È una storia di coraggio, resilienza e straordinaria solidarietà istituzionale quella che vede protagonista la piccola Maria, neonata prematura di sole 25 settimane e con un peso di appena 700 grammi. A raccontarla è Giuseppe Drago, direttore generale dell’Asp di Ragusa, all’agenzia ANSA. Nata da una gravidanza gemellare frutto di fecondazione assistita, Maria ha dovuto […]
Parto segreto, telefonate misteriose e bugie: il giallo del piccolo Vittorio Fortunato con la madre biologica imputata
15 Mar 2025 06:18
Il giorno in cui diede alla luce suo figlio, è andata a lavorare, prima a Ragusa e poi a Giarratana, dove faceva la portalettere. Poi è rientrata a Ragusa e si è diretta a Modica dove le celle telefoniche agganciano il segnale del suo telefonino alle 15.52. E’la ricostruzione dei movimenti della madre naturale di Vittorio Fortunato, il piccolo per il quale il 4 novembre del 2020 venne simulato l’abbandono e il ritrovamento da parte del padre, un commerciante condannato in primo grado con rito abbreviato a due anni di reclusione per abbandono di minore e deceduto lo scorso anno per un malore improvviso. La ricostruzione è stata fatta in aula da un ispettore di polizia incaricato di una parte delle indagini. Il piccolo ha compiuto a novembre dello scorso anno 4 anni e dal 20 novembre del 2020, vive con le persone che riconosce come mamma e papà.
La Cassazione ha riscontrato l’irregolarità procedurale commessa dal Tribunale dei minorenni di Catania che riconoscendo la preadottabilità del neonato, ha privato del diritto di ravvedimento i due genitori naturali. A seguito del pronunciamento della Suprema corte, il Tribunale dei minorenni ha stabilito il ritorno del piccolo dalla madre, con un percorso graduale di passaggio tra la famiglia adottiva e quella naturale, decisione contro la quale hanno promosso appello la tutrice del minore e la famiglia adottiva. Il percorso non è stato ancora avviato. Ma tornando al processo alla madre naturale, difesa dall’avvocato Angelo Iemmolo, il 14 marzo sono stati sentiti altri due testi, un ispettore di polizia e il medico di famiglia della donna. L’ispettore ha anche riferito di tre telefonate che la donna ha fatto al padre naturale del bambino (con cui aveva già un’altra figlia ma che non sapeva di questa gravidanza nuova) alle 18.48 e alle 18.53 di quel 4 novembre, mentre l’uomo era ancora a Ragusa, e alle 19.31 quando il telefonino dell’uomo aggancia una cella di Modica.
Il medico di famiglia nella sua testimonianza ha detto di non avere visto o visitato la donna almeno da un anno prima dei fatti e che nemmeno la famiglia di lei era a conoscenza della gravidanza. Ha visto la donna per una terapia successiva al parto; per uno stato ansioso depressivo con diagnosi fatta da altro medico e confermata da lui sulla base dei sintomi riscontrati senza che la donna senza alcun confronto su quanto avvenuto. Il legale della donna ha formalmente rinunciato all’esame dell’imputata; sono stati revocati i testi di parte civile per espressa rinuncia e nelle prossime due udienze verranno sentiti gli ultimi 8 testi della difesa. La parte civile era rappresentata in aula dall’avvocato Emilio Cintolo. Nel corso dell’udienza precedente la vice dirigente della squadra Mobile di Ragusa, aveva riferito delle attività di indagine condotte e che sentite le persone coinvolte al momento del ritrovamento del piccolo, qualcosa iniziava a non quadrare. Dalle intercettazioni, in particolare da due colloqui tra il padre e la madre sarebbero emersi i primi elementi importanti; il 13 novembre, 9 giorni dopo la simulazione del ritrovamento l’imputata chiamò preoccupata il commerciante e lui la rassicurò dicendole – stando alla testimonianza resa in aula – di non preoccuparsi perché non c’erano le impronte di lei da nessuna parte, ma quelle di altre due donne che lo avevano aiutato a ‘soccorrere’ il bimbo e che quindi non sarebbero risaliti a lei. Da una domanda di parte civile emerse che vennero effettuate anche delle ricerche in collaborazione con l’Asp e sarebbe emerso che la donna (anche se nella relazione è registrata con lo stesso cognome e un refuso rende difforme il nome) si sarebbe rivolta a un consultorio a settembre del 2020, il che farebbe presumere che la donna sapesse di aspettare un bambino. Sono state sentite anche le due donne che erano state coinvolte dal commerciante (padre naturale) quando simulò il ritrovamento del neonato e delle colleghe dell’imputata.
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