GENOVA DICE NO ALL’OMOFOBIA!

Quella sera del 14 luglio, su un normalissimo autobus di linea, Gino (nome di fantasia) non poteva immaginare che il suo sguardo perso nel vuoto, nell’arrovellamento dei pensieri, sarebbe potuto essere motivo non solo di vessazione orale “Gay, perché guardi il mio fidanzato!”, ma di un vero e proprio pestaggio di gruppo a suon di catene. Pestaggio che lo ha ridotto al coma per un edema celebrale.

La clamorosa aggressione si è consumata nel centro della città, di fronte l’acquario e il porto della Superba, dove inizia e finisce la corsa dell’autobus della linea 1 fermo di Caricamento.

Gino (nome di fantasia) sale sul bus con un amico, poi succede il finimondo. Viene aggredito con un pretesto omofobo da un commando di sei persone, che comprende due donne, con calci, pugni, colpi di catena. Il tutto si svolge dinanzi un omertoso autista che non muove un dito per bloccare il massacro. Si comprende la paura di intervenire ed essere coinvolto, ma stupisce che l’autista non abbia neanche chiamato i soccorsi: né una telefonata alla polizia, nè nulla.

Per questo è stato denunciato dagli inquirenti con l’accusa di “favoreggiamento”.

Gino, il 40enne picchiato selvaggiamente, è riuscito ad allontanarsi, a tornare a casa e a raccontare tutto alla fidanzata, spiegando che li avevano massacrati soltanto perché li credevano omosessuali. Non sapeva di avere un ematoma cerebrale, che dopo una settimana lo ha mandato in coma, ridotto in fin di vita e un intervento di neurochirurgia lo ha salvato in extremis.

E’ ancora ricoverato nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale Galliera di Genova e come si legge dal servizio di Tommaso Fregatti e Matteo Indice sul Secolo XIX, dal punto di vista sanitario, l’uomo non è ancora fuori pericolo: «Il paziente è arrivato qui in ospedale alcuni giorni fa ed è stato operato d’urgenza dai neurochirurghi per un ematoma celebrale», spiega Giuliano Lo Pinto, direttore sanitario dell’ospedale Galliera.

«Adesso – aggiunge – si trova in fase post comatosa: sta uscendo dal coma recuperando lentamente le sue funzioni motorie e cognitive. Il respiro è spontaneo. La prognosi rimane riservata. Per quanto il trend sembri cautamente positivo, la situazione è ancora di passaggio, non possiamo dire che sia risolta. Non si possono fare previsioni ma – conclude – i medici attendono segnali significativi entro due o tre giorni».

Nel frattempo, è partita l’inchiesta per tentato omicidio, seppure i nomi ancora non ci sono. I militari da quasi due settimane stanno lavorando per identificare gli aggressori, passando al setaccio tutte le immagini raccolte dalle telecamere presenti in zona e che avrebbero potuto filmare il commando non solo in fuga ma anche mentre saliva sul mezzo.

 

E intanto Genova è sotto shock: la città che ha ospitato pochi giorni fa lo Human Pride, che ha istituito il registro delle unioni civili non si identifica in una tale attacco omofobo e in risposta all’azione commessa la città ha predisposto una mobilitazione sui principali bus a partire dalle 17 di oggi 06 agosto 2015: “per dire che siamo contro ad ogni manifestazione di violenza, in particolare la violenza negli spazi pubblici della città e sugli autobus e per esprimere piena solidarietà a quanto accaduto a “Gino””.

Omofobia

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