E’ UNA QUESTIONE DI ELETTRONICA.

A Roma è tempo di larghe intese, a Palermo il governo siciliano è aperto alla più ampia collaborazione, con il segretario dell’UDC, ora Ministro, che lavora per le larghe intese in versione dialettale, a Ragusa non si arriva a tanto e ci si limita ad un normale adeguamento locale della coalizione palermitana.

Ma c’è sempre qualcuno che si lamenta, a Roma come a Palermo, a Ragusa come a Modica: solo che qualcuno è uso a sfoggiare lamento secondo le convenienze del momento.

Se si osserva la scena politica dalla caduta dell’ultimo governo Berlusconi, abbiamo visto di tutto:

Berlusconi non andava bene, la crisi era tutta colpa sua, lo spread saliva se c’era lui, scendeva se lasciava la scena, hanno chiamato i tecnici, capitanati da un professore, non ci hanno capito niente né i tecnici né il professore: ma oggi non è come una volta, se si ferma l’auto può capitare che non si trova il guasto tanto semplicemente, con tutta l’elettronica che c’è. Alla hanno pensato che era meglio andare alle elezioni, l’idea è piaciuta anche al professore, tutti si sono tuffati nell’agone politico ma c’era poca acqua e hanno sbattuto la testa. Pensavano di nuotare beati per 5 anni, di divertirsi fra spruzzi e giochi d’acqua ma sono stati buttati fuori dalla piscina, qualcuno in malo modo. D’altra parte, se non sai nuotare, è sempre un rischio fare il bagno, anche con l’acqua bassa.

Nonostante questo abbiamo dovuto aspettare quasi due mesi per cercare di dipanare la matassa e arrivare a una conclusione, con l’intermezzo della disperata chiamata dei ‘saggi’ che, a tipo badanti, dovevano sostituirsi ai politici per formare un governo o dire come si doveva procedere.

Alla fine c’era l’occasione di eleggere un Presidente della Repubblica che in un modo o nell’altro avrebbe potuto porre fine alla contrapposizione tra i partiti, ma non sono riusciti nell’intento, divorando due o tre candidati di tutto rispetto. Hanno dovuto pregare in ginocchio l’attuale inquilino del Quirinale di trattenersi, hanno giurato di adeguarsi alle sue indicazioni, è stato scelto l’uomo giusto per un governo delle larghe intese, l’unico possibile per uscire dallo stallo, si è formato il governo ma qualcuno pensa ancora di buttare giù dichiarazioni e proclami, senza considerare che c’è una coalizione a cui, anche obtorto collo, si deve rispondere. In questi casi, quando non si condivide la linea del partito, quando ci si rende conto di aver fatto ciascuno il suo tempo, si dovrebbe avere la dignità di farsi da parte e non costituire intralcio allo svolgersi democratico della vita repubblicana. Oppure, anche in un altro partito, far valere la forza dei numeri, cosa che pochi sono in grado di presentare. Ma a parlare siamo tutti buoni.

Intanto la disoccupazione aumenta, le famiglie non arrivano alla terza settimana, non si intravede l’uscita dal tunnel per gli esodati e i precari, il fisco strangola le imprese, lo Stato è debitore di un mare di soldi, la cultura, la scuola, la ricerca, vanno a rotoli ma il circo mediatico ci intratterrà sempre con il calendario delle udienze in Tribunale di Berlusconi, le ultime olgettine invitate a cena ad Arcore, l’aggiornamento delle correnti del PD, il convegno per stabilire il nuovo nome per la corrente dei giovani turchi, la situazione patrimoniale aggiornata dei figli di Bossi, le ultime epurazioni del movimento 5 stelle e le deliberazioni relative alle cifre dello stipendio dei parlamentari grillini da devolvere ai parlamentari stessi.

A Palermo si veniva da un governo Lombardo eletto con i voti del centro destra poi sostenuto, dopo un ribaltone, dal PD. Allora Lombardo, per molti, andava bene, in particolare per il PD.

Poi è salito alla ribalta Crocetta, uno del PD, prima candidato con la sua lista, poi appoggiato ufficialmente dal PD, alcuni del PD sono saliti sul treno in corsa per trarne benefici, solo uno c’è riuscito, ora tutti dettano legge su cosa deve fare Crocetta, con chi si deve alleare, con chi deve parlare, con chi deve stringere alleanze. Come a Roma non si rendono conto in che stato si trova il partito, ma continuano le lotte, le rivalità, le contrapposizioni che nascono solo da beghe di potere.

A Palermo c’è una alleanza PD – Megafono – UDC ? Naturale che si riproponga l’alleanza nelle varie realtà locali. Invece i tromboni come quelli di Roma tentano di boicottarla e di minimizzarla per imporre strategie personali. Addirittura si arrivano a ipotizzare alleanze con l’estrema sinistra pur di non adeguarsi alle indicazioni che provengono da Palermo.

Tutto, sempre, senza i numeri. E Ragusa non può essere al passo con i tempi: qualcuno deve sapere che oggi si possono leggere tutti i giornali in un solo colpo su un tablet come pure che puoi seguire, allo stesso modo, l’esecutivo nazionale del tuo partito. E’ sempre questione di elettronica.

L’unica cosa dove non c’è elettronica è il venticello democratico e cristiano che spira da nord a sud e porta una nuova area. Anzi qualcuno deve fare attenzione, perché se il nuovo Ministro siciliano ci si mette, può portare le larghe intese anche a Ragusa. E poi, hai voglia di gridare !

Principe di Chitinnon

 

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