Le 93 ragioni psicologiche per cui ha stravinto Cassì

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola. 

Ho scritto in tempi non sospetti, anche nell’ultimo articolo di giovedì scorso, che Cassì avrebbe potuto aspirare a un ottimo riscontro per molteplici ragioni. Mi è stato rimproverato continuamente da amici e conoscenti riconducibili a tutti i fronti (e sino agli ultimissimi giorni) di simpatizzare per il sindaco uscente. Da osservatore, infatti non ho risparmiato “perplessità” a nessuno dei tre competitor, guardando semplicemente alle strategie, alle sensazioni e stati d’animo della collettività, alle scelte tecniche nella comunicazione. 

Lo ripeto anche adesso, ora che il sipario è calato. I suoi avversari si sono concentrati troppo e troppo a lungo nell’attaccare lui (come amministratore), a volte con un piglio “aggressivo” in totale dissonanza con lo stile di Cassì, producendo due effetti emotivi boomerang: a) lo hanno reso più simpatico (ispirando solidarietà ed empatia), b) non hanno marcato abbastanza quelle differenze tra loro tre, quei tratti nettamente distintivi capaci di orientare in favore dell’uno o degli altri due la preferenza.

Inoltre, il gioco delle alleanze realizzate (in una coalizione attorno a Schininà a tratti polimorfa e forse “contraddittoria”) ha indispettito molti elettori di quell’area di centro-sinistra-destra, spingendoli verso il cavallo dato per vincente. Peraltro, verosimilmente, anche non pochi elettori potenziali della coalizione di destra hanno visto nuovamente in Cassì un riferimento (dato per vincente) e un interlocutore non lontano dalla loro ispirazione.

Come se non bastasse, Cassì era il sindaco uscente. E da sempre, un sindaco uscente, se non commette piccoli e visibili “disastri” o si rivela antipatico (e non è certo il suo caso), matura un enorme vantaggio rispetto agli altri competitor ai blocchi di ripartenza.

Riconosciamo inoltre che la sua Amministrazione ha prodotto realmente alcune cose concrete, certo perfettibili e talora incomplete (al di là della vetrina social dell’autocelebrazione scintillante).

E ancora, Cassì ha costruito delle alleanze strategiche che hanno dilatato sensibilmente (da destra a sinistra) l’orizzonte degli elettori ideali. E certamente l’insieme delle liste civiche sue alleate ha trascinato molte anime degli elettori ormai delusi dai partiti. 

E infine, Cassì ha beneficiato per 5 anni di un’opportunità e un privilegio (prima inimmaginabili) nell’Era rivoluzionaria e pervasiva della comunicazione sui social: la pagina istituzionale/personale di vincitore delle scorse elezioni seguita da decine di migliaia di utenti, tra cui moltissimi indecisi, confusi e arrabbiati tra gli elettori potenziali. 

In tanti gli rivolgono da tempo un complimento dolciastro, che in realtà è un’accusa (all’arsenico) sotto mentite spoglie. Si guardano bene dal sottolineare infatti che ha vinto grazie a quello che da amministratore ha realizzato concretamente, alla sua presenza fisica ovunque, per cinque anni di disponibilità a contatto con tutti, alla persona che egli è. A detta di alcuni, avrebbe vinto grazie soprattutto alla narrazione che altri hanno fatto di lui nel mondo illusorio dei social. Una lettura così miope fa torto alla sua figura reale, a quella voce, quella postura, quel garbo, quell’umiltà reale di un sindaco/persona molto migliore di come comunica e ha scelto di raccontarsi sui social. 

Tant’è vero che l’astensionismo è rimasto alto, anzi in lieve aumento rispetto a cinque anni fa, e, a mio avviso, neppure il super-sindaco uscente ha raggiunto, incuriosito e “sedotto” abbastanza gli indifferenti e gli annoiati della sua immensa platea sui social. Ci vorrebbe forse un Cassì terzo. Chissà.

In conclusione, la variabile antropologica ha fatto sicuramente la differenza. Cassì riflette una personalità quasi “magica”, direi, nella misura in cui riesce ad essere rassicurante e affidabile anche quando potrebbe apparire insicuro. Fermo anche quando oscilla. Forse nella lunga pandemia di questa stagione noi a Ragusa abbiamo bisogno di questo, non di rivoluzioni emotive o fuochi d’artificio. Egli rappresenta un altissimo profilo nell’immaginario collettivo ibleo a prescindere. E certo non solo per il basket. Io non escludo che l’inconscio di molti suoi avversari tifasse di nascosto per lui come ai bei tempi.

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