È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
PIETAS CONTRA LEGEM
30 Gen 2013 06:30
Antigone di Sofocle Terraferma di Crialese
Passioni che esplodono, veli che si squarciano, conflitti che si risolvono: il teatro greco, incarnando i processi interiori dell’essere umano di ogni tempo è in grado di stabilire, da oltre duemila anni, un ponte tra passato e futuro. Ieri come oggi. eo ora ad analizzare i vari concetti e simboli presenti in due video che mostrano intenti, progetti
[…] Affacciandosi a una finestra del palazzo, Creonte notò un bagliore lontano che pareva provenire da un rogo funebre, e recandosi a indagare, sorprese Antigone nel suo atto di disubbidienza.[…]
Antigone, figlia di Edipo e di Giocasta, nasce da un equivoco, giacchè la madre di Edipo (suo padre) era la stessa Giocasta. L’unione dei due genitori si consumerà nella più completa inconsapevolezza dei due, e nel momento in cui Giocasta si renderà conto dell’equivoco avvenuto, si toglierà la vita impiccandosi.
Antigone:vittima, quindi, di un doloroso destino che non si è scelta lei ma che in seguito lei stessa si infliggerà consapevolmente.
Infatti la lotta per la successione del trono di Tebe si conclude con la morte di Eteocle e Polinice, entrambi fratelli di Antigone.
Al loro posto subentra come re, lo zio Creonte che, attraverso un editto decide di dare sepoltura a Eteocle, difensore della città e condanna il cadavere di Polinice, ritenuto l’aggressore, a diventare pasto per cani e uccelli rapaci.
Antigone viene avvertita dell’editto emanato e decide lo stesso di dare una degna sepoltura al fratello, seguendo così le leggi “non scritte” e attirandosi l’odio e il disprezzo di Creonte che decide di condannarla, rinchiudendola in una caverna.
Antigone tra legge e coscienza,tra giustizia divina e giustizia terrena, condannata per non seguire la legge della città che le impone di non seppellire il corpo senz’anima del fratello Polinice, in questo straziante e lacerante conflitto che devasta psicologicamente e fisicamente lei e chi le sta attorno, in questa continua lotta tra il volere e il potere, tra il possibile e il divieto, lei va oltre ciò che le viene imposto, va oltre alle regole insensate di un re senza cuore, segue il suo cuore e il suo amore per il fratello anche a costo di pagare con la sua stessa vita. Antigone si scopre una donna forte con il coraggio di fare, di cambiare, di ribellarsi, di ribaltare, di poter ancora decidere contro un paese meschino che le impone obbedienza e sfrutta l’ignoranza del popolo. Antigone che va contro tutti, che si distingue dalla massa, andando contro la stessa Ismene, che comprende quanto sia sensato il gesto della sorella ma troppo debole e impaurita delle conseguenze per opporsi al volere degli uomini.
Antigone protagonista di una tragedia che ha come apice il suo suicidio che porterà, successivamente, alla morte del suo promesso sposo nonché figlio di Creonte, Emone e della moglie di Creonte, Euridice.
La vera vittima ora non è più Antigone che pur morendo lo fa con la consapevolezza di aver fatto la cosa migliore, la cosa più giusta, perché non sempre la cosa più giusta equivale all’ordine di una legge emanata da una città, di solito è nel cuore stesso anche se ciò significa prendersi le proprie responsabilità e conseguenze anche le più laceranti, così muore in pace con se stessa, senza rimorsi né rimpianti, sapendo il motivo e il perché del suo crudele destino. La vera vittima è Creonte che ora dopo la strage della sua famiglia, solo ora comprende quando sia potente la pietas che nulla può perché super legem e non gli resta altro che aspettare la sua morte, sperando che sia al più presto possibile perché non gli è rimasto più niente nel cuore se non il rimorso e il rimpianto.
L’angoscioso quesito che Sofocle sottopose ai suoi concittadini 2.500 anni fa, se obbedire alla legge dello stato o alla legge del cuore il regista Emanuele Crialese lo sottopone ai suoi spettatori con il film TERRAFERMA (2011)
Non la maestosa Tebe, ma una piccola isola, non una epoca lontana ma una realtà contemporanea, vicino alla nostra, in una terra assediata dal continuo flusso di immigrati provenienti dall’Africa, non una eroina tragica ma un anonimo ragazzo.Una famiglia di pescatori ,composta dal nonno che rappresenta la grande autorità , una donna che non rinuncia a vivere in condizioni più decorose, e un ragazzo, Filippo che si trova davanti a una scelta che ci richiama quella della protagonista della tragedia di Sofocle, Antigone. Filippo, anonimo ragazzo, la cui vita trascorre monotona tutti i giorni dell’anno tranne quando in estate arrivano i turisti, non ha nulla che lo possa associare ad Antigone. Eppure di colpo acquista spessore. Di fronte a una legge dello stato che impone di denunziare i clandestini Filippo fa una scelta politica nella sua accezione più pura: politico che riguarda la polis e la convivenza civile tra persone. La legge dello stato che gli ha sequestrato l’unico mezzo di sopravvivenza, la barca, gli impone di denunciare il reato di clandestinità. Ma il suo cuore vacilla, la sua coscienza è dilaniata. A questo personaggio il cui silenzio è già indice di tragicità fa da sfondo uno scenario anch’esso tragico: il mare silenzioso, eco di infinite risonanze interiori, i volti disfatti dei clandestini dai cui occhi atterriti emergono i drammi che si sono lasciat i alle spalle. Non passioni titaniche quali siamo abituati a vedere nelle tragedie greche pone davanti ai nostri occhi questo film ma la dura quotidianità fatta di lavoro e miseria che è già essa stessa tragedia. Attraverso un percorso di formazione interiore, che lo porterà a confliggere inizialmente con la madre, Filippo, come Antigone, sceglierà di seguire la voce del cuore e non la legge dello stato, trovando in sè stesso la capacità di rispondere alle grandi domande sul mondo: obbedire alla legge non scritta che lega un essere umano ad un altro essere umano. Filippo ha fatto la sua scelta. Anche egli è un eroe tragico.
Veronica La Rosa
Classe I B, liceo ClAssico Umberto I, Ragusa
prof. Enza Ferro
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