Tornare alla vita normale: convegno con il Soroptimist e Gaia Tortora a Ragusa

“Houston! … qui Ragusa.”
La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

È un appuntamento imperdibile. Basterebbero le quattro relatrici: due rappresentanti illustri dell’Associazione, la responsabile di un importante Centro Antiviolenza e la giornalista Gaia Tortora de La 7.
Quattro donne, quattro punti di vista verticali su un tema/labirinto, che è già coinvolgente di per sé.


Il lockdown, la DAD, la crisi. Ora la guerra. E ancora oggi, una pandemia quasi infinita. La psicologia di ciò che resta della tempesta. La pagina stracciata di un libro che fino a due anni fa non avremmo neanche immaginato.
Io, unico psicoterapeuta tra i relatori, ascolterò innanzitutto. E poi dovrò far finta di aver capito come ne usciremo da questi due anni. Per far ritorno a una vita che, ad essere sinceri, non mi pareva normale prima e non mi sembra normale neanche adesso.


Per fortuna porterò con me le esperienze dei bambini e le parole dei ragazzi che ho incontrato in questa stagione di ferite non dette e sogni invisibili. E lo prometto: non pronuncerò la parola “resilienza”.

L’interessante tavola rotonda si animerà appunto intorno alla suggestione: “Quando torneremo alla vita normale: riflettere insieme per conoscere, comprendere e progettare”. Sabato 30 aprile 2022, dalle ore 17.00, presso la Sala Congressi del Mediterraneo Palace Hotel a Ragusa.
Un incontro e un dibattito concepito in occasione della celebrazione del sessantennale di fondazione del Soroptimist Club di Ragusa. Il Soroptimist è un’associazione di donne provenienti da background culturali diversi e formazioni e parabole professionali policrome, tali da disegnare un orizzonte circolare e dinamico di idee nell’incontro e nel confronto di continue vitalità. Ogni club opera attraverso progetti intesi alla promozione dei diritti umani, l’avanzamento della condizione femminile e l’accettazione delle diversità.


Tra i motti dell’associazione: “Acceleriamo il cambiamento.” Ecco. Cambiamento. Mi convince di più. La crisi, nel suo dramma, può essere anche un’opportunità. La possibilità di non ricalcare i copioni del prima, cadendo negli stessi errori, nella stessa superficialità e impreparazione in cui fluttuavamo sino a due anni fa come oloturie nell’oceano delle più miopi improvvisazioni.


Il mio auspicio è che la dottoressa Tortora, secondo il suo stile, voglia dare all’incontro la vitalità di uno scambio vivace e circolare e condiviso. Perché a volte gli interventi solitari e autoreferenziali ex cathedra mi fanno sembrare come un merluzzo bollito che pontifica su tutto … e su niente.
In conclusione, mi auguro segretamente che non ritorneremo alla vita normale. Ma, donne e uomini, donne e uomini, progetteremo insieme una diversità tale da fare rimanere a bocca aperta dalla meraviglia ciascuno dei nostri figli.

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