UNA RIFORMA ELETTORALE CONDIVISA O VERTICISTICA?

Grande successo per l’incontro del 4 febbraio alla Provincia Regionale di Ragusa, sulla “Riforma elettorale :quali prospettive?”, con il professore Francesco Raniolo dell’Università di Calabria. L’incontro, organizzato dal Movimento Rigenerare la Democrazia, ha dato la possibilità ai presenti di essere informati sulle diverse forme elettorali,in Europa e nel mondo, con una panoramica chiara e netta ,messa in atto da Raniolo, che, da momenti tecnici e specificità dell’ostico argomento, è riuscito a comunicare all’uditorio le differenze,mettendo anche  confrontando il Porcellum,l’Italicum e l’Ibericum. Quest’ultimo è stato proposto come l’unico possibile, anche se non perfetto nelle sue peculiarità. Si è posto anche il dilemma delle preferenze e il possibile superamento del problema.

Interessante e conciso l’intervento di Franco Antoci,  che ha presentato la proposta di RD, esprimendo la preoccupazione che l’attuale dibattito sulla legge elettorale rischi di  far passare in secondo piano le urgenze drammatiche dovute alla crisi economica, con l’effetto di ritardare le iniziative per rilanciare lo sviluppo del Paese.

 Rappresentanza, governabilità e compatibilità con i criteri fissati dalla Corte Costituzionale, i punti focali su cui Antoci ha incentrato il discorso.

1. RAPPRESENTANZA. In presenza di una crescente disaffezione per il voto, con livelli di astensionismo mai prima raggiunti in più di 60 anni di storia repubblicana, una nuova legge elettorale deve proporsi di recuperare l’astensionismo con regole che favoriscano la PARTECIPAZIONE e valorizzino il VOTO PERSONALE, per motivare le persone a esprimersi riconoscendosi rappresentate dai Parlamentari eletti. A questo fine è fuori dubbio che la preferenza unica rappresenta uno strumento fondamentale, molto più delle liste bloccate o dei collegi uninominali in cui i  candidati sono comunque espressi dai partiti.

2. GOVERNABILITA’. Dare al governo del Paese una maggioranza solida e stabile è il presupposto per un’azione efficace, all’altezza delle riforme di cui il Paese ha bisogno. Riguardo a questo occorre osservare che nessuna legge elettorale basata su principi democratici garantisce di per sé la governabilità, che nel nostro sistema parlamentare è stata in questi anni ripetutamente compromessa da fenomeni non dipendenti dal sistema elettorale, due in particolare: il cambiamento di appartenenza politica dei parlamentari eletti e la necessità di produrre i regolamenti di attuazione delle leggi promulgate dal governo. Come riconosciuto da autorevoli commentatori, il rimedio a questi aspetti di ingovernabilità del sistema è da una parte l’introduzione del vincolo di mandato e una revisione dei regolamenti parlamentari, e dall’altra una semplificazione drastica delle procedure burocratiche e la sostituibilità degli alti dirigenti, in modo da superare il freno alle riforme dovuto alla burocrazia, con una contemporanea riduzione di costi.

A nostro avviso, solo un governo legittimato da una maggioranza forte e fortemente rappresentativa della generalità dei cittadini può affrontare con successo l’iter delle riforme necessarie per rilanciare lo sviluppo del Paese.

 

 

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