SILVIA AVALLONE

 Anna e Francesca sono amiche. Ma la loro non è un’amicizia qualsiasi, è un legame forte e indissolubile. La loro  amicizia è ciò che le fa andare avanti, che dà  loro la spinta per credere che un giorno tutto possa cambiare: la loro amicizia è la loro forza. Anna e Francesca hanno quattordici anni. Avere quattordici anni è molto difficile. Lo è ancora di più se si vive in un quartiere povero, privo di divertimenti, dove tutto ruota attorno ad una fabbrica di acciaio. Avere quattordici anni è difficile. Ma Anna ha Francesca e Francesca ha Anna. In quartiere lo sanno tutti: non si può pensare solo ad Anna o solo a Francesca, loro sono un’unica cosa, più che altro si pensa ad Annafrancesca. Entrambe hanno una situazione familiare difficile. Francesca ha un padre autoritario e violento che si spacca la schiena lavorando alla fabbrica e una madre succube; Anna ha un padre assente che, con le sue manie di grandezza, non fa altro che mettersi nei guai con la giustizia. L’una rappresenta per l’altra il rifugio felice, il luogo che allontana la realtà  creando un mondo dove l’ingiustizia e la tristezza della vita non trovano spazio. Ma arriva un momento in cui il mondo di Annafrancesca non riesce più a tenere lontana la realtà, a non essere contaminato dai problemi che sopraggiungono con l’adolescenza. Anna e Francesca, per la prima volta, vengono a contatto con il sentimento dell’amore, ma, l’impatto con questo sentimento del tutto estraneo al loro mondo,  avviene in maniera brusca e distrugge quell’equilibrio che sembrava imperituro. Due forme diverse di amore, quello provato da Anna e quello provato da Francesca, irrompono con violenza, distruggendo l’unica cosa pura e vera delle loro difficili vite: la loro amicizia. La vita riserva ad Anna e Francesca molte sofferenze che, affrontate senza il sorriso e la mano dell’amica, si trasformano in macigni impossibili da sostenere. Lontane l’una dall’altra non sono complete, una parte di Francesca è in Anna, una parte di Anna è in Francesca. E anche se la vita le sottopone a delle scelte che le porteranno su strade molto diverse, inevitabilmente torneranno a completarsi,  in modo naturale come se non si fossero mai separate. Silvia Avallone con il suo romanzo tratta temi molto importanti che, anche se affrontati all’interno di uno scenario drammatico, possono essere accostati alla vita di un  qualsiasi adolescente,  improvvisamente costretto a fare i conti con cambiamenti fisici e psicologici che ne distruggono le certezze.  Il libro  apre uno squarcio sulla realtà di tanti adolescenti  che costretti a  cozzare contro le  barriere del degrado e della disperazione diventano di colpo adulti. Ma la corazza che hanno indossato per  resistere alle violenze  degli adulti sembra  adamantina all’apparenza   ma basta un lieve urto a farla incrinare per mettere allo scoperto   la loro anima dolorante.  Questo libro presentando ai miei occhi la realtà di due giovani adolescenti che “ DA SOLE E SOLE CON LE LORO FORZE” devono  trovare all’esterno delle loro famiglie  certezze,  protezione, affetto   mi ha fatto riflettere e sentire fortunata. Io come tanti altri miei amici, con alle spalle una famiglia che ci segue con attenzione e con amore spesso ce ne usciamo con il solito “non mi capite”  dimenticando che se pur è vero e fisiologico il muro di silenzio che  molte volte separa i giovani dagli adulti, tuttavia essi pur sono sempre presenti   dietro a quel  muro fatto di  silenzio,  che sia adulti  sia giovani   usiamo come schermo per non  mettere a nudo le nostre anime.

 

 

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