LA CRISI E’ PER TUTTI. PER QUALCUNO LO E’ DI PIU’ E PER ALTRI MENO

 

Se qualcuno non lo avesse ancora capito, la crisi non è una parola ma uno stato di fatto. Solo che però, e questo lo hanno capito in pochi, la crisi non è uguale per tutti. Evidentemente. Chi sopravvive con ottocento euro netti al mese avrà grosse difficoltà, grossissime, a sopravvivere con cinquecento euro. Chi di euro ne guadagna diecimila al mese, avrà solo qualche fastidio, ma nessuna difficoltà, a sopravvivere con ottomila. Eppure la proporzione è la stessa.

Perché questa premessa tanto ovvia quanto scontata e banale? Perché è necessaria a introdurre un discorso sviluppato sulla scorta della foto che pubblichiamo, scattata alla vetrina di un noto negozio di abbigliamento della città di Ragusa. Negozio nel quale sono arrivati i capi per la prossima stagione primavera-estate.

Bene, questa foto dimostra come il governo Monti faccia bene a mettere mano alla riforma fiscale dello Stato, a cominciare però, questa è la nostra opinione, dalla tassazione diretta. Certamente più difficile da realizzare, ma altrettanto certamente più giusta e soprattutto più efficace. Tra le misure da prendere, nell’ambito della tassazione diretta, non potrà non esserci, debbono convincersi tutti, prima di tutti i governanti, una cosiddetta “patrimoniale”, seppure “una tantum”. A dire il vero sono già in tanti convinti che si tratti di una giusta misura. Anche molti ricchi, e lo dichiarano (bisognerebbe poi verificare se alle dichiarazioni di intenti farebbero oppure no seguire le misure concrete e tangibili). Insomma, una patrimoniale che ogni due o tre anni peschi direttamente nelle tasche dei ricchi (si dovrebbe stabilire la soglia superata la quale si rientra nella categoria e, a mio modestissimo parere, tale soglia dovrebbe essere intorno ai duecentomila euro annui netti) e ne prelevi una somma proporzionale alle ricchezza posseduta. Nulla di nuovo, appare ovvio. Ma di efficace, tanto efficace ed utile di questi tempi.

Con la fondata speranza che dalla crisi prima o poi dovremo venirne fuori e permettere ai ricchi di riprendere la loro attività preferita, ovvero arricchirsi sempre di più, ed ai poveri di riprendere la loro attività obbligatoria, ovvero tentare di sopravvivere.

Cosa c’entra la fotografia scattata nella vetrina del negozio ragusano di abbigliamento? Semplicissimo: nella foto si vede bene il cartello esposto alla base di un manichino maschile vestito con i nuovi arrivi della stagione primavera-estate. Trascurando anche tutti gli altri capi ed i loro relativi prezzi, ci si concentri su una sola voce, una sola: “polo, euro 555”.

Se a Ragusa (ed immediati dintorni, che ovviamente a comprare in questo negozio non verranno mai catanesi o palermitani, che nelle loro città hanno altri e magari migliori negozi di tal fatta) ci sono persone in grado di spendere 555 euro per una polo (insomma, una maglietta di cotone a maniche corte e il collettino coi tre bottoni) noi siamo felicissimi, perché questo vorrà dire che ancora circola una certa quantità di denaro. Ma siamo anche dell’idea che questo signore potenziale cliente del negozio suddetto potrà anche, ogni due o tre anni, fare una donazione allo Stato per il tramite di una tassazione straordinaria, una patrimoniale, appunto. Si tratterebbe, in fin dei conti, di comprare tre polo anziché quattro, e magari alla moglie spiegare che per quest’anno si dovrà accontentare di un bracciale e non dell’intera parure. Se fatta con garbo e spiegandola bene, e soprattutto se applicata con somma giustizia, la “patrimoniale” sarebbe una giusta misura accettata da tutti, ricchi compresi (chè i poveri l’hanno accettata da sempre). Dimenticavo: i negozianti che espongono una polo a 555 euro non debbono preoccuparsi per l’eventuale perdita del cliente, anche se solo per questa stagione. Da loro, a comprare una maglietta colorata che costa più di una pensione sociale, verranno sempre i figli di buttana che dichiarano meno dei loro dipendenti. Ma per quelli non funziona nemmeno la patrimoniale, per loro bisognerebbe applicare misure che non possono essere studiate a Palazzo Chigi, bensì a Palazzo Braschi o al Palazzo della Lubjanka o, ma forse è troppo per questi stronzi, al Midrasha, che non è nemmeno un palazzo, ma uno squallido capannone industriale.

 

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