FALLA COME VUOI, SEMPRE CUCUZZA È!

Indecente spettacolo della politica a proposito dell’abolizione delle province o della loro trasformazione in consorzi di liberi comuni, come peraltro previsto dallo Statuto siciliano.

Salgono al potere quelli che dovrebbero ergersi ad artefici del rinnovamento, uomini e partiti, ma ci si muove sull’onda della vecchia politica, con passettini e rinvii, attenti a non incrinare rapporti e a non scontentare nessuno.

Quello che sta succedendo in Sicilia, certo, è negativamente influenzato dalla colpevole incapacità del precedente governo Monti che, anche con il problema dell’abolizione delle province, mostrò i suoi enormi limiti, suffragati dal limitati consensi riscontrati alle ultime elezioni.

Come al solito, invece di concentrarsi sulla risoluzione del problema, si è innescato il solito processo di proposte, pareri, ddl, commissariamenti e rinvii delle elezioni, tutto sulla testa dei siciliani.

Quando si trattò di commissariare la provincia di Ragusa, la cui legislatura era in scadenza, nessuno in Sicilia alzò la voce per frapporsi a questa limitazione del diritto di scegliersi i propri rappresentanti per amministrare il territorio. Ora, che il commissariamento si profila per tutte le altre province, si grida alo scandalo.

Apparentemente, tutti sono d’accordo sul fatto che si devono limitare le spese e che quindi le province, viste come uno dei maggiori centri di costi dell’apparato istituzionale, vanno riviste o eliminate.

Di certo deve essere eliminato l’apparato politico che vi gira intorno, con eliminazione totale degli assessorati e ed estrema limitazione del numero di consiglieri, nel quadro generale di un grosso taglio ai compensi. Questo solo basterebbe a eliminare spese inutili e sprechi, d’altra parte non sono più tempi di contributi per feste di contrada e sagre del grissino o per manifestazioni ed eventi di carattere pseudo culturale. L’istituzione dei liberi consorzi, prevista dallo Statuto siciliano va nella direzione giusta, ove si vogliono evitare pericolosi e dannosi accorpamenti che, inevitabilmente, darebbero un colpo mortale all’economia di  molti territori, calpestandone l’identità in maniera iniqua.

C’è una proposta di revisione dei compiti delle Province, con assegnazione di nuove competenze, ma anche questo deve essere organizzato nel quadro dell’eliminazione totale di enti inutili, che, spesso, hanno funzione emerita di stipendifici. In tal senso va posta particolare attenzione verso la nuova sistemazione del personale che deve essere sfruttato al meglio per ricavare il massimo profitto dalle singole capacità e dalle potenzialità di ognuno.

Sono azioni difficili, anche controverse e che esigono tempi medio lunghi, ma se si parte con rinvii, dilazioni e proroghe, non solo si continua a non rivedere e limitare la spesa pubblica, ma si offre alla pubblica opinione una immagine di incapacità e impotenza che rende ridicoli i proclami della campagna elettorale.

In ogni caso va evitato il paventato pericolo che enti e uffici da liquidare vengano usati come stazione di sosta per politici trombati e sostenitori da sistemare, a tal uopo sarebbe opportuno, come regola non scritta, nominare commissari e liquidatori nello stretto ambito dei funzionari e dipendenti regionali, con il fine di non dare adito a premiazioni di appartenenza ed evitare compensi inutili.

I segnali di rinnovamento si possono dare, se non manca la volontà di dare un taglio netto con il passato.

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