PASSAGGIO A LIVELLO

Nell’ambito del pd non tutti i parlamentari sono fra di loro uniti e convinti nel ritenere che la legge elettorale debba rimanere invariata e quindi priva di opportune modifiche. Le ragioni poste a base di tale convincimento sono di natura diversa, non esclusa quella di consentire all’attuale premier, in caso di vittoria, di poter governare senza tante difficoltà operative specie se si verificano due condizioni: vittoria al primo turno e decisione favorevole sulla struttura della legge da parte della Consulta.

La nostra riflessione è  e vuol essere solo di natura politica per i riflessi che la stessa può avere sull’eventuale permanenza del capo del governo per il prossimo futuro. A chiedere anche una riforma parziale dell’Italicum è pure il partito di Alfano e francamente non gli si può dare torto. In caso di vittoria del pd  i  neo centristi non sarebbero indispensabili per la vita governativa ed è quindi del tutto normale che intendono evitare tale indesiderata possibilità. Il problema, però, è molto più ampio e diverso. Sempre nell’ipotesi che si andasse a votare con questa legge l’unica ed effettiva  possibilità  per l’attuale capo del governo di continuare a reggere le sorti del paese sarebbe costituita dalla vittoria al primo turno,  peraltro non affatto certa.

Nelle recenti elezioni amministrative esemplari sono state le vittorie dei pentastellati sia a Torino che a Roma. A Torino il sindaco uscente Fassino al primo turno pur non raggiungendo la maggioranza assolata ebbe un notevole consenso rispetto a quello ottenuto dall’Appendino. Al ballottaggio Fassino è stato sonoramente sconfitto e la sua avversaria è risultata legittimamente vincitrice. A Roma al primo turno la Raggi superò Giachetti del 10%, ma al ballottaggio la candidata penta stellata ha avuto un risultato che si è avvicinato al 70% dei votanti e questo perché gli elettori degli altri partiti rinunciando ad astenersi dal voto hanno preferito votare lei piuttosto che il candidato del pd.

In sostanza i partiti del centro destra alle elezioni amministrative hanno presentato ognuno il proprio candidato, anziché poter trovare prima un decisivo accordo e far convergere i voti su un comune personaggio e non avendo vinto, almeno nella grandi città sopra indicate, in buona parte hanno votato i candidati del Movimento 5 stelle. Per le elezioni nazionali, ferma ed intatta rimanendo l’attuale legge, il pd avrebbe forse una sola possibilità: o vincere al primo turno o perdere di certo al ballottaggio e ciò è ampiamente dimostrabile dalla posizione assolutamente negativa che i pentastellati esprimono per non cambiare o modificare sia pure in parte l’attuale Italicum. A rivoltare le dette conclusioni potrebbero, involontariamente, essere gli amministratori pentastellati che per la prima volta sono chiamati ad amministrare le grandi città. E’ ampiamente noto che fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare ed è pure ampiamente noto che il Movimento 5 stelle non ama alleanze con altri partiti stante che ciò non gli consentirebbe di salire nei sondaggi,  giorno dopo giorno, per come allo stato avviene, non dovendosi in tal modo giustificare per la qualità dell’amministrazione. In definitiva se a Torino o a Roma, pur non volendo e mettendoci anche tutta la buona volontà, non avendo peraltro motivo alcuno per non farlo, non riescono a risolvere o quanto meno a poter dimostrare all’elettorato in generale che se taluni problemi non si possono risolvere e ciò dipende non per  loro inefficienza ma per ostacoli, magari allo stato insormontabili, si viene a perdere quella patina di efficienza che loro ritengono di avere e che, molto spesso, rimproverano agli altri di non possedere. L’essere i pentastellati persone oneste e animate da ottime intenzioni politiche e amministrative nessuno lo mette in dubbio e se sono riusciti, fino ad ora, a salire nei sondaggi è proprio perché hanno portato avanti una disciplina politica animata da eccellenti intenzioni e propositi,  ma ancora non convalidata dai fatti.

L’Italicum, sempre se dovesse passare indenne dall’esame della Consulta,  andrebbe per alcuni versi cambiato ed adeguato alle tendenze e aspirazioni rappresentative politiche degli italiani che per come è rilevabile  non si individuano solo  in due partiti sia nel centro destra che nel centro sinistra oltre nel centro e ciò perché le organizzazioni politiche rispecchiano svariate esigenze economiche e culturali che in uno stato democratico debbono poter avere una loro rappresentanza in ragione dei voti che riescono ad  esprimere.

Politicus         

    

 

 

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