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LO CHARDONNAY IN ITALIA
19 Ago 2013 10:11
Quando si pronuncia il nome dello chardonnay, si fa riferimento sempre a un vino di pregio. È il vitigno probabilmente più conosciuto al mondo e il suo nome viene sempre associato a un prodotto di classe e valore. Ma tutta questa venerazione è meritata?
Il chardonnay si è fatto conoscere nel mondo soprattutto per lo Champagne. Esso, infatti, è uno dei vitigni principali per la creazione del più celebre vino spumante del mondo. Eppure non è solo la versione Blanc de blancs dello Champagne che è ottenuta esclusivamente da uve chardonnay. In verità la migliore veste con cui si presenta questo vitigno non è nello Champagne, ma bensì in Borgogna, dove il cru Corton-Charlemagne è tra le versioni di chardonnay più imitate al mondo.
Nonostante ciò, la prima volta che una barbatella di chardonnay è stata piantata in Italia, è stato per produrre un vino spumante. Poco importa se successivamente si sarebbe scoperto che non si trattava di chardonnay, ma bensì di pinot bianco. Importa poco, perché fu dopo un viaggio in Champagne che il fondatore della storica azienda spumantistica Ferrari decise di iniziare la coltivazione dello chardonnay in Trentino. Quindi, quanto meno in Italia, lo chardonnay avrebbe fatto il suo ingresso per essere destinato alla produzione dello “champagne italiano”. Il congiuntivo è d’obbligo e questo perché le barbatelle che furono mandate a Ferrari non erano barbatelle di chardonnay, ma bensì di pinot bianco. Anche quando dopo entrò lo chardonnay vero e proprio, la differenza non fu ben chiara in Italia. Infatti, fino agli anni Settanta, lo chardonnay veniva chiamato ancora da molti pinot-chardonnay, proprio perché molti confondevano i due vitigni.
La confusione è comprensibile, nonostante i due vitigni in linea teorica siano molto diversi. Lo chardonnay è considerato un vitigno nobile, adatto a creare vini di un certo spessore, mentre il pinot bianco viene considerato da molti poco più che decente. Come è possibile che due vitigni reputati in modo così diverso possano essere stati confusi così lungamente? La motivazione è molto semplice. Lo chardonnay è veramente un vitigno capace di dare vini incredibili, ma ciò non vuol dire che sia capace di farlo ovunque. Sebbene questo sia uno dei vitigni più adattabili al mondo, forse è il più adattabile, ciò non vuol dire che solo perché fruttifica, l’uva prodotta darà un vino di grande qualità. Infatti, un grande problema dello chardonnay è che nella maggior parte dei casi è prodotto da vini poco più che accettabili e complessivamente anonimi, proprio come il pinot bianco.
Oggi lo chardonnay è apprezzato soprattutto nella versione ferma, ossia non spumante, magari passata in legno, in modo da accentuarne il colore, la morbidezza e i profumi dolci con venature affumicate. Questa versione ferma prende spunto proprio dallo chardonnay borgognone. Ma ciò che è veramente incredibile è che questa veste dello chardonnay, oggi tanto in voga in Italia, Spagna e in tutti i nuovi produttori di vino, non è giunta a noi dalla Francia, ma bensì dagli Stati Uniti. Tenuto conto del grande successo dei vini bianchi di borgogna negli USA, i produttori americani decisero di replicare il vino negli Stati Uniti, proponendolo ad un prezzo ovviamente di gran lunga minore. Lo chardonnay si adeguò facilmente al nuovo continente, ma i risultati non erano assolutamente gli stessi. In particolare la sensazione minerale di pietra focaia, tipica dei vini di Borgogna, era completamente assente. Per colmare la lacuna, gli enologi delle aziende vitivinicole americane fecero ricorso a barriques molto tostate. Il legno nuovo sconvolgeva fortemente il vino, rendendolo molto morbido, grasso; ma soprattutto l’aspetto olfattivo veniva fortemente sconvolto. Chi conosceva bene i vini di Borgogna ritenne questa versione americana una banale imitazione decisamente poco riuscita, ma il mercato si sarebbe pronunciato diversamente. Presto lo chardonnay americano avrebbe conquistato l’Europa o parte di essa. In Italia produttori e consumatori molto critici verso il vino americano, senza accorgersene hanno iniziato a produrre e a consumare chardonnay allo stile americano, al punto che la maggioranza dei consumatori italiani non ha assolutamente idea di come sia uno chardonnay borgognone, in quanto associano il carattere di questo vitigno alla versione americana, quella fortemente segnata dal legno.
Bisogna dire che fortunatamente in Italia presto si sono abbandonate le versioni di chardonnay sfacciatamente “vanigliate”, con classico sentore olfattivo, che denuncia un utilizzo ingombrante del legno. Oggi gli chardonnay italiani sono ancora lontani da quelli borgognoni, ma un utilizzo minore o più accurato del legno ha fatto sì che questo vitigno potesse offrire qualcos’altro, oltre a invadenti sensazioni dolciastre. Oggi sono sempre più interessanti le versioni di chardonnay che offre l’Italia e sono sempre meno comuni le versioni in stile americano.
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